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ESG: credito e finanza acceleratori della "rivoluzione verde"

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In questo episodio di Define Banking Next, il podcast sulla Banca del futuro realizzato da AziendaBanca insieme a CRIF, parliamo della rivoluzione ESG.

Un tema che sappiamo essere al centro dell'attenzione ormai da anni, ma che è diventato forse ancora più di attualità nel contesto di oggi.

Approfondiamo meglio questo tema con il nostro ospite Vito Antonio Furio, Senior Sales Director di CRIF.

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AG. Allora, iniziamo dall'acronimo ESG che, lo sappiamo, sta per Ambiente, Società e Governance. È un tema prioritario da un po’ di tempo oramai per tutte le organizzazioni economiche, ma possiamo dire che la componente E, quella relativa all'ambiente, sia quella più sentita e di urgenza?

VF. Sì, Alberto, certamente. Il tema della transizione verso business sostenibili va affrontato ora. Per un'impresa, essere sostenibile significa ridurre l'uso di combustibile fossile e quindi le emissioni, ma anche utilizzare meno materie prime e preservare così l'ambiente.

Che sia un tema urgente ce lo dice anche l'attualità, con due fortissime evidenze. Da una parte abbiamo i costi energetici, in crescita dalla fine dello scorso anno, soprattutto a causa del conflitto russo-ucraino, che ha rallentato le catene di approvvigionamento delle materie prime. Dall'altra, ci sono gli effetti catastrofici che derivano dalla crisi climatica, che sono sotto gli occhi di tutti. L'ultimo esempio è la recente alluvione nelle Marche.

D'altronde, lo’European Green Deal pone come obiettivo quello di ridurre le emissioni del 60% e il consumo di energia del 14% entro il 2030, per poter poi raggiungere la neutralità delle emissioni entro il 2050. Una recente analisi CRIF - Nomisma ha evidenziato inoltre che più della metà delle imprese intervistate, il 63%, sono pronte ad impegnarsi nel fattore E, quello ambientale delle ESG.

Per le imprese si impone l'urgenza di accelerare la conversione verso fonti rinnovabili oppure di orientarsi verso una produzione più sostenibile e pulita di gas e petrolio. Ma non solo; c’è anche bisogno di rivedere i cicli di produzione e ridurre l'utilizzo delle materie prime, con la necessità di accelerare verso l'economia circolare.

Se non si attua un cambiamento repentino, fenomeni come inondazioni, frane, ondate di calore, freddo, siccità influenzeranno sempre di più l'attività delle imprese. Entro il 2050 abbiamo stimato che un terzo delle imprese italiane sia a rischio di perdita economica a causa di questi fenomeni naturali. Lo scenario peggiora al Sud e nelle isole, dove la metà delle imprese attive è esposta a rischio fisico alto o molto alto.

AG. In questo scenario quale può essere il ruolo degli istituti finanziari e del settore bancario più in generale?

VF. Lo abbiamo detto altre volte ed è utile ripeterlo: i player finanziari sono chiamati a giocare un ruolo chiave. Le banche sono fondamentali per diffondere una maggiore consapevolezza e cultura green tra le imprese, attraverso lo sviluppo di prodotti di finanza verde e la promozione di percorsi per accompagnare le imprese verso questa transizione.

In Italia, il 60% delle aziende attualmente presenta un’adeguatezza ESG medio-bassa e ha spazi di investimenti in sostenibilità che devono essere indirizzati. Ovviamente, l'opportunità di erogare finanziamenti green richiede la capacità di riconoscere il livello di sostenibilità delle controparti e delle iniziative ESG che promuovono.

In altre parole, le banche devono effettuare sia una corretta analisi dell'adeguatezza dell'impresa verso i criteri di sostenibilità, che una valutazione del merito creditizio per individuare e premiare le aziende più virtuose. D'altra parte, il framework regolamentare, con le linee guida EBA su Loan Origination e Monitoring, impone ai player finanziari un'attenta ponderazione dell'impatto dei rischi associati ai fattori ESG nel mettere a punto il proprio appetito per il rischio.

Valorizzare i fattori ESG per le banche rappresenta un'opportunità. Dati alla mano, le nostre analisi sul portafoglio business evidenziano come le aziende green abbiano indubbiamente un profilo di minor rischio e dunque rappresentino dei clienti migliori.

Nel dettaglio, le aziende con un’elevata adeguatezza ai parametri ESG hanno un rischio di credito di circa il 44% inferiore rispetto alla media del portafoglio; di contro, le aziende con scarsa adeguatezza ESG hanno un livello di rischiosità più che doppio rispetto alla media del portafoglio.

