L’attuale scenario macroeconomico pone una sfida importante alle aziende italiane che importano o esportano.
Ne abbiamo parlato con Marta Bonati, Country Manager di eBury, una realtà specializzata in gestione del rischio di cambio e pagamenti internazionali.
AG. Quali sono le conseguenze dello scenario macroeconomico e dell’andamento del mercato valutario sulle aziende italiane che hanno rapporti commerciali con l’estero?
MB. La situazione geopolitica attuale ha portato significative sfide per l'economia globale e l'Italia non è immune. Se pensiamo al conflitto Russia - Ucraina nell'ultimo anno e mezzo, sicuramente le sanzioni economiche nei confronti della Russia hanno avuto un impatto negativo molto significativo su diversi settori dell'economia domestica.
Per dare un dato, attualmente le restrizioni che l'Unione europea ha imposto alla Russia rappresentano oltre il 44% dell'interscambio commerciale tra Italia e Russia. Il settore sicuramente più impattato in Italia è stato quello dell'energia, perché il nostro Paese dipende per quasi metà delle proprie fonti energetiche fossili dalla Russia, ma in realtà anche altri segmenti dell'import hanno risentito negativamente di tale situazione.
Pensiamo al comparto metallurgico, ma anche a quello della carta e del legno, il settore dei prodotti alimentari e agricoli. E questo è solo l'import.
Anche lato export l'Italia è stata, e continua a essere, fortemente legata al mercato russo, quindi il conflitto Russia - Ucraina è stato, sicuramente, il principale fattore di destabilizzazione e volatilità per le imprese italiane nell'ultimo anno e mezzo.
Guardando invece al futuro dell'economia italiana, secondo me il quadro di previsione è sostanzialmente cauto e credo che le sfide che le aziende italiane si troveranno ad affrontare per il prossimo biennio siano legate essenzialmente alla transizione energetica, alla digitalizzazione e, più in generale, all'innovazione sostenibile.
Queste, che sono sicuramente delle sfide, a mio avviso rappresentano delle opportunità di sviluppo per le piccole e medie imprese. Opportunità per sviluppare in modo diverso l'export, per ridefinire le proprie strategie, per cercare mercati di sbocco differenti da quelli passati e, ancora, per accelerare l'innovazione della propria offerta.
L'ultimo elemento che secondo me dobbiamo continuare a tenere in considerazione e che potrebbe continuare a essere fonte di preoccupazione per le aziende nazionali è il fattore inflazione. Nell'ultimo anno, l'inflazione si è mantenuta su livelli molto elevati e probabilmente questo tipo di scenario continuerà a persistere anche nel corso del 2023 e, forse, per buona parte del 2024.
AG. eBury è una realtà specializzata in gestione del rischio di cambio: veniamo allora all'importanza della gestione del rischio di cambio per le imprese in questo contesto. Che cosa significa proteggersi dalle fluttuazioni del mercato valutario? Quali sono le principali sfide che incontrano le imprese?
MB. Gestione del rischio di cambio significa proteggere il risultato economico della propria azienda dal rischio che le fluttuazioni del valore di una valuta possono avere sul risultato stesso dell'impresa.
Faccio un esempio concreto: ipotizziamo di avere un'azienda italiana che esporta negli Stati Uniti, vendendo in dollari americani. Se l'organizzazione italiana fissa il prezzo del prodotto a 10 dollari al pezzo, qualora si verificasse sul mercato dei cambi una svalutazione del dollaro americano rispetto all'euro, l'impresa si troverebbe a incassare un corrispettivo in euro inferiore rispetto a quello che aveva preventivato. Questo perché il valore in euro del proprio prodotto, venduto negli Stati Uniti a 10 dollari, con una svalutazione della moneta USA equivale a meno euro.
Coprirsi dal rischio di cambio vuol dire attuare delle strategie, utilizzare dei prodotti che facciano sì che il controvalore in euro dei propri prodotti venduti negli Stati Uniti rimanga invariato, indipendentemente dalle fluttuazioni del tasso di cambio euro dollaro; è importante gestire il rischio di cambio per proteggere il risultato economico dell'azienda da eccessiva volatilità.
È fondamentale gestire il rischio di cambio anche per rimanere competitivi sul mercato. Torniamo all’esempio della nostra azienda italiana, che vende negli Stati Uniti ma potrebbe approvvigionarsi, ad esempio, sul mercato cinese per alcuni componenti o materie prime.
