Poco più di un’azienda su cinque, in Italia, ha un alto rating ESG. La maggior parte (60%) si ferma a un punteggio medio-basso, mentre un 10% è rimasto indietro.
Sono i dati dell’ESG Outlook di CRIF, che indaga sul mondo della sostenibilità con gli occhi della banca e dell’intermediario finanziario.
«Abbiamo analizzato 5 milioni di imprese, per poi estrarne 150mila, che sono la rappresentazione stratificata del tessuto imprenditoriale italiano e solo il 30% delle aziende si trova a uno stadio avanzato su tutti e tre gli indicatori di sostenibilità: sono imprese che procedono spedite e si stanno avvicinando all’allineamento – racconta Marco Macellari, Director e Head of Risk Management di CRIF. Sono più fattori, tra i quali la dimensione aziendale e la tipologia di mercato in cui opera l’impresa, a influire però sulle strategie ESG».
Un vantaggio organizzativo e operativo
Le aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro sono già più avanti sul percorso verso un’economia sostenibile e hanno inoltre la possibilità di crescere su tutti i fronti ESG.
«Possono contare su una governance più strutturata – continua Macellari – e avvertono una maggiore responsabilità sociale, legata alla brand reputation. Inoltre, anche se il loro percorso è più lungo e complesso, hanno maggiori opportunità di accelerare nella transizione green, perché hanno al loro interno strutture (es. controllo di gestione o CFO area) che sono in grado di cogliere e sfruttare le agevolazioni previste dal PNRR».
La sostenibilità tra PMI e Corporate
Il fatturato è naturalmente il primo elemento che permette di orientarci nello stato di avanzamento dei lavori verso la sostenibilità.
Pensiamo al mondo large corporate e a quello delle PMI, la divergenza qui è palese dal punto di vista dimensionale, ma si riflette anche sulla capacità di reperire e fornire indicazioni utili alla valutazione dello score ESG.
Per le grandi realtà, infatti, la Dichiarazione Non Finanziaria ha dettato l’abitudine a raccogliere dati sui possibili impatti dell’azienda a livello ambientale e non solo; raccogliere i dati e rappresentarli permette anche di analizzarli e quindi di comprendere il proprio punto di partenza e costruire poi un percorso.
Impatto indiretto sulla supply chain
Spesso, inoltre, le grandi aziende sono anche capo-filiera, quindi le loro azioni influenzano la catena di fornitori.
«Anche tutto il mondo B2B vive questa trasformazione – prosegue Macellari – ma i progetti che stanno intraprendendo i soggetti più piccoli sono meno volti alla trasformazione industriale e riguardano invece iniziative più semplici, ma non per questo meno efficaci: ottimizzare l’assorbimento energetico, mitigare i rischi ambientali ristrutturando gli immobili, ottenere certificazioni come l’UNI ENI ISO 14000 sull’impatto ambientale, recependo la spinta dei grandi a guidare la trasformazione per diventare fornitori qualificati».
La relazione con il pubblico guida la sostenibilità
Nel B2C, invece, non abbiamo la spinta di grandi catene di forniture ma anche qui si vive un impatto indiretto, propagato dalla relazione con il pubblico, con il cliente.
«Queste aziende seguono percorsi simili a quelli delle persone fisiche: contengono le emissioni con il rinnovo dei cespiti aziendali, in particolare di tipo tecnologico, pensiamo agli elettrodomestici per il mondo della ristorazione – chiarisce Macellari. Oppure sostituiscono auto e furgoni aziendali con veicoli a basse emissioni, ristrutturano gli immobili e ricorrono alle certificazioni green».
La valutazione del rischio, non solo di credito
L’aspetto ambientale, come emerge dall’analisi, è il primo tassello su cui si muovono i progetti ESG.
E lo dimostrano anche le banche, all’opera per supportare le aziende clienti in questo percorso.
«Alle grandi aziende si possono destinare strumenti di project financing, leasing auto e finanziamenti per la ristrutturazione, alle imprese di minore dimensione invece si possono dedicare finanziamenti ad hoc e leasing strumentali. Tuttavia, per concedere credito, le banche devono valutare una serie di rischi collegati alla sostenibilità, come quello fisico e quello di transizione – sottolinea Macellari.
Seguendo naturalmente la Tassonomia UE, in mancanza di uno standard, per adeguarsi alle best practice».
Integrare sempre più fonti dati
Le banche devono quindi avere strumenti adeguati a leggere i dati forniti dalle imprese per valutare i rischi di ogni progetto al centro dei finanziamenti.
«Da cinque anni alimentiamo un data lake ESG che contiene più di 150 KPI – precisa Macellari. Le informazioni provengono da più strumenti e database: business information, visure catastali e camerali, ma anche meno tradizionali come open data dal web e serie storiche su tutti i parametri di rischio (fisico acuto e cronico, emissioni, impatti climatici, etc.), scenari climatici e ovviamente da SYNESGY, la piattaforma digitale globale di CRIF per la valutazione della sostenibilità ESG all’interno della supply chain».
I metadati per misurare i rischi ESG
Presi singolarmente, i dati non bastano. È necessario un lavoro di pulizia, normalizzazione e categorizzazione per trasformarli in informazioni digitali da analizzare, tramite advanced analytics, e ottenere i metadati utili alla valutazione.
«Aiutiamo le banche a integrare i criteri ESG nella catena di valutazione del credito, affiancando sostenibilità e merito creditizio e integrando quindi questa dimensione ai rischi più tradizionali, come quelli di credito, operativo e di mercato – conclude Macellari.
Da dicembre le banche dovranno inoltre esprimere il loro Green Asset Ratio (GAR), partendo dai portafogli corporate e large corporate: sicuramente una sfida ma anche l’opportunità per i singoli istituti di tastare il polso alla sostenibilità del sistema Italia, sia in modo assoluto che relativo, per poi definire adeguate azioni evolutive. E noi di CRIF siamo al loro fianco con il nostro know-how, i nostri dati e i nostri strumenti».
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2023 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.