Più donne all’apice nelle aziende mid-market: il dato è in crescita in tutta Europa e l’Italia non resta indietro dimezzando la quota di realtà prive di donne nei ruoli manageriali. Con un passaggio dall’8,6% del 2024 al 4,2% nel 2025.
Ma il traguardo della parità di genere è ancora lontano. Grant Thornton, nel suo rapporto Women in Business 2025, evidenzia che, al ritmo attuale, una donna appena entrata nel mondo del lavoro dovrà lavorare per più di 25 anni prima di assistere a questo traguardo.
Lo studio Driving Diversity
Intitolato quest’anno Driving Diversity, lo studio analizza i progressi della rappresentanza femminile nei ruoli dirigenziali all’interno delle aziende del mid-market.
Nel 2025, a livello globale, le donne che ricoprono posizioni di leadership rappresentano il 34%, mentre nell’Eurozona la percentuale sale al 35% (dati in linea con rilevazione dello scorso anno, con lievi incrementi rispettivamente dello 0,5% e dello 0,3%).
L’Italia si allinea alla media europea, sebbene registri un lieve calo di un punto percentuale rispetto al 2024 (35,7%).
Ruoli apicali per le donne
A livello globale, il numero di imprese che non ha alcuna donna in posizioni di leadership è in netto calo; infatti, nel 2025 solo il 4,1% delle aziende del mid-market ha dichiarato di avere una leadership esclusivamente maschile, rispetto al 6,7% registrato nel 2024.
In alcuni Paesi, come Cina, Indonesia e Stati Uniti, questa percentuale è addirittura scesa a zero.
Anche in Italia si registra un significativo miglioramento, visto che la quota di aziende del mid market prive di donne nei ruoli manageriali si è più che dimezzata, passando dall’8,6% nel 2024 al 4,2% nel 2025.
La spinta del mercato
Le aziende sono sempre più sotto pressione da parte di investitori, clienti e stakeholder affinché aumentino la presenza femminile nei ruoli dirigenziali, con il rischio di perdere opportunità commerciali e investimenti se non dimostrano un impegno concreto in questa direzione.
In Italia il 42% delle imprese ha incrementato la presenza femminile nei ruoli dirigenziali in risposta alle sollecitazioni esterne.
In particolare, a esercitare maggiore pressione sono i potenziali nuovi clienti (23,2%) e le banche o enti finanziatori (21,1%), segno che l’inclusione sta diventando un parametro sempre più rilevante anche nelle valutazioni legate al credito.
Strategie per la parità
Per promuovere la parità di genere, in Italia le aziende danno priorità alla parità salariale (41,1%), al reclutamento e alla promozione delle donne nei ruoli di leadership (34,7%) e ai programmi di formazione (34,7%).
Tuttavia, il mentoring (15,8%) e il networking (14,7%) rimangono strumenti ancora poco utilizzati.
I settori più al femminile
Nel 2025, dal punto di vista dei settori, il turismo si posiziona al primo posto a livello globale con una rappresentanza femminile del 43,2%, seguito dal settore pubblico (41%) e dall’Healthcare (38,3%).
In fondo alla classifica, invece, troviamo il comparto Industrial Products, dove la presenza femminile nei ruoli dirigenziali si ferma al 28,7%.
«I dati del report Women in Business 2025 offrono segnali incoraggianti, come la significativa riduzione, sia a livello globale che in Italia, del numero di aziende prive di donne in posizioni manageriali – commenta Roberta Cipollini, Partner di Ria Grant Thornton. Tuttavia, il percorso verso una reale parità è ancora lungo. Il fatto che una giovane donna che entra oggi nel mondo del lavoro debba attendere oltre 25 anni prima di poter lavorare in un'azienda con una leadership equamente distribuita dimostra che esiste il concreto rischio di perdere una generazione di donne leader, privando le imprese del loro contributo e del valore che potrebbero apportare».
Simonetta La Grutta, Responsabile DE&I di Bernoni Grant Thornton, dichiara: «La crescente pressione da parte degli stakeholder, in primis investitori e clienti, sulla diversità di genere è un fattore molto positivo, perché dimostra che l'inclusione non è solo una questione etica, ma anche un elemento strategico per il successo aziendale; infatti, le imprese che adottano politiche concrete per la parità di genere non solo attraggono maggiori investimenti, ma beneficiano anche di una leadership più diversificata, che favorisce innovazione e competitività nel lungo termine».