Verosimilmente l'azienda italiana pagherà le proprie materie prime in renminbi: qualora ci fosse un apprezzamento del renminbi, l'organizzazione italiana si troverebbe soggetta a maggiori costi di approvvigionamento che potrebbero, a loro volta, tradursi nella necessità di alzare i prezzi offerti ai propri clienti.
Quindi, ancora una volta, qualora l'azienda italiana riuscisse ad attuare una strategia di gestione del rischio cambio, in questo caso dell’euro rispetto a valuta cinese, sarebbe in grado di stabilizzare il costo a cui si approvvigiona e - di conseguenza - di mantenere pressoché invariati i costi di offerta dei prodotti al pubblico.
In questo caso, la gestione del rischio di cambio non solo ha permesso di stabilizzare il risultato dell'azienda, ma anche alla stessa impresa di rimanere competitiva sul mercato.
In generale, possiamo, quindi, dire che la gestione del rischio di cambio è importante perché permette all'azienda di avere una pianificazione finanziaria più efficace e di gestire in modo più semplice i flussi finanziari futuri.
AG. Che rapporto avete con le banche tradizionali? Come vi distinguete da loro e come collaborate?
MB. Parto dai fattori che ci differenziano. A mio avviso le differenze riguardano essenzialmente due aspetti.
Il primo è relativo al modo in cui noi seguiamo il cliente. Quando un’azienda lavora con una banca tradizionale commerciale, solitamente viene seguita da un gestore a 360 gradi, ma, nella maggior parte dei casi, tale professionista non è esperto né di cambi né di pagamenti e incassi internazionali in valute diverse dall'euro.
Il team di persone che lavora in eBury, e che segue quotidianamente i nostri clienti, è specializzato in mercato dei cambi, pagamenti internazionali e flussi commerciali cross-border e quindi riesce a dare all’organizzazione un servizio molto più tailor made e focalizzato su tali esigenze.
Il secondo è che noi, essendo una fintech, offriamo servizi attraverso strumenti che hanno un elevato contenuto tecnologico.
Tale contenuto tecnologico non sostituisce il rapporto umano o la consulenza che c'è tra il cliente e le persone che lavorano, ma permette di fornire i nostri prodotti in modo molto più veloce ed efficace.
Se l'azienda italiana di cui parlavamo prima decidesse di iniziare a vendere sul mercato statunitense in dollari americani, avrebbe bisogno quasi sicuramente di un conto valutario in dollari.
In eBury riusciamo ad aprire conti virtuali in dollari per i nostri clienti in meno di un giorno lavorativo, tempestività non ancora offerta dal canale bancario.
Veniamo alla collaborazione: abbiamo già delle partnership in essere con alcune banche commerciali italiane, ci affianchiamo a loro per offrire ai clienti tutta una serie di servizi relativi, ad esempio, a valute emergenti o esotiche, che le banche tradizionali ad oggi non sono ancora in grado di gestire.
AG. Che obiettivi ha eBury per i prossimi anni?
MB. Stiamo continuando a lavorare per espandere la nostra rete di partner strategici e ci stiamo orientando ultimamente soprattutto su player che siano focalizzati in determinate aree del mondo.
Stiamo cercando partner che ci permettano di consolidare o accelerare la nostra crescita in Paesi in cui, a volte, siamo già presenti ma dove vogliamo espanderci ulteriormente, oppure in aree di maggior interesse per gli imprenditori italiani.
Per il prossimo biennio puntiamo, inoltre, a consolidare la nostra posizione sul territorio italiano e ad accelerarne lo sviluppo.
E per farlo abbiamo pianificato degli investimenti significativi sia sul lato risorse umane che in ambito tech: stiamo ampliando l’organico della filiale italiana di eBury e abbiamo stanziato anche consistenti fondi in ambito tecnologico, proprio perché la nostra anima è quella di una società che fornisce prodotti e soluzioni finanziarie ad elevato contenuto tecnologico.
Nel 2021 Marta Bonati aveva già partecipato ad un episodio del podcast Define Banking, occasione in cui aveva raccontato la realtà e gli obiettivi di eBury.
AG. Come siete posizionati in Italia?
MB. Sin dall’inizio, il nostro obiettivo in Italia è accompagnare le PMI nel business internazionale con soluzioni finanziarie su misura che, fino a poco tempo fa, le banche riservavano solo alle grandi aziende.
