Generalfinance. La tecnologia cambia il factoring, ma l’umano resta al centro

Factoring Generalfinance
Massimo Gianolli, Presidente e Amministratore Delegato di Generalfinance

Il mondo del credito alle imprese è al centro della trasformazione portata dalla tecnologia e dal digitale. E questo anche in ambiti molto specializzati, come il factoring.

In un episodio del podcast #defined banking abbiamo chiesto a Massimo Gianolli, Presidente e Amministratore Delegato di Generalfinance, di spiegarci come il digitale sta impattando su processi e modelli di servizio.

AG. Iniziamo, come sempre, dalle presentazioni. Che cosa è Generalfinance e come operate nel factoring?

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MG. Io amo definire Generalfinance “la clinica delle imprese”: è un’azienda che ha compiuto 40 anni nel 2022. È stata fondata da mio padre, io la conduco da 35 anni, e da sempre ci dedichiamo a far credito alle aziende che hanno difficoltà di accesso al normale mercato del credito.

Questa specializzazione ha quindi radici profonde: prima, negli anni ’90, rivolgendoci alla microimpresa, e successivamente nell'ambito di aziende più grandi e alle cosiddette distressed, cioè imprese che hanno necessità di cure.

In seguito, dal 2006, abbiamo sviluppato una grande specializzazione nelle procedure concorsuali e nell’alveo di tutti gli aspetti che riguardano la ristrutturazione del debito per salvaguardare l’impresa, i posti di lavoro e il Made in Italy.

Questa specializzazione oggi è il fiore all'occhiello di Generalfinance, perché ci ha permesso di crescere molto ed essere leader di mercato.

AG. Stavo rileggendo il piano industriale che avete adottato nel 2022. All'interno della strategia per i prossimi anni puntate molto su dati e digitalizzazione. In che modo la tecnologia sta cambiando sia il factoring in generale, sia la vostra attività?

MG. La tecnologia è un elemento fondamentale. Lo credo oggi e ci ho sempre creduto: non per nulla Generalfinance è l’unica società non bancaria che ha una piattaforma digitale totalmente proprietaria.

Questa piattaforma, dagli anni '90 è stata riscritta quattro volte. Abbiamo potuto sfruttare nuovi linguaggi per creare una piattaforma digitale: non era fattibile, venti anni fa.

È fondamentale anche la creazione di un Data Lake, a cui noi abbiamo lavorato per anni. Possiamo disporre dei dati in modo costante e continuo. Attraverso un infinito numero di query, possiamo verificare l’andamento dei nostri clienti oppure il corretto pagamento.

Ed estrarre una serie di indicatori per creare alert o, a loro volta, diventare strumenti che permettono di favorire un migliore incasso e hanno vantaggi diretti per la nostra clientela.

Quindi io credo che questo sia il futuro e non per nulla è da oltre trent'anni che investiamo in tecnologia e in strumenti per permettere di avere i dati sempre sotto mano.

AG. La piattaforma, come hai appena raccontato, è stata aggiornata più volte. Il tema del momento è l’intelligenza artificiale: come state lavorando in questo ambito?

MG. L’AI fa parte sia dei nostri progetti di sviluppo sia di alcune cose che già esistono. Ricordiamoci che l’intelligenza artificiale deve essere al servizio dell’uomo: la prima intelligenza in cui investo è quindi quella dei miei collaboratori e delle persone che lavorano in Generalfinance, che sanno sfruttare sapientemente gli strumenti sempre più raffinati che la tecnologia mette loro a disposizione.

Grazie ai dati, oggi il nostro team può semplificare determinati processi, oppure avere informazioni strutturate, organiche, già miscelate e pronte per quello che l’intelligenza artificiale può fare.

L’AI è un grosso vantaggio, sì, ma chi opera nel nostro settore deve ricordare che una società di factoring deve fare un abito su misura per l’impresa e per l’imprenditore clienti. È quindi uno strumento da usare, ma che non può sostituire la capacità dell’uomo di definire e strutturare le operazioni finanziarie sulle reali necessità dell’impresa o dell’azienda.

Quindi ben venga l’intelligenza artificiale, ma sotto il controllo dell’uomo. Ho aperto l’intervista definendo Generalfinance una clinica per imprese: ecco, nel pronto soccorso servono dei medici, non dei robot.

AG. Il mondo del fintech, con cui ci relazioniamo molto spesso anche qui nel nostro podcast, guarda con molto interesse alle imprese e anche a strumenti come il factoring. Quali spazi di collaborazione, oppure di competizione, vedete con queste realtà emergenti?

MG. La collaborazione è certamente un elemento importante: non vedo sovrapposizioni, bensì la possibilità di creare percorsi paralleli, joint venture o anche unioni fra una società di factoring e una fintech.

Non ho mai temuto la concorrenza, anzi, credo che il mercato debba diversificarsi e che vada favorita la crescita, la nascita e lo sviluppo di operatori, anche innovativi.

Proprio perché parlo dalla prospettiva di un’azienda altamente innovativa: non vedo minacce ma potenziali partnership, alcune delle quali già in esecuzione.

È interessante allargare la gamma di prodotti di una società di factoring, oppure per cercare di automatizzare alcuni processi a favore delle PMI e delle microimprese, che hanno meno necessità di operazioni tailor made e stabiliscono un rapporto con il factor che è meno complesso da gestire. Le società di factoring potrebbero così riuscire ad avere un maggiore spettro d’azione.

 

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