In questo episodio di Define Banking Next, la serie di podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca organizza insieme a CRIF, parliamo a tutto tondo di imprese e di come si stanno muovendo all'interno di uno scenario che è stato definito di permacrisi.
Questa espressione che indica una sorta di crisi permanente nel senso di un continuo succedersi di nuove crisi che si combinano l'una con l'altra.
Approfondiremo quindi l'andamento del mercato i possibili scenari futuri e vedremo come i player finanziari possono supportare al meglio le imprese in questo contesto davvero molto complesso, insieme a Luca D'Amico, Executive Officer di CRIF Ratings.
AG. Stiamo vivendo in un periodo di crisi permanente questa espressione perma crisi. Come si stanno comportando le imprese di fronte a uno scenario di incertezza così forte e costante? Che cosa ci dicono i principali indicatori?
LDA. Lo scenario di instabilità socioeconomica globale influenza le imprese e, di conseguenza, l'economia italiana, con un mix di stagnazione economica, inflazione e incremento dei tassi di interesse.
E dire che nel 2022 i risultati sono stati molto positivi e siamo cresciuti perfino più della Cina. L'incremento del PIL dell'Italia è stato del 3,9%, contro il 3% della Cina.
Un importante indicatore su cui focalizzare la nostra attenzione è anche la domanda di credito nel 2022. Superato il periodo più acuto della pandemia, le richieste di credito da parte delle imprese italiane hanno registrato una flessione complessiva intorno al 5,7% rispetto al 2021, con un andamento abbastanza stabile nei trimestri, ma con un picco negativo nel primo trimestre che ha sfiorato il -8%. Il dato si è poi attestato su circa 3,8% in negativo nell'ultimo trimestre 2022.
I dati del nostro ultimo barometro dicono anche che l'atteggiamento di maggiore prudenza nel 2022 ha riguardato principalmente le imprese individuali, -12% delle richieste di credito, mentre la domanda proveniente dalle società di capitali si è contratta del 2,4%.
L'importo medio richiesto è invece cresciuto, in particolare per le società di capitali ha sfiorato i 164.000 €, quindi più 15% rispetto al 2021, mentre per le imprese individuali circa 40.000 €, più 3% rispetto all'anno precedente.
AG. Un altro importante indicatore della salute delle imprese riguarda i pagamenti commerciali e, nello specifico, la loro puntualità. Anche su questo aspetto puoi darci dei dati aggiornati?
LDA. CRIBIS, la società del gruppo CRIF al servizio delle imprese, realizza un interessante studio sui pagamenti commerciali. La più recente edizione evidenzia un lieve peggioramento della puntualità dei pagamenti che da inizio 2020 invece era migliorata di trimestre in trimestre.
Dall’inizio 2023 l'incidenza dei pagamenti puntuali sul totale è stata del 40,4%, in lieve calo rispetto al trimestre precedente, l'ultimo del 2022, ma in recupero rispetto al 2020.
L'incidenza dei pagamenti in grave ritardo, cioè oltre i 30 giorni dalla scadenza, è abbastanza stabile a quota 9,1%, confermandosi comunque significativamente migliore rispetto al 2020, in cui era quasi del 13%.
Nell'ultimo trimestre del 2022 c'è stato anche un miglioramento della qualità dei pagamenti, sia rispetto allo stesso periodo del 2021, in cui i pagamenti puntuali crescono di circa 16 basis point, sia rispetto all'epoca pre-Covid in cui appunto i pagamenti puntuali crescono di circa il 57 basis point.
Guardando alla dimensione delle imprese coinvolte nello studio, le microimprese confermano di essere più brave nel pagamento a scadenza, con una concentrazione di quasi il 42%, ma registrano anche un maggior livello di ritardi gravi, il 10% in più rispetto alla media.
Il 2022 ha rappresentato una ripresa di tutti i settori dopo la crisi pandemica, anche per quei comparti che erano stati più impattati. Il tema della cassa risulterà cruciale per le imprese nel 2023, che sarà l'anno chiave per valutare l'effettiva stabilità dell'economia reale del Paese, considerando anche gli eventi macroeconomici attuali come l'inflazione, l'aumento del prezzo delle materie prime e quant'altro.
AG. Sempre dal vostro osservatorio sul mercato, che cosa state riscontrando invece, per quanto riguarda il tema specifico della rischiosità creditizia?
LDA. Dopo un lungo periodo di discesa dei tassi di default, onestamente molto influenzato dalle misure di sostegno governative a partire dal 2022, abbiamo notato un'inversione di tendenza con il quarto trimestre consecutivo in incremento.
Nel quadro macroeconomico vediamo una ripresa incerta, un'elevata inflazione e la risalita dei tassi di interesse. Quindi tutto lascia presagire un trend rialzista nei prossimi mesi per quanto riguarda i tassi di default.
In dettaglio, il past due a 90 giorni nel terzo trimestre del 2022 è stato pari al 2% per le società di capitali, a 1,5% per le società di persone e 2% per le ditte individuali.
Va comunque considerato che, in valore assoluto, i tassi di default sono ancora contenuti rispetto sia alla media storica che al dato pre-pandemia.
AG. Sempre a livello di rischiosità, ci sono specificità o differenze tra un settore e l'altro?
LDA. Assolutamente sì. L'intensità della risalita dei tassi di default non è stata uguale per tutti. I settori più resilienti hanno mostrato una certa stabilità, mentre altri, per esempio trasporti, logistica, food e beverage, hanno evidenziato un trend di forte rialzo, con incrementi di un punto percentuale negli ultimi dodici mesi.
Il settore farmaceutico si conferma aciclico: non è stata registrata, infatti, nessuna variazione dei tassi di default negli ultimi dodici mesi.
Il settore leisure, quindi alloggio, ristorazione, sport, intrattenimento, lotterie, agenzie di viaggio e quant'altro, ha invece registrato una forte variazione del tasso di default, che è salito passando dal 3% al 4%.
AG. Passiamo ora al ruolo del settore finanziario in questo contesto come si può gestire al meglio la clientela business e supportare le imprese in questo scenario così complesso?
LDA. Le imprese chiedono un nuovo supporto a medio lungo termine, non solo finalizzato agli investimenti, ma anche per gestire in modo tattico gli impatti dell'attuale scenario, come l'incremento dei costi energetici.
Ma anche per capire se le iniziative avviate in ambito ESG vadano nella direzione giusta, anche in termini di interazione con le banche e per valutare in modo più efficace e tempestivo i propri clienti e fornitori, magari anche esteri.
Il tutto nell'ambito anche della prosecuzione della digitalizzazione che è in corso.
Come CRIF da oltre 30 anni accompagniamo i player finanziari, e non, nella gestione del credito verso le imprese. Da oltre 10 anni siamo un'agenzia di rating internazionale e siamo da parecchi anni leader nel segmento dei Confidi che di fatto garantiscono le imprese.
E abbiamo anche fatto tanto negli ultimi anni nel mondo digital. Siamo per esempio in Italia partner strategici di Step, operatore nel campo dei servizi digitali alle imprese: parliamo di digital onboarding, business financial management e servizi per la gestione e la prevenzione del rischio cyber dedicato alle piccole e medie imprese e quant'altro.
A livello internazionale abbiamo progetti quali per esempio quello con AK Bank, una banca turca primaria, che ha scelto CRIF per accelerare tutta la digitalizzazione delle piccole e medie imprese.