In Italia solo 1 consulente finanziario su 5 è donna. Un divario, che si traduce anche in mancate opportunità sul piano dell’occupazione.
Ecco i dati della prima edizione della ricerca “Donne e Denaro. La Consulenza finanziaria: analisi e opportunità di una professione contemporanea oltre gli stereotipi di genere”, promossa da Banca Widiba insieme al Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Un mestiere poco noto
Il lavoro è ancora poco conosciuto, a volte percepito instabile e rischioso, per motivi legati alla libera professione e alla volatilità dei mercati finanziari. Fattori, questi, che risultano determinanti, soprattutto in mancanza di percorsi di formazione che valorizzano i punti di forza di questa professione.
I benefici per il work-life-balance
I focus group svolti per la ricerca mostrano infatti come i consulenti vedano questa professione come particolarmente adatta alle donne, in quanto tutela l’autonomia e la libertà. Permettendo di raggiungere successo e possibilità di guadagno, anche elevato.
L’indipendenza che la professione garantisce e le competenze che si sviluppano sono aspetti positivi condivisi dagli advisor, oltre all’ambizione legata al successo nel riuscire in un ambiente ancora composto in prevalenza da uomini.
Infine, gli stereotipi di genere hanno un forte peso nell’influenzare la percezione di come le donne possano interpretare questa professione.
Le donne consulenti sono percepite – e si percepiscono – come più portate all’aspetto relazionale ed etico, in grado di prendersi cura del cliente in maniera migliore rispetto ai loro colleghi, ma pensano di essere anche percepite come meno competenti rispetto agli uomini.
La ricerca quantitativa
La seconda fase della ricerca è stata caratterizzata da una survey quantitativa, condotta in collaborazione con IPSOS, alla quale hanno partecipato 445 Consulenti Finanziari/e sul territorio nazionale iscritti/e all’Albo Unico, con l’obiettivo di scattare una fotografia delle reali condizioni di vita di chi svolge questa professione.
Le donne hanno studiato di più
Tra i molteplici percorsi di carriera, è interessante notare come le donne abbiano tendenzialmente un titolo di studio più elevato rispetto agli uomini: sono il 40% le laureate, rispetto al 36% dei colleghi uomini, e le donne hanno una specializzazione post-laurea per il 12% rispetto al 4,9% degli uomini.
Da sottolineare, inoltre, come la professione di consulente finanziario/a non venga sempre valutata durante il percorso formativo e personale: solo il 44% ha dichiarato di averla presa in considerazione prima di intraprenderla.
In generale, gli uomini entrano più facilmente in contatto con la consulenza finanziaria tramite le reti informali (passaparola, amici e parenti) che sono ancora il principale nodo di accesso alla professione: 50% contro il 31,7% delle donne.
«Le pari opportunità non sono più soltanto un tema sociale, ma rappresentano una sfida di natura economica e occupazionale in tutti i settori – dichiara Francesca Marchelli, Direttrice della Comunicazione di Banca Widiba. Il progetto di ricerca “Donne e Denaro” non soltanto ha fatto luce sugli ostacoli che le donne incontrano ancora oggi in ambito finanziario, ma ha anche permesso di individuare le chiavi di volta per poter avviare un cambiamento che si rifletta in termini positivi sull’occupazione.
Dalla fotografia scattata emerge come ciò debba passare anche da un maggiore coinvolgimento delle donne nella consulenza finanziaria, a cominciare dalle nuove generazioni. L’obiettivo è quello di rafforzare le sinergie con il mondo universitario per delineare strategie di comunicazione più inclusive, che superino gli stereotipi di genere e le percezioni errate sulla professione, per promuovere una partecipazione più equa e consapevole nel campo della consulenza finanziaria».
«Meno paura e più autostima. È questo quello che abbiamo potuto osservare intervistando per la prima volta in Italia un ampio campione di professioniste avvicinatesi alla professione di consulente finanziaria. Di fatto per le donne in questa professione i timori legati alla gestione del tempo e dell’incertezza dell’attività autonoma sono all’atto pratico sovrastati da notevoli vantaggi in termini di autostima, autonomia, senso della vita e appartenenza – dichiara Claudia Manzi, Ordinaria di Psicologia sociale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifico del progetto.
Ma sono ancora tanti gli stereotipi di genere che tengono lontane le donne da questa professione. Occorre lavorare per una comunicazione più efficace perché avvicinare le professioniste alla consulenza finanziaria vuol dire anche facilitare le donne clienti a entrare in contatto con il mondo degli investimenti finanziari».