Anche nel caso dell’ESG al centro del business del credito c’è la conoscenza del cliente, grazie alla disponibilità di informazioni. Affrontare il tema della sostenibilità con lungimiranza strategica significa quindi conoscere in maniera approfondita i fenomeni e le caratteristiche di clienti e prospect.

CRIF supporta i player finanziari in questa sfida, mettendo a disposizione uno score ESG sintetico su tutte le aziende italiane, arricchito dal calcolo di oltre 100 variabili e KPI, per ogni singolo fattore E-S-G. Abbiamo sviluppato una suite di indicatori sulla base di informazioni puntuali, statistiche, geografiche e di settore.  

Tutto ciò non basta, per le aziende corporate impieghiamo gli analisti di CRIF RATINGS, per produrre il Rating ESG.

I player finanziari in questo modo possono avere accesso a un mix di competenze, analytics e a un patrimonio informativo “ready to use” per costruire prodotti di finanza sostenibile, con particolare attenzione alle imprese più in linea con i loro piani.

AG. Parlando di ESG, in Italia è inevitabile toccare anche il tema del PNRR.

VF. Qui si entra nel tema dell’ESG come opportunità per il sistema Italia. Per accompagnare le imprese nella transizione verde, il PNRR prevede circa 60 miliardi di euro, cioè circa un terzo delle risorse complessive previste dal piano.

I player finanziari sono chiamati a dare un forte contributo nella messa a terra operativa degli obiettivi del PNRR.

Da un lato, le banche possono candidarsi per canalizzare e persino anticipare i fondi del piano attraverso lo sviluppo di prodotti di finanza verde e con la promozione di Green Journey a supporto delle aziende, ad esempio per l'installazione di pannelli fotovoltaici.

Dall'altro lato, le banche possono fornire informazioni e consulenza sulle opportunità e gli strumenti di finanza agevolata del piano, aiutando le imprese a ottenere questi fondi nel percorso di transizione.

AG. Molte imprese si staranno chiedendo, in concreto, che cosa possono fare per ridurre il loro impatto sull’ambiente e avviare una transizione green.

VF. Ci sono molti modi in cui le aziende possono contribuire a proteggere l'ambiente. Da una nostra recente analisi emerge che le PMI e le aziende Corporate, investendo strategicamente nella sostenibilità, possono ridurre i loro consumi di una percentuale tra il 10% e il 30% l'anno, senza diminuire il servizio e la qualità delle operazioni aziendali.

Si tratta di diventare più efficienti dal punto di vista energetico, quindi si migliora il conto economico e si riducono le emissioni di gas serra. CRIF ha svolto anche un'analisi su un campione rappresentativo di 900.000 imprese, da cui è emerso che il 73% delle imprese ha un impatto medio alto, in particolare quelle di grandi dimensioni del settore chimico ed edile.

Per una vera transizione green, le iniziative devono però coinvolgere tutta la filiera e non solo la singola impresa. L'economia circolare si pone l'obiettivo del riciclaggio dei materiali e del riutilizzo dei prodotti finiti, ma guarda anche a massimizzare le risorse su tutta la supply chain.

Ricordiamoci che l'impatto ambientale di un'impresa è determinato fino al 90% dai propri fornitori.

Per aiutare le imprese nel processo di trasformazione, CRIF ha realizzato la Digital Platform SynESGy, che permette alle imprese di misurare il proprio livello ESG e ottenere un certificato sulla propria adeguatezza agli standard ESG. Sulla parte del risultato, le imprese possono tracciare un percorso equilibrato verso la sostenibilità, migliorando le performance economiche e la redditività, ma sempre nel rispetto dell'ambiente.

SynESGy è stata lanciata circa un anno fa ed ha già raccolto l'adesione di oltre 350 capi filiera per un network di più di 300.000 imprese censite e in fase di censimento.

AG. Allora stiamo parlando di neutralità climatica ed è indispensabile, direi, parlare anche di immobili e del loro efficientamento energetico.

VF. Corretto. Gli immobili sono il fulcro dello sviluppo sostenibile. Dagli immobili, infatti, deriva ben il 40% dei consumi energetici e il 36% delle emissioni di gas serra in Europa. In particolare, l'80% del patrimonio immobiliare italiano si colloca nelle classi energetiche più scadenti, cioè E, F e G.

CRIF ha già inserito nelle proprie perizie il calcolo dell'APE per attestare la prestazione energetica e il calcolo del rischio fisico. Inoltre, mette a disposizione il simulatore Green BEES, acronimo di Building Energy Efficiency Simulator, appositamente pensato per quegli istituti che propongono mutui green o finanziano gli interventi di riqualificazione energetica su immobili di proprietà.

