#define banking next

KYC: verso un approccio di sistema?

CRIF Know Your Customer

Benvenuti a questo nuovo episodio di define banking next, la serie di podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca organizza insieme a CRIF.

Il KYC, o Know Your Customer, è la corretta identificazione di un nuovo cliente da parte di banche e aziende finanziarie. È un tassello fondamentale per le attività di antiriciclaggio e di lotta al crimine finanziario, ad esempio per il contrasto alle frodi.

Un tema strategico in cui emerge un modello non competitivo. In cui, cioè, anche e altri attori collaborano per combattere il crimine. Ne abbiamo parlato in questo episodio del podcast #define banking con Fabrizio Arboresi, Senior Director CRIF. Benvenuto a Define Banking.

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AG. Introduciamo l’argomento KYC, anche per i non addetti ai lavori. C’è una ragione precisa per cui le aziende bancarie, e non solo loro, devono identificare i loro clienti e monitorarne nel tempo la profilazione di rischio e l’attività: prevenire il riciclaggio di denaro proveniente da attività criminali e anche le frodi. Come sta evolvendo la situazione in Italia?

FA. Nel corso del 2022 le segnalazioni di operazione sospette ricevute dalla UIF, cioè l’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia, sono state oltre 155.400, con un aumento dell’11,4% rispetto al 2021.

Questo incremento è principalmente riconducibile alle segnalazioni effettuate dai soggetti obbligati rientranti nelle categorie banche e Poste e agli IMEL che costituiscono, rispettivamente, il 56,5 % e il 16,4% del totale, confermando la dinamica in corso già nell’anno precedente.

Abbiamo usato l’ecosistema di dati CRIF Information Core, che conta oltre 40 fonti informative e più di 100 algoritmi, per analizzare i principali trend che emergono dai processi KYC che supportiamo ogni giorno per centinaia di aziende.

Sicuramente i casi sono in aumento: +44% rispetto al 2021 di privati che hanno ricevuto una sanzione o un provvedimento di tipo amministrativo o finanziario da enti quali ad esempio Banca d’Italia e Consob.

Lo stesso tipo di sanzioni è stato ricevuto dal 3,35% dei titolari effettivi, e qui la crescita sul 2021 è del 27,2%.

I soggetti che rientrano nella categoria di “wanted” sono pari allo 0,27% per i privati e allo 0,34% per i titolari effettivi; si tratta di persone ricercate da governi, autorità investigative nazionali e internazionali, quali ad esempio Interpol, FBI, DEA, DIA, o nominativi per i quali vige una “notifica di avvertimento” emesso da autorità di vigilanza e/o autorità finanziarie (tra le altre FINMA, FSA).

Guardiamo nel dettaglio alcune casistiche.

La normativa richiede di analizzare, quando si apre un rapporto con un cliente, la presenza di comportamenti anomali legati all’operatività creditizia: è uno degli aspetti che come CRIF siamo in grado di intercettare tempestivamente.

Nello specifico abbiamo rilevato un +51% di casi rispetto al 2020 in cui il volume delle operazioni creditizie dei clienti potrebbe non essere in linea con la categoria di appartenenza del cliente stesso.

Ad esempio, abbiamo riscontrato soggetti privati che risultano intestatari di oltre 10 finanziamenti attivi a loro nome.

Anche Banca d’Italia indica di porre attenzione a casi di questo tipo, perché potrebbero essere legati a potenziali situazioni di utilizzo di prestanome.

Altra tipologia di anomalia segnalata dal regolatore: l’estinzione anticipata.

Su questo fenomeno, l’analisi rileva come nello 0,03%, (percentuale in calo di circa il 12% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Ci sono anche situazioni in cui un soggetto ha estinto anticipatamente oltre 10 finanziamenti, restituendo prima le somme residue.

Ultimo esempio di aspetti che rilevano automaticamente i nostri sistemi: l’esistenza di collegamenti tra un soggetto privato e alcune imprese, anche se non sempre dichiarati al player finanziario.

Nel 2022 il 2,5% dei soggetti analizzati ricopre almeno una carica in un’azienda appartenente a settori particolarmente esposti al rischio riciclaggio, come i fondi pubblici, l’edilizia, la raccolta o lo smaltimento di rifiuti o la produzione di energie rinnovabili.

AG. I fondi pubblici attirano ovviamente l’attenzione della criminalità organizzata. C’è un dibattito intenso intorno al PNRR e alla necessità di monitorare le somme stanziate: che dati ci arrivano sui controlli relativi ai titolari effettivi delle imprese?

FA. I controlli antiriciclaggio sono essenziali per prevenire i rischi di infiltrazione criminale dei fondi pubblici, come quelli del PNRR.

Ed è fondamentale individuare subito eventuali sospetti di sviamento delle risorse rispetto all’obiettivo per cui sono state stanziate.

I processi KYC adottati dai player finanziari giocano sicuramente un ruolo chiave: uno dei temi a cui dare attenzione è quello dell’opacità delle imprese e della complessità di ricostruire la loro catena partecipativa.

Nel 3,8% dei casi l’indagine della catena partecipativa si estende su 3 o anche più livelli. E se consideriamo i gruppi con collegamenti esteri questa percentuale di casi complessi sale al 13,7%.

