Rimandare le uscite di cassa, modificando ed estendendo i termini di indebitamento può essere una soluzione temporanea, ma le aziende devono affrontare i problemi operativi di base. È l’opinione di oltre la metà degli esperti di Turnaround & Restructuring coinvolti nella 19a edizione del Turnaround & Transformation Survey di AlixPartners.
Dalla survey emerge che gli executive leader del settore individuano nell’elevato costo del capitale il principale fattore di difficoltà, se non di crisi, per le aziende. Che viene peggiorato dai conflitti globali, dal cambiamento delle preferenze dei consumatori e dall’ascesa dell’intelligenza artificiale.
Ecco perché procrastinare, magari rimandando le uscite di cassa o posticipando le scadenze dei prestiti, non è una buona idea. Bisogna affrontare le sfide operative di un’azienda, preparandosi alle numerose scadenze previste per il triennio 2025 – 2027 nel mercato dei leveraged loan e del debito high yield. Una parte delle società sarà infatti in difficoltà per rifinanziare o ristrutturare il debito.
«Anche se non vedo in prospettiva picchi di attività di ristrutturazione come successo per la crisi finanziaria globale o la recente pandemia – commenta Mauro Trabatti, Partner & Managing Director del team Turnaround & Restructuring di AlixPartners –, mi aspetto che l’attuale tendenza all’intensificazione dell’attività continui per i prossimi due o tre anni. La cosa più importante per il management che si trova ad affrontare questo difficile contesto di ingente costo del capitale è essere realistici riguardo alle previsioni dei costi per servire il debito e riconoscere la crescente pressione che questi avranno sulla liquidità».
Il costo del capitale continuerà a crescere
Il 70% degli intervistati in Italia prevede che il costo del capitale di prestito rimarrà ai livelli attuali o aumenterà ulteriormente, contro un 30% che si aspetta una diminuzione. L’attesa di un calo è nettamente più bassa nel dato medio tra i paesi coinvolti nella survey (18%).
Il 28% degli intervistati afferma che la disponibilità di capitale aumenterà nel 2024, una percentuale in crescita rispetto al 6% del 2023, quando il 67% degli intervistati dichiarava che la disponibilità di capitale sarebbe diminuita.
Distressed M&A in aumento
Il 72% ritiene che le aziende stanno pianificando rifinanziamenti o la vendita di asset per raccogliere liquidità per ripagare i debiti e ridurre possibili rischi finanziari, come l’esaurimento della liquidità o l’inadempienza dei debiti. Le vendite di asset potrebbero presentarsi sotto forma di carveout e spin-off, con un conseguente aumento delle operazioni straordinarie. A tal proposito, il 65% ritiene che quest'anno le operazioni di distressed M&A aumenteranno.
Principali driver di crisi e ristrutturazioni nel 2024
La disponibilità o il costo del capitale, l’instabilità geopolitica e l’inflazione sono considerati i principali fattori di stress per le aziende a livello globale, a cui si aggiunge per l’Italia anche l’incapacità da parte del management di incidere sulla risoluzione delle problematiche.
L’instabilità geopolitica è considerata la principale sfida per l'economia globale nel lungo termine. Il 74% degli intervistati ritiene che le tensioni tra Stati Uniti e Cina porteranno direttamente a un aumento delle difficoltà per le aziende, mentre l’impatto dei tassi di interesse, del cambiamento climatico e dell’inflazione è in diminuzione.
Solo l’11,3% degli intervistati italiani, (in linea con la media globale), ha affermato che i cambiamenti climatici sono la sfida più grande con conseguenze economiche a lungo termine per il mercato globale, mentre maggior peso (19%, contro una media globale dell’8%) viene dato all’impatto dei cambiamenti demografici in atto.
Con una percentuale del 49% rispetto a una media globale del 31%, l’Italia spicca per aver individuato negli investimenti tecnologici un’altra importante sfida per le aziende che si trovano in situazioni di crisi o nel mezzo di processi di ristrutturazione.
«In una situazione macroeconomica di contrazione demografica e di produttività stagnante, l'adozione di tecnologie è l'unica strada percorribile e il rischio che l'aumento del costo del capitale influisca sugli investimenti e sull'adozione di tecnologia è un problema contingente – afferma Mauro Trabatti. Una visione di lungo termine da parte degli investitori privati nel finanziare la trasformazione tecnologica per creare valore e sostenere la crescita delle aziende sarà cruciale».
Resta la tensione sui mercati finanziari
Il 32% degli intervistati italiani pensa che scadenze e requisiti di accesso al credito diventeranno più restrittivi nei prossimi 12 mesi. Ed è diminuito il numero di aziende che sfrutta il mercato dei capitali per avere più liquidità: in Italia il 56% degli intervistati, contro una media globale del 38%, afferma che meno di un’azienda su quattro ne fa ricorso nel 2024.Cresce, intanto, il private credit, a fronte di un credito bancario meno disponibile.
Continuano le difficoltà per il settore immobiliare commerciale
Come nel 2023, il Commercial Real Estate rimane il settore che probabilmente più di ogni altro nel 2024 dovrà affrontare difficoltà a livello globale. Il 57% degli intervistati prevede infatti che il settore continuerà ad affrontare un'enorme pressione, seguito da Retail (41%) e Automotive (34%). Per quanto riguarda l’Italia, le maggiori preoccupazioni rimangono legate alla filiera dell’Automotive e al settore Retail.