AG. Stiamo parlando di edifici ed è moltissimo tempo che si dibatte sui meccanismi e sulle problematiche legati al SuperBonus 110% in particolare, e ai bonus edilizi più in generale. Sappiamo che le banche qui hanno un ruolo di primo piano perché sono l'agevolatore di queste misure. Però sono state anche messe più volte in difficoltà da una normativa in continua evoluzione che ha portato a sospensioni e a parecchie polemiche. Allora, nella complessità della materia, ci puoi illustrare brevemente quale è la situazione attuale e magari vediamo anche quali strumenti ha messo a punto CRIF a supporto del mondo bancario in questa situazione che si è evoluta nel tempo.

VF. Gli incentivi fiscali legati al Superbonus e ai bonus edilizi sono una grande opportunità per il nostro Paese, per la messa in sicurezza e l'efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano, notoriamente obsoleto e fonte di elevati consumi.

Iniziamo a spiegare il ruolo di CRIF. Da oltre due anni supportiamo banche, privati e imprese per accompagnare nel percorso di cessione dei crediti fiscali. Abbiamo costruito una suite di servizi per il finanziamento e per l'acquisizione del credito di imposta a disposizione degli istituti di credito per fornire ai clienti finali, e alle imprese che svolgono i lavori, un servizio valutativo e tecnico con un approccio consulenziale.

L'obiettivo è finanziare gli interventi di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare nel rispetto delle normative, anche sotto gli aspetti che riguardano l'ESG.

Dopo un primo momento in cui ci siamo concentrati sui servizi tecnici richiesti dalla normativa, quali APE e assicurazione tecnica, oltre ad altri servizi complementari come ad esempio l'analisi di congruità del prezzo del progetto, l'interesse delle banche clienti si è indirizzato verso l'attività di due diligence.

La due diligence è una sorta di seconda opinione prodotta da CRIF sulle asseverazioni svolte da altri tecnici per fornire un confronto da parte di un soggetto indipendente sulla correttezza dei lavori effettuati, e quindi, sulla bontà dei crediti fiscali acquistati.

AG. Il primo punto di svolta è stato a metà novembre 2021, con l'emanazione del decreto antifrodi. Qui c'è stato un cambiamento importante che ha portato, diciamolo, anche una certa confusione per le famiglie che stavano valutando se avviare o meno dei lavori. Che cosa è cambiato con il decreto antifrodi e a che punto siamo oggi.

VF. Questa seconda fase, che parte proprio con il decreto antifrodi, è la risposta agli utilizzi fraudolenti degli incentivi che hanno portato danni miliardari all'erario.

Sono state date regole restrittive impedendo il trasferimento illimitato del credito. La conseguenza è stata, di fatto, il blocco della propensione all'acquisto dei crediti fiscali da parte delle banche. O comunque gli istituti finanziari si sono fatti molto più rigorosi nei controlli nella fase di acquisto.

A giugno 2022, l'Agenzia delle Entrate alza l'asticella con la Circolare 23/E: le banche diventano responsabili in solido in caso di frode se non adottano una qualificata ed elevata diligenza professionale. L'Agenzia elenca anche, in linea di massima, gli indicatori da controllare per mettere in campo la diligenza richiesta.

Nel dettaglio: verificare che i lavori siano stati effettuati, eseguiti e che non vi sia sproporzione tra l'importo dei lavori, il credito ceduto e il valore degli immobili.

CRIF è stata così coinvolta da alcuni istituti primari per effettuare questi controlli con sopralluoghi fisici presso gli immobili e verifiche documentali sulla congruità dei costi.

Va detto, che una norma concepita per responsabilizzare gli istituti ha di fatto bloccato la propensione all'acquisto di crediti fiscali da parte delle banche, perché c'è timore di essere chiamati a rispondere in solido nelle situazioni di frode, anche quando in buonafede.

AG. E oggi che cosa sta succedendo? Come potrebbe sbloccarsi la situazione?

VF. Pochi giorni fa, parliamo di settembre 2022, c'è stato un nuovo intervento normativo nel Decreto Aiuti bis, che ha attutito queste regole, limitando la responsabilità delle banche solo in caso di dolo o colpa grave. Di fatto, sono stati alleggeriti i rischi per i cessionari bancari, che dovranno comunque esercitare controlli idonei sui crediti acquisiti.

Oggi siamo in attesa di nuove indicazioni da parte dell'Agenzia delle Entrate che dovrà, alla luce di questi emendamenti, riformulare la Circolare 23/E e in merito alle responsabilità in solido delle banche rimettere a fuoco i controlli da eseguire.

Come CRIF abbiamo comunque l'esperienza, l'organizzazione, le basi dati per supportare le banche anche nei nuovi controlli richiesti da parte del regolatore.

In un contesto economico così delicato come quello che stiamo vivendo, non possiamo permettere che si blocchi nuovamente il meccanismo virtuoso delle agevolazioni fiscali sugli immobili.