Le imprese non hanno bisogno solo di liquidità. Vogliono aumentare le vendite, snellire le attività quotidiane, sviluppare nuovi canali di vendita digitali, proteggersi dai nuovi rischi e percorrere la strada verso la digitalizzazione e la sostenibilità, grazie anche alla spinta del PNRR.
Sono esigenze così complesse e variegate che sarebbe impossibile fare un elenco di tutte le necessità del tessuto imprenditoriale italiano: ogni impresa, piccola o grande, votata all’export, al lusso o coinvolta nei processi di filera, ha bisogni a sé stanti.
L’offerta di banche, paytech e fintech sta quindi cambiando, arricchendosi di nuovi servizi in una logica a ecosistema, così da integrare l’offerta di terze parti, non strettamente finanziarie, per andare incontro alle stratificate esigenze delle imprese e accompagnarle nella crescita.
Si parte dai dati, per il business
Tra gli strumenti più diffusi c’è l’analisi delle vendite: i dati delle transazioni permettono di mostrare, graficamente, come procede il business e come valorizzarlo.
Le imprese italiane ricercano inoltre strumenti evoluti per accettare anche pagamenti alternativi: dal pay by link allo SmartPOS, passando anche per formule di buy now pay later ideate per le transazioni B2B.
Spesso associate ad applicazioni e soluzioni che permettono di raccogliere i dati sulle transazioni e l’andamento delle vendite, così da monitorare lo stato di salute del business e scovare ambiti in cui migliorare.
Gli strumenti online per semplificare l’attività
Il mercato del fintech si muove poi per offrire nuovi tool per l’azienda, associati al conto corrente aziendale: software che permettono di gestire tutti gli aspetti della quotidianità di una impresa.
Dal pagamento dei tributi, come gli F24, alla possibilità di dare accesso al proprio commercialista alle informazioni utili per la stesura delle dichiarazioni.
Grazie anche a un modello di partnership che consente di ampliare nel tempo i servizi e le soluzioni offerte.
E-commerce, social commerce...
Il digitale è poi un altro mondo da esplorare per le imprese.
Alcune hanno già aperto la loro vetrina di e-commerce, altre, le più piccole in particolare, cercano supporto e soluzioni per il loro debutto online.
La principale sfida per gli operatori del mercato è quindi offrire assistenza e soluzioni che permettono non solo di creare rapidamente un nuovo canale distributivo, ma anche di risolvere uno dei grandi crucci dell’e-commerce: ovvero l’abbandono del carrello.
Ma le vendite online sono anche sui social network: si tratta del social commerce, nato proprio nel periodo di lockdown.
I piccoli commercianti, per continuare a servire i clienti, hanno iniziato a vendere attraverso la loro pagina Facebook: una declinazione molto locale, oltre che social, del commercio online.
… e digital export
L’e-commerce assume invece una declinazione internazionale quando è destinato all’esportazione.
Le imprese italiane, grazie agli accordi tra banche e grandi piattaforme del commercio online, possono approdare su marketplace esteri, come ad esempio il colosso cinese Alibaba.
A differenza di un tradizionale e-commerce, in questo ambito le banche hanno un ruolo cruciale nell’offrire consulenza e assistenza per affrontare il percorso di internazionalizzazione e digital export.
Finanziamento, con servizi aggiuntivi
Il PNRR offre inoltre una rampa di lancio alle aziende che vogliono innovare, sul fronte della sostenibilità e della digitalizzazione.
Oltre ai famosi S-loan, che premiano le imprese e i loro miglioramenti sotto il profilo ESG, prevalentemente in ambito environmental, non mancano finanziamenti tesi alla digitalizzazione delle imprese.
Non è solo questione di investimenti, però: le imprese sono alla ricerca di liquidità per portare a termine i loro progetti ma hanno bisogno anche di una serie di servizi aggiuntivi o tagliati su misura.
Per farlo, la partnership, in una logica di offerta a ecosistema, è lo strumento ideale: diverse banche hanno quindi scelto di collaborare con associazioni, player del mercato assicurativo e tecnologico, per arricchire le linee di credito con servizi e soluzioni ad hoc.
Da quelle dedicate a un settore specifico, come ad esempio il turismo, fino a soluzioni assicurative per proteggersi dai nuovi rischi emergenti, come quello cibernetico.
Le nuove, giovani imprese italiane
In Italia la dimensione media di impresa è di 4 addetti, le realtà medio grandi sono circa l’1% e il resto è ripartito tra piccole e micro-imprese (rispettivamente, il 20% e il 25%), secondo i dati Istat presentati il 7 luglio 2023 ma riferiti al 2020.
Un dato interessante è lo spazio alla imprenditorialità giovanile: in tre casi su quattro si tratta di ditte individuali, rispetto al 63% del totale delle imprese, nel 18% dei casi sono società di capitali e nel 6,5% sono società di persone e cooperative.
Inoltre, la concentrazione è al nord (46,5%), dove tipicamente risiede la metà delle imprese del nostro Paese. Ma è nel Mezzogiorno che l’incidenza delle imprese giovanili è più elevata (13,9% al Sud, 13,2% nelle Isole, vs il 10% circa del Nord Est).
I giovani imprenditori operano prevalentemente nel settore dei servizi (86% circa), nel settore della sanità e dell’assistenza sociale (19,4%), nelle attività artistiche (17%), nei servizi di alloggio e ristorazione (16%).
Minore la presenza in attività professionali, scientifiche o tecniche, nelle costruzioni e nella manifattura.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.