Recupero nel 2024 per il mercato dei minibond, con buone prospettive anche per l’anno in corso. L’incremento è del 32%, pari a 1,515 miliardi, ma la crescita è dovuta unicamente alle grandi aziende, che hanno raccolto importi più alti.
Secondo l’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano, dopo la battuta d’arresto del 2023 che ha fermato anni di crescita costante, nel 2024 l’industria italiana dei minibond ha difatti registrato un recupero superiore alle attese, soprattutto per quanto riguarda i volumi della raccolta.
Le grandi aziende trainano il mercato
Con una crescita del 32%, pari a 1,515 miliardi, il valore nominale totale emesso dal 2013 sale a 12,56 miliardi di euro (5,45 miliardi se ci si limita alle PMI), su un data base che conta oggi 1.977 emissioni.
Il balzo del 2024 è strettamente legato alle grandi aziende, dato che il capitale emesso dalle PMI si ferma 686 milioni di euro, persino in calo rispetto all’anno precedente.
Inoltre, nel 2024 le emissioni di titoli di debito inferiori a 50 milioni di euro sono state 208 contro le 188 del 2023 (su un totale di 1.977 dal 2013), con un importo inferiore ai 2 milioni di euro per il 26% dei casi.
Le imprese emittenti più grandi hanno quindi collocato importi maggiori rispetto al 2023. Il valore medio tendenziale dei collocamenti nel secondo semestre 2024 è uguale a 6,91 milioni di euro, superiore rispetto a quello dell’anno precedente. E la motivazione principale del collocamento rimane con forza la crescita interna.
Nel campione troviamo 20 minibond green, 3 social e 19 sustainability-linked minibond, per un controvalore di 233,70 milioni di euro (15% di quota di mercato).
Una piccola parte dei minibond del 2024, pari al 7%, è stata quotata su un mercato borsistico: 4 titoli su Euronext Access Milan e 10 su listini esteri.
Le imprese emittenti
L’Osservatorio ha identificato 178 emittenti di minibond nel 2024 (126 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), in lieve aumento rispetto alle 168 del 2023, e 105 di esse sono PMI.
Si tratta per il 64% di SpA (in crescita rispetto al 2023) e per il 33,2% di Srl (in calo), a cui si aggiungono 3 società cooperative e 2 veicoli esteri di gruppi italiani.
Le emittenti quotate sul listino azionario sono state 15 (in 11 casi su Euronext Growth Milan).
Per quanto riguarda il settore di attività, il comparto manifatturiero è sempre in testa (24,7%) ma in calo rispetto al 2023, seguito dalle holding finanziarie (13,1%) e dal commercio (12,5%).
Dal punto di vista geografico, la Lombardia è sempre in testa (71 emittenti, pari al 39,9%) seguita dal Lazio (23, pari al 12,9%) e dal Veneto (20, pari al 11,2%). Seguono Emilia-Romagna e Campania (15), scalzata dal secondo posto del 2023.
Lo sviluppo dei basket bond
Nel 2024 ha dato un contributo importante al mercato lo sviluppo di nuovi basket bond, ovvero progetti di sistema volti ad aggregare le emittenti per area geografica o per filiera produttiva, anche attraverso operazioni di cartolarizzazione.
Si tratta del Basket Bond Lazio, il Basket Bond Emilia-Romagna, il Basket Bond “Made in Italy”, il RedFish Basket Bond, la seconda edizione di Garanzia Campania Bond e la quinta tranche degli Hydrobond.
Altre iniziative sono inoltre in partenza nel 2025.
Le scadenze
Per quanto riguarda la scadenza, la distribuzione continua a essere molto variegata, con una serie di titoli short term con maturity a pochi mesi ed emissioni a più lunga scadenza.
Il valore medio del 2024 è 6,7 anni (in aumento rispetto al 2023, dovuto alla presenza degli Hydrobond).
La maggioranza dei titoli nel 2024 (63%) prevede il rimborso del capitale a rate successive (amortizing).
Nelle emissioni a breve scadenza è relativamente più frequente la modalità bullet, con un rimborso integrale alla scadenza.
La remunerazione
Quanto alla cedola, si rafforza ulteriormente la tendenza a offrire una remunerazione variabile legata ai tassi di mercato (128 casi nel 2024, pari al 61%).
Cresce ancora la remunerazione offerta, in linea con la dinamica dei tassi osservata sul mercato: la media è 9,04% per il tasso fisso e 6,89% per il tasso variabile.
Anche nel 2024 si sono viste emissioni di minibond con cedola indicizzata alla performance ESG dell’azienda (19), mentre i titoli senza garanzie sono ancora una minoranza del mercato e scendono dal 25% del 2023 al 22%.
Abbastanza frequente è la previsione di opzioni di tipo call o put per il rimborso.
Il ricorso al rating emesso da agenzie autorizzate è rimasto minoritario nel 2024 (il 21% delle emissioni l’ha richiesto).
Chi investe nei minibond: banche in testa, indietro il crowdfunding
Per quanto riguarda gli investitori principali che hanno sottoscritto i minibond, il 2024 vede il primato di fondi e banche estere con il 33% dei volumi (hanno investito in poche operazioni ma con tagli significativi), seguiti dalle banche italiane (31%), dai fondi di private debt (18%) e dalla Cassa Depositi e Prestiti (10%).
Scende dai 22,17 milioni di euro del 2023 a 13,4 milioni, attestandosi ai valori minimi storici, il volume dei titoli collocati su piattaforme di crowdfunding.
Sono ancora pochi i fondi di credito specializzati e attivi sui minibond, oltre che sul direct lending: sarebbe quindi auspicabile allargare la platea degli investitori e riservare maggiore attenzione all’investimento nelle PMI non quotate.
Le sfide da superare
Nonostante ogni anno si affacciano sul mercato nuove aziende, grazie soprattutto al contributo di programmi supportati da garanzie pubbliche e da operazioni di sistema come i basket bond, resistono dei fattori frenanti, come i costi diretti di emissione.
Un altro aspetto su cui lavorare è la crescita del numero di arranger indipendenti, con un radicamento diffuso su tutto il territorio nazionale: a fronte di regioni, soprattutto nel Nord, dove il numero è abbastanza diffuso e stabile, ci sono intere province dove i minibond sono ancora un’opzione praticamente assente.
«Di fronte alle incertezze che caratterizzano l’economia, fra tensioni geopolitiche e rischi di recessione, il tema di supportare l’accesso al capitale per le PMI è quanto mai attuale – commenta Giancarlo Giudici, Responsabile dell’Osservatorio ed estensore del Report Minibond 2025. I minibond sono uno strumento che negli ultimi anni ha consentito alle imprese italiane di accedere a nuovi capitali e di acquisire competenze preziose per allacciare rapporti con gli investitori, tuttavia è un mercato che ha la possibilità di moltiplicare i volumi raggiungendo nuove emittenti e intercettando più capitali dal risparmio privato, con la necessaria intermediazione di investitori professionali specializzati».
Cosa è un minibond?
Per minibond si intendono i titoli di debito (obbligazioni e cambiali finanziarie) di importo inferiore a 50 milioni di euro emessi da società italiane non finanziarie (in particolare società di capitale o cooperative aventi operatività propria) non quotate su listini aperti agli investitori retail, che rappresentano una forma di finanziamento alternativa e complementare al credito bancario per diversificare le fonti e accedere al mercato competitivo degli investitori professionali, per lo più in preparazione di successive operazioni più complesse come il private equity o la quotazione in Borsa.