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Antiriciclaggio: lo scenario in Italia. I dati CRIF

Antiriciclaggio: lo scenario in Italia

Fabrizio Arboresi, Senior Director di CRIF

Nel nostro Paese il rischio di riciclaggio risulta ancora essere purtroppo un fenomeno rilevante. La grande disponibilità di risorse pubbliche messe in campo sia dall’Italia sia dall’Europa per affrontare la pandemia e la conseguente crisi economica ha attratto e ampliato il campo di azione dei criminali.

Le ulteriori ingenti disponibilità previste dal PNRR e i negativi impatti economici conseguenti all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia accrescono ulteriormente il rischio di illeciti a danno di cittadini e imprese.

L’osservatorio “Know Your Customer & Business Lookout”, realizzato da CRIF facendo leva sul proprio ecosistema di dati e algoritmi, ha analizzato complessivamente un campione di 2,2 milioni di persone fisiche e 5,8 milioni di imprese (di cui 2 milioni società di capitali) per tracciare le principali caratteristiche dei soggetti ed esiti KYC di oltre 150 player finanziari italiani.

A seguire focalizziamo l’attenzione sulle evidenze emerse relativamente al profilo delle imprese e dei gruppi aziendali.

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Le catene partecipative, i gruppi e i collegamenti con l’estero

L’analisi CRIF mostra che il 2,9% delle aziende ha una catena partecipativa particolarmente complessa, che prevede l’indagine di 3 o più livelli della catena societaria, fenomeno in calo del 24% rispetto all’anno precedente.

I casi di opacità riprendono situazioni in cui si riscontra la presenza nella catena di risalita di fiduciarie o trust oppure società estere registrate in Paesi dove non vige l’obbligo di dare visibilità su quote e cariche.

In particolare, l’analisi rileva che nello 0,75% dei casi la risalita porta a una fiduciaria, dato in calo rispetto agli anni precedenti, e nel 2,10% si arriva a società cancellate, o cessate, che risultano ancora come socio diretto o indiretto nel processo di risalita.

Considerando le variazioni che intervengono sugli assetti societari, lo studio CRIF evidenzia che ogni mese il titolare effettivo varia nell’1% delle società monitorate, dato che può cambiare a fronte del portafoglio monitorato.

Nell’analisi di rischio riciclaggio la due diligence non deve essere limitata solo al soggetto ma anche al suo gruppo di appartenenza, in coerenza con le aspettative del regolatore.

Analizzando il totale delle società di capitali italiane, circa 674mila (pari al 33% delle imprese registrate in CCIAA) fanno parte di un gruppo per un totale complessivo di 272mila gruppi.

L’11% di essi ha almeno un collegamento estero (azienda del gruppo con sede in un Paese estero), in oltre 213 Paesi.

Facendo un focus sui gruppi aziendali, emerge come l’incidenza di casi con profondità pari a 3 o più livelli sia pari al 2,3% e si arriva allo 0,2% considerando i gruppi con 8 o più livelli di profondità.

Analizzando i gruppi con aziende estere la quota sale al 16,3% di casi con catena partecipativa complessa (profondità pari a 3 o più livelli).

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Le caratteristiche dei gruppi con aziende estere, inoltre, evidenziano come circa il 30% abbia collegamenti con più di 3 Paesi.

La distribuzione per Paese delle aziende estere vede al primo posto il Regno Unito, seguito da Germania, Stati Uniti e Spagna.

Dato l’attuale contesto, condizionato dai provvedimenti sanzionatori verso la Russia, un aspetto rilevante da intercettare è il collegamento dei gruppi e aziende italiane con la Russia.

Attualmente sono 1.964 i gruppi che hanno almeno un’azienda russa per un totale di 4.013 aziende che hanno sede nella Federazione Russa.

Il dato rimane quindi stabile rispetto a quanto registrato lo scorso anno, dopo il consistente calo registrato nel 2022 a seguito degli eventi del 2021.

Esaminando le geografie delle aziende con sede in un Paese a rischio (che presentano carenze strategiche nei rispettivi regimi nazionali di Anti-Money Laundering e Counterfighting Terrorist Financing) e appartenenti a gruppi italiani, troviamo al primo posto gli Emirati Arabi con lo 0,72% delle aziende, seguiti da Sud Africa con lo 0,68% e le Filippine con lo 0,48%.

Il profilo KYC delle imprese

CRIBIS, società del gruppo CRIF specializzata nelle informazioni commerciali su aziende italiane ed estere, ha elaborato uno strumento di Advanced Analytics per intercettare possibili segnali di incertezza nella valutazione KYC di una controparte; la cosiddetta “griglia antitruffa”.

CRIBIS ha analizzato il profilo delle imprese italiane maggiormente esposte al rischio di attuare comportamenti fraudolenti sulla base di questa griglia.

Il profilo che emerge è quello di imprese piccole (il 67% del campione ha 1 solo dipendente e l’80% non ha più di 3 dipendenti), di recente costituzione (il 64% delle aziende segnalate dalla griglia antitruffa è costituita da meno di 10 anni), collocate maggiormente nel Centro-Sud (le regioni con le imprese a maggior rischio di truffa sono Lazio, Campania, Lombardia e Molise), che operano prevalentemente nell’edilizia e nella consulenza e con importanti ritardi nei pagamenti (il 23% del campione paga le proprie fatture mediamente con un ritardo superiore a 121 giorni).

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Innovare con l’AI nella lotta al riciclaggio

L’implementazione di un solido sistema di verifica antiriciclaggio costituisce un’operazione complessa e costosa per le istituzioni finanziarie e le aziende. Investimento fondamentale se si pensa alle restrizioni di Legge e alla necessità di adeguarsi a un quadro normativo in continua evoluzione a livello europeo, nonché alla necessità di mitigare possibili rischi sanzionatori e danni reputazionali.

L’importanza di un processo Know Your Customer è ulteriormente accentuata dal contesto di forte digitalizzazione, caratterizzato da un incremento esponenziale delle richieste di verifica dell’identità, da gestire in tempo reale e senza interazione fisica con il cliente, esponendo così a maggiori rischi di attività illecite.

Nel KYC le tecnologie AI-based sono un asset fondamentale ma non l’unico per i player finanziari, che necessitano infatti anche di dati affidabili, advanced analytics e formazione specialistica, oltre che di una piattaforma, modulare e user-friendly, che motorizzi tutto ciò che può essere automatizzato e guidi anche al meglio le verifiche di II livello svolte da specialisti.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop