AIPB

Il ruolo della filantropia all’interno della consulenza private

AIPB filantropia e private banking

Andrea Ragaini, Presidente di AIPB

Il Private Banking è anche un motore di valore sociale.

Entro il 2030, 20,8 miliardi di euro di patrimoni non avranno un erede e la cifra salirà a 88 miliardi nel 2040: per valorizzare queste risorse la filantropia riveste un ruolo importante, grazie alla consulenza di professionisti capaci di identificare lo strumento filantropico più adatto.

Sono alcuni dei contenuti emersi in occasione dell’evento di AIPB “Private Banking e filantropia. Creare valore per la collettività”, che si è tenuto presso il bene FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) Villa Necchi Campiglio.

Le collaborazioni con il Fondo Filantropico

In questa cornice, il Fondo Filantropico Italiano sta sviluppando collaborazioni proficue con il mondo del private banking e dei family office, offrendo soluzioni personalizzate per garantire che i patrimoni destinati alla filantropia possano essere gestiti in modo efficace e a lungo termine.

Marcello Gallo, Presidente del Fondo Filantropico Italiano, ha messo in luce i dati di un recente report del Fondo: sebbene il 69% dei soggetti con una ricchezza finanziaria tra 500 mila e 10 milioni di euro scelga autonomamente l'ente da sostenere, emerge un crescente interesse per la consulenza filantropica, con un aumento della domanda di servizi di intermediazione.

L'approccio consulenziale è considerato dunque fondamentale per affiancare i filantropi nella gestione delle loro donazioni, e il modello del Donor Advised Fund (DAF) sta suscitando un notevole interesse.

I limiti delle fondazioni di famiglia

Come sottolineato dall’Avv. Andrea Vicari, Fondatore di Vicari Avvocati, negli ultimi anni si stanno sviluppando strumenti filantropici alternativi alla classica fondazione di famiglia, a causa di alcuni limiti imposti dall’ordinamento italiano.

Il primo limite riguarda la finalità: in Italia, una fondazione di famiglia può perseguire esclusivamente obiettivi di pubblica utilità e non può combinare la gestione del patrimonio familiare con l’attività filantropica, come invece accade in altri Paesi.

Il secondo aspetto critico è l’onere burocratico e organizzativo: una fondazione richiede una struttura complessa, con un consiglio di amministrazione, bilanci e reportistica dettagliata. Questo implica costi significativi, che in alcuni casi finiscono per sottrarre risorse alla filantropia stessa.

Infine, c’è il tema della privacy. La fondazione deve essere registrata pubblicamente, rendendo visibili sia il fondatore sia i fondi impiegati, un aspetto che alcune famiglie preferirebbero evitare.

Quattro nuovi strumenti alternativi

Per superare queste difficoltà, si stanno diffondendo quattro strumenti alternativi.

I primi due sono il fondo filantropico oppure la polizza assicurativa, soluzioni promosse da grandi organizzazioni che offrono ai donatori la possibilità di appoggiarsi alla loro struttura per gestire le risorse destinate alla filantropia.

Tuttavia, questi strumenti finanziari non hanno una piena autonomia giuridica.

Un’altra opzione è la fondazione fiduciaria che permette di destinare beni a uno scopo specifico.

Infine, il trust rappresenta lo strumento più completo e flessibile, in quanto permette di destinare una parte del patrimonio a scopi filantropici e un’altra a esigenze familiari, offrendo un alto livello di personalizzazione.

Inoltre, garantisce maggiore riservatezza e minori oneri burocratici rispetto alla fondazione, senza necessità di iscrizione in registri pubblici.

L'evento

All’evento erano presenti il Presidente di AIPB Andrea Ragaini; Ilaria Lenzi, Ufficio Lasciti e Donazioni FAI; Stefano Loconte, ideatore e trustee dell’Italian Art Trust; Marcello Gallo, Presidente del Fondo Filantropico Italiano e Andrea Vicari, Fondatore di Vicari Avvocati.

L’incontro è stato moderato da Stefania Pedroni, presidente della Commissione Tecnica “Wealth Planning & Private Insurance” di AIPB.