Per questo servono strumenti di analisi intelligenti, che consentono rapidamente di ricostruire la catena per risalire al Titolare Effettivo.

CRIF ha realizzato un motore proprietario che analizza in tempo reale anche catene complesse e che si estendono su più paesi, coprendo più di 450 milioni di aziende nel mondo.

Questo motore applicativo aderisce pienamente al framework regolamentare italiano e va a gestire le peculiarità societarie tipiche della nostra realtà nazionale, oltre a fornire una vista completa sulle aziende estere.

In questo momento la capacità di intercettare collegamenti con paesi come la Russia è importante alla luce delle sanzioni UE.

La tematica delle Sanzioni verso la Russia, ha alzato il livello di attenzione dei soggetti obbligati portandoli a effettuare controlli più stringenti. È interessante sottolineare come, nel 2022, anche il numero di soggetti presenti nelle Sanctions List sia praticamente raddoppiato rispetto al 2021.

AG. Le attività KYC sono soggette a una grande attenzione da parte del regolatore, della vigilanza, delle autorità. La lotta alla criminalità finanziaria assorbe moltissimo denaro per aggiornare tecnologie e strumenti. Quali sono le ultime evoluzioni?

FA. L’adeguata verifica antiriciclaggio è sicuramente un processo molto complesso e oneroso. Gli istituti finanziari e le aziende devono fare investimenti elevati per affrontare la complessità regolamentare, sempre crescente, e i possibili rischi sanzionatori e reputazionali.

Una verifica KYC efficace è ancora più importante oggi, con la digitalizzazione dei processi che impone di gestire volumi di richieste molto elevati, in tempi veloci e senza una relazione diretta con il cliente. Questo contesto offre il fianco a possibili comportamenti illeciti.

Insomma, siamo di fronte a un momento di forte discontinuità, è necessario un cambio di marcia generalizzato in tutti gli intermediari-finanziari. Per questo come Crif abbiamo investito e creato una piattaforma - KYC More - che ridefinisce il campo da gioco: lavora su un ampio ecosistema di dati grazie ad algoritmi intelligenti che verificano in tempo reale il profilo di rischio della persona fisica o giuridica, italiana o non.

È una soluzione as-a-service per migliorare l’efficacia delle verifiche tramite analytics e dati certificati, aggiornati e di qualità, abilitando la possibilità di avere informazioni e processi digitali con un frame standard e comune. Un ulteriore vantaggio che offre KYC More è l’integrazione automatica di informazioni sui privati e sulle imprese italiane e globali, attraverso la partnership con il network mondiale Dun&Bradstreet.

Non è tutto automatizzato e tecnologico, però. C’è una componente umana, imprescindibile, che approfondisce i casi che non sono gestibili totalmente in automatico. E qui abbiamo un team di operatori specializzati che mantengono elevati i livelli di efficienza.

Faccio un esempio concreto: la nostra piattaforma as-a-service fornisce un unico report con l’esito di 300 controlli automatici: poteri di firma, adeguata verifica della clientela, ricostruzione del titolare effettivo, evidenza di opacità dell’assetto societario, analisi dei legami societari, presenza in liste internazionali antiriciclaggio e altri.

Tutto questo per dire che anche su un tema delicato come il KYC, l’automatizzazione dei processi rappresenta un fattore di successo per rilanciare la redditività contenendo i costi operativi e il rischio reputazionale, nel pieno rispetto della compliance.

AG. Il KYC e la lotta alla criminalità finanziaria sono un obiettivo dell’intero sistema, su cui le banche possono collaborare. Ci fai qualche esempio di collaborazione?

FA. Beh, qui arriviamo a un riconoscimento molto importante: i due principali Gruppi bancari italiani – Intesa Sanpaolo e Unicredit – hanno scelto CRIF come partner per il loro percorso di collaborazione per il contrasto alla criminalità finanziaria e hanno integrato nei propri sistemi la nostra nuova piattaforma KYC More per gestire i processi di adeguata verifica della clientela.

È importante rimarcare che lo sviluppo di forme di collaborazione tra gli operatori finanziari è centrale nelle strategie adottate dagli istituti per adempiere agli obblighi normativi e per contrastare con sempre più efficacia i fenomeni del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo.

Accanto ad Intesa e Unicredit Come gruppo CRIF supportiamo sul tema KYC oltre 300 top player in Europa, tra banche di ogni dimensione, credito al consumo, p2p lenders, istituti di pagamento, moneta elettronica e compagnie assicurative. Tra questi basta citare BMW, Paypal, Credit Suisse, Volkswagen.

Tra i benefici ottenuti, (grazie al digital onboarding automatico che consente di accelerare l’onboarding di un nuovo cliente) citiamo la riduzione delle attività manuali degli addetti alla compliance fino all'85%. Il tutto nel pieno rispetto delle normative di riferimento italiane e multi-country (AML, GDPR, ecc.).

AG. Un commento di sintesi: qual è la ricetta per un KYC di successo?

FA. Gli ingredienti giusti per un nuovo digital KYC sono dati, advanced analytics, formazione specialistica, tecnologia e piattaforme software che motorizzino tutto ciò che può essere automatizzato, e che guidino al meglio l’attività di verifiche di II livello svolte dagli specialisti.