INTERVISTA

Hoist Finance: il mercato NPL verso la specializzazione

Hoist Finance mercato NPL

Andrea Giovanelli, Country Manager in Italia di Hoist Finance

Il 2024 di Hoist Finance è iniziato all’insegna dei grandi numeri. Nei primi tre mesi dell’anno, la multinazionale ha acquisito sul mercato italiano 1,3 miliardi di euro (GBV) di crediti, una netta accelerata rispetto ai 650 milioni del 2023. A maggio, poi, sempre Hoist ha ceduto a Cherry Bank e Sorec un portafoglio da 200mila linee di credito al consumo, per un valore lordo di 1,27 miliardi di euro.

«Stiamo cercando di essere tra le aziende che si preparano al futuro mercato della gestione del credito», spiega Andrea Giovanelli, Country Manager in Italia di Hoist Finance, in apertura della nostra intervista di commento all’Annual Unirec 2024. «E questa recente operazione di cessione va proprio in quella direzione: abbiamo selezionato delle asset class in cui altri operatori hanno una capacità di gestione migliore della nostra. Avremmo potuto investire per migliorare le nostre competenze, ma non avremmo ottenuto lo stesso risultato a pari tempo».

Questa specializzazione del mercato secondario è la chiave di volta per interpretare il futuro del settore della gestione del credito. «Mi aspetto uno scenario di flussi primari bassi e costanti – osserva Giovanelli – perché ormai banche e credito al consumo hanno imparato ad approfittare di un mercato liquido ed efficiente, andando a cedere il credito appena dà segnali di diventare problematico.

Nel sistema restano 250 miliardi di stock che le banche hanno ceduto con operazioni molto grandi, svolte secondo una logica industriale e indifferenziata. Questo stock richiede lo sviluppo di un mercato secondario, all’insegna proprio della specializzazione».

Il mercato secondario, poco conosciuto

Un mercato secondario che, in Italia, è in realtà più grande di quanto risulta dalle operazioni che finiscono sui giornali. Perché molte restano private. «Non tutte le aziende possono gestire ogni tipologia di credito – prosegue Giovanelli –, mentre sul mercato si può trovare uno specialista in grado di offrire un prezzo interessante per quegli stessi crediti. Questo processo è già in corso a livello europeo e accelererà ulteriormente».

Crediti deteriorati: cosa aspettarsi

C’è invece molto pragmatismo per quanto riguarda i flussi futuri di credito deteriorato, dopo anni in cui il tanto temuto tsunami non si è verificato. «Probabilmente c’è stato un cambiamento strutturale, nella nostra economia, e non abbiamo ancora compreso il nuovo paradigma – ipotizza Giovanelli. Sia le famiglie sia le imprese sono diventate più resilienti e hanno migliorato le loro capacità di pagamento.

È un segnale positivo. D’altronde, l’Italia mostra dei tassi di crescita economica magari non elevati, ma comunque migliori del previsto e, soprattutto, in linea con l’andamento del PIL dei nostri peer di riferimento. Non mi aspetto quindi un incremento dei flussi nel 2024 e nel 2025. Certo, c’è un incremento della componente relativa al credito garantito dalle misure speciali legate al Covid, ma è una quota relativa che aumenta all’interno di flussi stabili».

Cessioni mirate per le banche

In questo contesto, le banche dovrebbero riuscire a gestire in modo più mirato anche le operazioni sul mercato primario, differenziando i portafogli in base alla tipologia di credito.

«Questo risponde al trend di specializzazione – osserva Giovanelli – e noi, insieme ad altri investitori, ci accordiamo per fare una proposta congiunta in cui ciascuno va ad acquisire una componente del portafoglio.

Operazioni di questo tipo non erano ben viste fino a qualche anno fa, perché c’era il sospetto di accordi per calmierare il prezzo. Oggi, invece, è accettato dai venditori, che hanno compreso che si tratta, in realtà, di un modo per ottenere la migliore offerta su ciascun componente del portafoglio».

Una industria ancora poco matura per la tecnologia?

Ed è ancora più pragmatico l’atteggiamento per quanto riguarda l’innovazione tecnologica. Analisi dei dati e intelligenza artificiale hanno il potenziale per trasformare il settore, «ma la nostra industria ha meno di venti anni e stiamo ancora imparando molto – conclude Giovanelli – anche su come utilizzare i dati che acquisiamo insieme a un portafoglio. I margini di miglioramento su quello che già facciamo sono talmente ampi, che pensare all’intelligenza artificiale mi sembra precoce.

Vedo, invece, un certo interesse nella possibilità di leggere in modo automatizzato un database arricchito, per permettere a un gestore umano di usare la strategia e la procedura giusta per le posizioni più promettenti. Ma ci stiamo ancora lavorando: il nostro settore, anche per i volumi ridotti, non può essere sulla frontiera dell’adozione delle nuove tecnologie. Le adotteremo certamente, ma quando saranno ormai consolidate».