Per gli intermediari finanziari l’analisi delle dimensioni ESG sta diventando sempre più rilevante nei processi di gestione del rischio e, al contempo, cresce la consapevolezza da parte delle imprese che migliorare il proprio livello di sostenibilità sia fondamentale nel rapporto con le stesse istituzioni finanziarie.
CRIF ha recentemente condotto una ricerca in collaborazione con il prof. Lorenzo Gai dell’Università degli Studi di Firenze che ha approfondito per la prima volta le istanze ESG nel mercato dei Confidi, attraverso l’applicazione dello score ESG di CRIF su imprese garantite presenti in EURISC – Il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF.
Ne è emerso che il 64% delle imprese finanziate o garantite da Confidi si trova in una situazione di dover fare investimenti per migliorare la propria valutazione ESG.
Lo score ESG non è solo un termometro del livello di adeguatezza verso la sostenibilità di un’impresa ma rappresenta una bussola.
Una volta individuate le aree di miglioramento delle imprese socie in ambito sostenibilità, i Confidi possono infatti fornire un servizio di consulenza a elevato valore aggiunto a loro favore.
Con l’obiettivo di evidenziare i singoli gap, simulare gli impatti di un miglioramento dello score ESG e accompagnare gli associati nella transizione con la proposta di prodotti di credito/garanzia dedicati, anche integrati con i bandi PNRR.
L’analisi per settori e aree geografiche
A livello di settori e aree geografiche, i migliori valori medi dello Score ESG di CRIF si collocano tra le imprese dei Servizi (2,55) e del Nord Ovest (2,58) mentre quelli peggiori tra le imprese del settore Primario (4,01) e in quelle del Sud e Isole (3,39).
Emergono inoltre interessanti gap delle imprese a livello di settore e zona geografica per singolo fattore ESG.
Nello specifico della dimensione Environmental:
- nel Primario e nel Commercio vi sono gap per quanto concerne il Factor Emission (esposizione al rischio fisico ed emissioni) e l’Environmental hazards (esposizione al rischio fisico);
- nell’Industria vi è un gap per quanto concerne il Factor Emission;
- nelle Costruzioni vi è un gap per quanto concerne la Waste Production (gestione dei rifiuti);
- il settore dei servizi risulta quello con la migliore valutazione ambientale complessiva.
A livello di fattori Social, il gap più critico è rappresentato dall’Employee Relationship (attenzione al dipendente o benessere dei dipendenti) del settore Primario e – in misura minore – dei settori Costruzioni e Servizi.
In particolare per il settore Primario il gap è presente in quasi tutte le zone geografiche.
Sul fronte della Governance, gli elementi di debolezza si ravvisano nella Strategy (attenzione alle strategie per la sostenibilità) per il settore Primario e nell’ambito della Ethical considerations (attenzione ai temi etici) per tutti gli altri settori.
La ricerca CRIF-Unifi ha indagato inoltre in maniera specifica il rischio fisico su cui si è recentemente focalizzata l’aspettativa di vigilanza di Banca d’Italia in materia di ESG.
Dall’analisi emerge un risultato molto elevato nel Nord Est e nel Sud e Isole, principalmente espressione del settore Primario e, in misura minore, del Commercio.
Nonostante l’estrema attualità e rilevanza, si ha la percezione che nel mondo dei Confidi il tema ESG non sia ancora pienamente sviluppato in tutte le sue componenti e potenzialità, in particolare per quanto attiene alle ricadute sulle PMI.
I Confidi dovranno inoltre curare la propria valutazione ESG, essendo parte attiva del finanziamento in qualità di garanti.
Per farlo, i Confidi dovranno migliorare la valutazione ESG del portafoglio garanzie e affidamenti diretti, intraprendere azioni volte al miglioramento delle componenti ESG evidenziandole nei bilanci e acquisire certificazioni ambientali.
Senza dimenticare che sarà fondamentale porre attenzione alla valutazione del rischio fisico all’interno dello score ESG, poiché una volta che si identifica e misura un rischio operativo di una impresa socia il passaggio successivo potrà essere la determinazione di maggiori accantonamenti per tutelarsi dal rischio stesso.