In eBury abbiamo sviluppato una tecnologia proprietaria per offrire una combinazione unica di soluzioni che coprono pagamenti, gestione valutaria e finanziamenti per rispondere alle esigenze delle imprese e accelerarne la crescita all’estero.
Offriamo soluzioni per sterilizzare il rischio di eventuali perdite dovute, ad esempio, all'oscillazione dei cambi; oppure per quanto riguarda invece la gestione dei flussi internazionali il nostro punto di forza risiede nella possibilità di trattare oltre 140 valute e di potere aprire per le nostre aziende dei conti correnti in tempi molto rapidi in oltre 20 paesi.
AG. Il vostro target primario sono PMI e MidCap: perché, secondo voi, c’è bisogno di un’offerta FinTech per queste realtà?
MB. C’è bisogno di FinTech perché il commercio internazionale è cresciuto in termini di volumi e di transazioni per le imprese italiane. Che si trovano a gestire pagamenti e incassi anche in valute non facilmente trattabili: dollari e sterline, certo, ma anche valute più complesse come quelle dei mercati emergenti.
Lavorare con valuta estera comporta un rischio intrinseco per l’azienda: la volatilità del mercato dei cambi può impattare in modo negativo sul risultato economico che deriva dalla gestione caratteristica di un’impresa. Noi ci rivolgiamo alle PMI perché le banche tradizionali offrono a questo segmento un servizio approssimativo, magari limitato alle principali valute. Oppure perché sono servite da gestori non specializzati.
eBury propone un servizio da grande impresa, a tutte le aziende.
AG. eBury è una realtà internazionale: questo bisogno di soluzioni ad hoc non è quindi una specificità delle aziende italiane.
MB. Le esigenze, a volte le difficoltà, che le nostre aziende italiane si trovano ad affrontare quando si rivolgono verso l'estero sono comuni alle imprese di altri Paesi, sia in Europa Continentale, penso a Spagna e Germania ad esempio, ma anche mercati molto lontani dal nostro, come Canada, Australia e Brasile.
AG. Come si racconta la vostra offerta digitale a un pubblico, quello delle PMI, che non sempre ha una propensione spiccata per i servizi più innovativi?
MB. eBury lavora sia sul canale diretto sia tramite collaborazioni con partner bancari, assicurativi o associativi. Noi offriamo servizi con un elevato contenuto tecnologico, ma lo veicoliamo tramite persone di elevata professionalità che lavorano all’interno della nostra struttura.
Siamo quindi in contatto diretto con il cliente per comprendere a fondo le esigenze dell’impresa, anche con lunghe discussioni per approfondire tutti i temi. Questo rapporto costante fa sì che la relazione personale resti un cardine del nostro servizio. E quindi il digitale non è un ostacolo, perché il cliente non ha difficoltà a capire e accettare il contenuto tecnologico del nostro servizio. È solo uno strumento per rendere più efficace e rapido il lavoro delle nostre persone.
AG. Parlavamo di collaborazioni: come lavorate con il Finance tradizionale? E con le altre FinTech?
MB. Il canale indiretto è molto importante per noi. Qualche anno fa, sembrava che FinTech e banca tradizionale fossero in contrapposizione, oggi si è imposta la cooperazione e le FinTech sono considerate complementari alla banca.
Un’importante partnership è con Sace-Simest: combiniamo i nostri servizi per ottimizzare il capitale circolante e l’assicurazione del credito. eBury permette di incassare oltre 30 valute differenti, coprendo molti dei Paesi in cui Sace opera.
Una seconda collaborazione già attiva è quella con Workinvoice. Con loro condividiamo il modus operandi tipico del fintech e offriamo alle aziende soluzioni sia di finanziamento delle esportazioni sia di gestione del rischio cambio.
Altre partnership sono in fase di pilota. Stiamo lavorando con un importante gruppo bancario per integrare le potenzialità di finanziamento della banca con le nostre soluzioni.
AG. Qual è il profilo ideale della vostra banca partner? Una banca medio-piccola?
MB. Ci rivolgiamo anche alle banche locali perché lavorando con loro possiamo essere più vicini al territorio di riferimento e al cliente finale. Alla banca permettiamo di offrire servizi di pagamento crossborder con una flessibilità e capillarità geografica che le realtà più piccole non riuscirebbero ad avere.
Lavoriamo anche con Associazioni di categoria, Camere di Commercio o consulenti indipendenti che nella loro attività seguono già PMI italiane nei processi di internazionalizzazione.