Dopo una lunga fase caratterizzata dall’emergenza sanitaria, che aveva indotto le imprese a rivolgersi con insistenza alle aziende di credito per fare provvista della liquidità necessaria a superare la fase più acuta della crisi, il progressivo consolidamento della ripresa economica ha alleggerito le tensioni e le incertezze per tornare sugli abituali volumi pre-Covid. Nello specifico, dopo quattro trimestri contraddistinti da volumi di domanda decisamente sostenuti, nei tre mesi compresi tra aprile e giugno 2021 le richieste di credito hanno pesantemente ripiegato (-38,5%) riallineandosi ai livelli del 2019.

Entrando nel dettaglio, l’analisi condotta da CRIF distingue l’andamento delle richieste da parte delle ditte individuali e delle società di capitali, evidenziando una performance negativa per entrambi i segmenti. In particolare, sono state le ditte individuali ad aver fatto registrare la contrazione più marcata, con un -50,2% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno, mentre le società di capitali hanno fatto segnare un calo del -29,8%.
Aumentano gli importi medi richiesti
Al contempo, dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF emerge un nuovo deciso aumento dell’importo medio richiesto, che nell’aggregato di imprese individuali e società si attesta a 98.689 euro contro i 51.586 del II trimestre 2020. Nello specifico, le richieste presentate dalle ditte individuali hanno visto un valore medio pari a 35.894 euro, in aumento del +69% rispetto al corrispondente periodo del 2020, contro i 131.941 euro delle società di capitali (+77,7%). Nel complesso la dinamica in atto può essere letta come la crescente propensione delle imprese a frazionare meno le richieste di finanziamento, rivolgendosi primariamente agli istituti di riferimento con i quali intrattengono rapporti abituali.
Le caratteristiche dei contratti delle imprese che hanno beneficiato della moratoria
Il progressivo miglioramento dello scenario economico porta con sé anche una contrazione della rischiosità del comparto, per quanto su quest’ultima abbia giocato un ruolo fondamentale la moratoria che ha consentito alle imprese in difficoltà di congelare il rimborso dei finanziamenti in essere. Relativamente al comparto business, la dinamica registrata da CRIF mette in evidenza come il 19,1% dei contratti di finanziamento abbia beneficiato della sospensione delle rate ma, soprattutto, che ancora persistano 160 miliardi di crediti coperti da moratorie e dal fondo di garanzia per le imprese.
Relativamente all’applicazione della moratoria si rilevano significative differenze sulla base della dimensione d’impresa. Nello specifico, il 73,3% dei contratti che hanno ottenuto la sospensione è riconducibile a società di capitali a fronte di una quota pari al 23,2% delle società di persone e solamente dell’1,7% per le ditte Individuali (il restante 1,8% non è attribuibile). Per quanto riguarda le società di capitali, il 19% dei contratti attivi ha beneficiato della moratoria, contro una quota del 20,5% delle società di persone e del 10,7% delle ditte individuali.
Moratorie: importo medio di rata mensile e debito residuo
Un altro dato significativo riguarda l’importo medio della rata mensile che è stata sospesa e il debito residuo, che risultano pari rispettivamente a 2.530 euro e 123.206 euro. Per le società di capitali la rata media mensile sospesa grazie alla moratoria risulta pari a 2.922 euro a fronte di un importo residuo per estinguere il finanziamento di 140.382 euro. Decisamente più contenuta la rata mensile oggetto di sospensione da parte delle società di persone, pari 1.320 euro, e delle ditte individuali (770 euro).
Entrando nel dettaglio, il 41,2% dei contratti delle imprese che hanno ottenuto la sospensione delle rate si riferisce a mutui di liquidità (che per altro vedono la sospensione delle rate applicata a più del 21% dei contratti) contro una quota del 30,2% dei contratti di leasing e del 16,3% dei mutui immobiliari (per i quali è stata ottenuta la sospensione nel 41,2% dei casi). Seguono, con una quota minoritaria, i prestiti finalizzati e quelli personali.
Relativamente ai mutui immobiliari sui quali è applicata la moratoria, la rata media mensile è risultata pari a 3.412 euro mentre l’importo residuo ancora da rimborsare per estinguere il finanziamento è di 330.522 euro. La rata mensile più elevata è però quella relativa ai mutui di liquidità, con 3.476 euro di media, a fronte di un debito residuo pari a 113.849 euro. Per i prestiti personali la rata mensile dei contratti per i quali è stata ottenuta la sospensione è invece pari a 2.897 euro, a fronte di un debito residuo di oltre 38mila euro, contro i 1.184 euro dei contratti di leasing e ai 395 euro dei prestiti finalizzati.
Un’ultima evidenza che emerge dallo studio CRIF riguarda la distribuzione dei contratti ai quali è stata applicata la moratoria nelle differenti regioni del Paese: il 25,7% sul totale dei contratti che in questi mesi hanno beneficiato della sospensione delle rate riguarda imprese della Lombardia, regione nella quale il 22% dei contratti ha beneficiato della sospensione. Seguono l’Emilia Romagna, con il 12,5% del totale, e il Lazio, con il 9,1%.
Le regioni nelle quali è più elevata l’incidenza dei contratti sospesi grazie alla moratoria sono, però, il Molise, con il 30,3% del totale, l’Abruzzo, con il 26,2%, e la Valle d’Aosta, con il 25,4%.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2021 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop .