Data Permeation: dati e piattaforme digitali per la transizione ESG

Data Permeation Rating ESG

Di transizione ESG e imprese si parla ormai da parecchio tempo. E la transizione energetica resterà al centro delle agende anche nei prossimi anni.

In questo cambiamento epocale hanno un ruolo fondamentale i dati. Che possono aiutare le imprese a dirigere le loro scelte di investimento, ma anche il settore bancario a valutare come sostenerle nella trasformazione.

Ne parliamo con Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings, in questo episodio di #define banking next, la serie di podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca organizza insieme a CRIF.

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AG. La transizione ESG è al centro dell’attenzione, non senza alcune polemiche, e comporta molti cambiamenti per le imprese di ogni settore. CRIF ha iniziato a occuparsi in modo importante delle tematiche ESG dal 2017, cioè un anno prima dell’Agenda ONU 2030. Puoi farci una fotografia di sintesi delle imprese italiane, oggi, in riferimento ai criteri ESG?

LDA. Nel nostro “ESG Outlook”, Osservatorio annuale sulla Sostenibilità, CRIF ha analizzato un campione di circa 150mila PMI, rappresentative del tessuto imprenditoriale italiano, ed è emerso che quasi il 60% delle imprese italiane risulta avere avviato i primi passi, con un livello medio o basso di adeguatezza ESG, mentre oltre il 30% si trova in uno stadio avanzato.

In particolare, le aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro risultano più avanti nel percorso di transizione verso un'economia sostenibile, con una maggiore concentrazione nelle classi ad alta e medio-alta adeguatezza ESG: 39%, rispetto al 33% delle imprese di fatturato inferiore.

L'analisi ha evidenziato una notevole eterogeneità tra le PMI italiane in base alla regione e al settore. Lombardia e Piemonte risultano le migliori regioni secondo lo score ambientale, con oltre il 60% delle aziende che è ad alto livello di adeguatezza. Tra i settori più performanti risultano l'immobiliare e le attività Leisure.

AG. La lotta al cambiamento climatico serve anche a proteggere famiglie e aziende dalle conseguenze di eventi meteorologici estremi. Avete fatto una stima di quanti danni potrebbero subire le imprese da questo tipo di fenomeni?

LDA. Sì, lo studio ci fornisce anche un quadro delle imprese rispetto al rischio fisico, cioè il possibile impatto, in termini di danni e di perdite economiche, derivante da fenomeni fisici, quali ad esempio frane, alluvioni, inondazioni.

Dall’Osservatorio CRIF emerge così che il 5,9% delle piccole e medie imprese italiane è ad alto rischio fisico. In particolare, mi riferisco a rischi quali terremoti, colpi di calore, frane e alluvioni.

Devo poi specificare che le aziende dovranno sostenere costi per la transizione molto differenziati in base al settore in cui operano.

In particolare, rendere green il proprio modello di business ad aziende appartenenti al segmento estrattivo-minerario può costare più dell’8% del fatturato medio annuo da oggi al 2050.

Per chimica e trasporti, gli altri due inclusi nel podio dei settori a maggiore impatto dei costi di transizione, la quota annua di costi sul fatturato è più del 3%.

AG. L’8% del fatturato è una percentuale molto significativa e anche il 3% non è affatto una banalità. Mi viene da dire che è impensabile che le aziende possano farcela senza il sostegno e l’assistenza del settore finanziario e creditizio. Allora, che cosa possono fare le banche per favorire le imprese in questa transizione?

LDA. I player finanziari sono chiamati a integrare gli aspetti di natura ambientale, sociale e di governance in maniera trasversale nelle proprie strategie industriali e di business.

Questa integrazione comporta una maggiore attenzione al benessere del cliente, della collettività e dell’ambiente.

Infatti, i player finanziari potranno continuare a finanziare progetti di spesa e investimenti green bilanciando tre direttrici principali: obblighi regolamentari e di gestione del rischio, creazione di prodotti e servizi consulenziali dedicati ai progetti sostenibili, sviluppo di forme di education per potenziare la consapevolezza ESG dei propri clienti, comprendendo il contesto e le caratteristiche dei settori.

Quindi, il fattore critico di successo è rappresentato in primis dalla disponibilità di dati e dalla data permeation, ovvero la messa in condivisione del patrimonio informativo ESG-based all’interno di tutte le strutture della banca.

Si tratta di informazioni che è necessario condividere all’interno di tutti i team che gravitano sul tema ESG: da quelli di ‘nuova nomina’ ad aree più consolidate:

  • Sustainability/CSR, o Circular Economy per l’analisi tassonomica;
  • Risk management, che usa i dati per l’analisi dei nuovi rischi: rischio fisico di aziende e immobili, rischio di transizione, Beyond Climate change e così via;
  • Lending, per la valutazione ESG;
  • Commerciale per lo sviluppo di finanziamenti green;
  • Finanza per l’emissione di green bond;
  • Operations (per la messa a terra all’interno dei sistemi gestionali) in cui agiscono.

