Il Terzo settore è multibancarizzato ma riceve poco credito. La ricerca Finanza Etica ed economia sociale: sfide e prospettive per il Terzo settore, frutto della collaborazione tra Banca Etica e Forum Nazionale del Terzo Settore, con il contributo di AICCON research center ha analizzato le sfide economiche affrontate dalle organizzazioni dell’economia sociale in Italia e le criticità nell’accesso al credito e ad altri servizi finanziari e assicurativi.
Gli enti del Terzo settore in Italia
Oggi in Italia l’economia sociale rappresenta quasi il 9% del Pil, con circa 428 mila organizzazioni, 1,9 milioni di occupati (Atlante dell’Economia Sociale di AICCON) e oltre 5,5 milioni di volontari.
Alta bancarizzazione, basso accesso al credito
Dall'Osservatorio emerge un quadro in chiaroscuro: da un lato il Terzo settore è caratterizzato da un’elevatissima bancarizzazione (98,1%), con un significativo 22% di enti che risultano multibancarizzati.
Dall'altro lato il rapporto con gli istituti di credito restituisce una soddisfazione solo moderata, con appena 2 organizzazioni su 5 (41,2%) che si dichiarano soddisfatte.
La soddisfazione è legata soprattutto a fattori relazionali e risulta maggiore dove si rileva la presenza in banca di personale formato e dedicato sul Terzo settore (51,3%), o in caso di strategie e strutture dedicate (48,0%).
L'utilizzo degli strumenti bancari resta basilare, concentrato su depositi e pagamenti.
Solo una piccola quota del campione ricorre al credito a breve termine (9,2%) o a medio-lungo termine (6%): l’accesso al credito è reso complesso anche da limiti normativi ed è calato anche nei periodi in cui il taglio dei tassi iniziava a favorire la ripresa dei finanziamenti.
Questo si riflette nel dato macroeconomico: i prestiti bancari alle istituzioni senza scopo di lucro in Italia si sono ridotti di 1,4 miliardi di euro dalla pandemia del 2019 a oggi. L'esposizione al mondo assicurativo è invece elevata (86,1%) e la soddisfazione è molto più alta (86,6%): il fattore decisivo è la presenza di prodotti specializzati anche se la fruizione dei prodotti assicurativi resta limitata agli obblighi normativi (es. Responsabilità Civile e Infortuni).
Le sfide del futuro
Gli enti del Terzo settore, in questi anni, hanno dimostrato la loro resistenza agli shock: di fronte a pandemia, tensioni geopolitiche e inflazione si sono mossi con resilienza e prudenza. Il settore ha un funding mix equilibrato, con il 68,6% delle entrate da fonti private e il 31,4% da fonti pubbliche, di cui circa un terzo (30,1%) derivante dal mercato.
Tuttavia, nell'ultimo biennio, 2 organizzazioni su 3 hanno visto aumentare i costi (materiali ed energia) e oltre la metà ha registrato aumenti del costo del lavoro (57,2%). Il 32% degli ETS si attende che la capacità di produrre avanzo di gestione sarà quindi erosa nel prossimo futuro.
Per quanto riguarda le priorità di investimento, di recente gli Enti si sono concentrati su immobilizzazioni materiali (39,5%), marketing e comunicazione (36,3%) e formazione del personale (35,9%), restano minoritari gli investimenti in innovazione e sostenibilità.
La sfida più pressante resta la ricerca di nuovi volontari (63,7%) per ODV e APS, seguita dalla difficoltà nel far fronte alla normativa (35,7%) e alla relazione con la PA.
Le imprese sociali, invece, temono in primis l'aumento dei costi di produzione e lavoro (48,5%).
Banca Etica finanzia il non profit
In questo scenario, Banca Etica si distingue per il suo focus sul Terzo settore e sull’economia sociale. La quota di finanziamenti erogati alle istituzioni senza scopo di lucro nel suo portafoglio si attesta infatti al 18,1% degli impieghi complessivi a imprese e organizzazioni.
Questa quota sale al 44,7% includendo le cooperative sociali. E raggiunge il 60% se si comprendono tutte le cooperative.
Questi numeri rappresentano una netta controtendenza rispetto al panorama bancario nazionale: secondo i dati di Banca d'Italia, le non profit (escludendo le imprese sociali e le cooperative) ricevono solo l'1% dei prestiti totali erogati dal sistema bancario alle imprese (circa 6,7 miliardi su un totale di 667 miliardi).
L'analisi sui clienti persone giuridiche di Banca Etica evidenzia inoltre che, nonostante gli shock economici recenti, la qualità del credito nel portafoglio di Banca Etica si mantiene positiva, con bassi tassi di deterioramento, grazie alla diversificazione delle fonti e al forte legame con il territorio che caratterizza gli enti.
«Questa ricerca conferma come la finanza etica sia non solo un partner, ma un vero e proprio motore di sviluppo per l'economia sociale – ha affermato Federica Ielasi, Vicepresidente di Banca Etica. Oltre 25 anni fa Banca Etica è nata dal Terzo settore per il Terzo settore, e la nostra missione è da sempre quella di sintonizzarci con i bisogni reali di queste organizzazioni. Abbiamo sviluppato competenze specifiche e uniche nel panorama bancario su questi temi, accreditando il nostro modello di business quale riferimento strategico per istituzioni internazionali di primo piano (Banca Europea per gli Investimenti -BEI e Fondo Europeo per gli Investimenti - FEI), come pure in Italia, dove Banca Etica è stata ingaggiata dal Ministero dell'economia e delle finanze nella costruzione dell’Action Plan nazionale».
«A fronte di un’importante capacità di produrre ricchezza economica, oltre che sociale, il Terzo settore fatica ad accedere a strumenti finanziari e assicurativi che gli consentirebbero di rafforzare il suo impatto sui territori – ha commentato Giancarlo Moretti, portavoce del Forum Terzo Settore. Questo studio lo dimostra chiaramente e ci dà un’ulteriore spinta sia a proseguire il lavoro che conduciamo da anni - attraverso l’iniziativa Cantieri ViceVersa e la formazione dedicata, da un lato, agli ETS anche con il progetto FQTS e, dall’altro, agli operatori della finanza –, sia a chiedere alle istituzioni di riconoscere appieno le peculiarità del comparto. Da questo punto di vista, il Piano Nazionale sull’Economia Sociale rappresenta un passo cruciale che, ci auguriamo, segni la rotta».