Le informazioni sulla sostenibilità arricchite grazie a modelli analitici possono, da un lato, fornire alle PMI un benchmark di riferimento che facilita la presa di consapevolezza e la successiva pianificazione dei percorsi di transizione. Dall’altro, consentono ai player finanziari di affiancare realmente i loro clienti con piani di finanziamento mirati.

Come sai CRIF è una azienda che poggia le fondamenta su una enorme mole di dati, che visti i legami tra di essi chiamiamo metadati.

AG. Ecco, i metadati. La definizione di metadato è un sistema strutturato di dati sui dati, come è costruito il sistema CRIF?

LDA. Nei CRIF Metadati si sintetizzano l’ecosistema di dati, intelligence e analytics basati su intelligenza artificiale, piattaforme e outsourcing specializzato, a supporto del sistema bancario e finanziario nel percorso di sostenibilità al fianco di imprese e famiglie.

In ambito ESG, CRIF gestisce il più ampio e consistente Data Lake, con non solo dati pubblici, come web data, certificazioni ISO, dichiarazioni DFN, report di sostenibilità, ma anche e soprattutto indicatori analitici relativi alle nuove metriche di rischio, oltre al tradizionale rischio di credito, frutto dell’esperienza trentennale dell’azienda nello sviluppo di modelli avanzati.

CRIF ha iniziato a investire sui temi ESG sin dagli albori, quando 6 anni fa insieme all’European Mortgage Federation abbiamo condotto i primi studi per dimostrare la correlazione tra consumo energetico e rischio di credito.

In ambito sostenibilità ed economia rigenerativa supportiamo tutti i principali player italiani e siamo partner di numerosi player internazionali.

Per aiutare le imprese a prendere consapevolezza di come sono posizionate su una valutazione ESG e i player finanziari nel valutare le imprese e i progetti di sostenibilità, CRIF mette a disposizione uno Score ESG sintetico che, a partire dal vasto patrimonio informativo gestito in termini di informazioni puntuali, statistiche, geografiche e di settore, dice quanto un’azienda è o meno ESG compliant, e quindi anche più o meno rischiosa da un punto di vista creditizio.

Si tratta di un indicatore calcolato sulla totalità delle imprese italiane e che per le aziende corporate viene integrato dagli analisti di CRIF Ratings, la società di rating del Gruppo CRIF che ha già valutato oltre 150.000 aziende in ambito ESG.

Inoltre, CRIF ha sviluppato SynESGy, il primo network mondiale dedicato al mondo ESG, con l’obiettivo di incrementare la consapevolezza e la trasparenza nei processi delle filiere produttive e nel loro livello di sostenibilità.

La piattaforma è oggi già utilizzata da oltre 500 banche a livello internazionale.

La piattaforma SynESGy consente ai player finanziari di supportare le imprese per:

  • Autovalutare il proprio posizionamento ESG con un semplice questionario;
  • Ricevere dei suggerimenti mirati per migliorare la propria valutazione;
  • Condividere la propria valutazione con consumatori, clienti, fornitori e sistema finanziario.
AG. Alcune centinaia di banche utilizzano già queste soluzioni, puoi fare qualche esempio di come le usano?

LDA. Inizio con il precisare che la transizione necessita di una quantità impressionante di finanziamenti e quanto più i player finanziari saranno in grado di valutare l’impatto ambientale, sociale e di governance delle iniziative promosse dalle controparti, tanto più potranno premiare i progetti realmente meritevoli.

Per citare alcune esperienze, CRIF ha già supportato Banco BPM per l'emissione di Green Covered Bond attraverso la valutazione di 1 miliardo di euro di mutui green, nonché sviluppato un progetto di Circular Economy insieme a Intesa Sanpaolo.

Siamo anche stati scelti da BPER Banca come partner per qualificare i portafogli crediti e valutare i rischi di transizione.

In ambito Insurance c’è un unicum, cioè la storia di successo di CRIF con ARAG per migliorare la redditività del prodotto dedicato alle imprese.

Per citare un progetto a livello internazionale CRIF, ha firmato un accordo con la banca giordana Bank al Etihad per l’accesso alla piattaforma SynESGy per il segmento SME e Corporate.

Gli investimenti costanti sul fronte della sostenibilità riguardano ovviamente non solo il supporto ai nostri clienti nel mondo ma la nostra azienda stessa. Di recente, CRIF è stata nominata Leader della Sostenibilità 2023 nella classifica stilata dal Sole24Ore e Statista, utilizzando KPI ESG per premiare le aziende più sostenibili.

 

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