Recepimento della nuova direttiva europea, innovazione tecnologica, concentrazione del mercato e il rischio – in verità finora disatteso – di una nuova ondata di crediti deteriorati da gestire.
La presentazione del XIV Rapporto di UNIREC, Unione Nazionale Imprese a Tutela del Credito, è stato come ogni anno l’appuntamento per fare il punto sull’evoluzione del settore, sintetizzata dal titolo del convegno “La gestione del credito tra partnership strategiche, evoluzione normativa e nuove tecnologie”.
I numeri del mercato
Intanto, lo stock dei crediti deteriorati delle imprese associate a Unirec è arrivato a 204,3 miliardi di euro a fine 2023. L’incremento rispetto ai 201 miliardi di un anno prima conferma un tasso di deterioramento ai minimi negli ultimi dieci anni.
La gran parte della torta dei crediti deteriorati sono gestiti conto terzi, cioè su mandato di un committente esterno, che è proprietario del credito. Sono arrivati a quota 174 miliardi nel 2023, il picco massimo dal 2019, anche per il passaggio al conto terzi di quasi 11 miliardi di euro nel corso del 2023. Il prevalere dei movimenti interni al mercato dei crediti, rispetto ai flussi netti in ingresso, potrebbe diventare un trend anche per gli anni futuri, secondo il report Unirec.
Gli importi recuperati in conto terzi raggiungono i 17 miliardi di euro annui: il valore assoluto cresce dell’11% rispetto al 2022, ma la performance di recupero, in termini percentuali, è stabile ormai da un quinquennio al 10% circa, nonostante la crescita dei volumi.
Il tanto atteso tsunami di crediti post Covid, però, non si è ancora verificato. E questo lascia comunque ben sperare in uno scenario macroeconomico che, a livello nazionale e globale, resta quantomeno incerto, con un’inflazione che ha rallentato ma dopo un periodo al galoppo, e l’elevata attesa per una inversione di rotta delle politiche restrittive delle banche centrali. In tutto questo, famiglie e imprese italiane hanno comunque tenuto bene, mostrando una resilienza che è probabilmente frutto di un decennio di difficoltà e crisi ricorrenti.
La performance del settore
Complessivamente, i ricavi del settore (i dati provengono dalle associate Unirec) si attestano a 2.284 milioni, su per giù allo stesso livello del 2022. La redditività dei portafogli in gestione è in calo, con una provvigione media che nel 2023 scende al 4,1% rispetto al 4,8% del 2022.
Il valore della provvigione varia molto da Conto Terzi Originator e Conto Terzi Cessionario: in questo ultimo caso, infatti, la provvigione sale all’8,4%, perché nei portafogli sono presenti sempre più posizioni con maggiori difficoltà di recupero.
E la maggiore lavorazione richiede un compenso. Nel conto terzi Originator, invece, le provvigioni medie sono in calo dal 4,1% al 2,8, a causa del maggiore peso relativo delle pratiche provenienti dai settori TLC e Utility.
Consolidamento e specializzazione
Il settore nel suo complesso appare concentrato: le aziende che fatturano più di 20 milioni di euro sono l’11% in termini numerici, ma rappresentano il 65% del giro d’affari. Le imprese con meno di 1 milione di euro sono il 45% del totale ma, sommate, valgono il 2% circa del fatturato.
La dimensione dell’azienda è poi direttamente correlata alla marginalità: più fatturato si traduce anche in maggiori profitti. Eppure, in ogni fascia di ricavi non si sono registrare performance negative, neanche nelle realtà più piccole, anche se circa 30 aziende nel 2023 sono state protagoniste di operazioni straordinarie di fusione o incorporazione, oppure hanno avviato una procedura di liquidazione.
Questo dato testimonia che, da un lato, le operazioni dei grandi player influenzano le statistiche del settore e, dall’altro, le aziende più piccole si stanno specializzando, andando a occupare nicchie e fasi della filiera che richiedono skill specifiche.
Addetti e risorse
E le skill conducono al tema dei dipendenti. Che risultano in lieve crescita, con. 15.441 addetti rispetto ai 15.369 del 2021. Piccola nota di genere: il 60% degli addetti è donna, ma la percentuale scende al 28% se ci si limita a considerare le cariche apicali.
I dati sul numero degli addetti, però, riflettono dinamiche diverse all’interno dei diversi ruoli. Sono in calo gli addetti Master Legal, stabili quelli dedicati alla Home Collection, in forte crescita invece le persone che si occupano di Phone Collection e i cosiddetti “Amministrativi”.
In questa ampia categoria troviamo anche le nuove assunzioni che rispondono alla necessità, per gli operatori, di rivedere completamente l’organizzazione sulla scia della “Direttiva NPL”. Sono quindi Amministrativi tutti coloro che si stanno occupando di gestire la conformità dei processi, la compliance alla regolamentazione, la cybersecurity, la protezione dei dati e così via.
L’impatto della direttiva
Perché se anche il recepimento della direttiva SMD è ancora un cantiere aperto, l’adeguamento alle linee generali è in corso. Il settore sta attendendo la pubblicazione degli esiti della consultazione sullo schema di decreto legislativo: sono arrivati 26 contributi, tra cui naturalmente quelli di Unirec, ABI e Assofin. Dopo il decreto, che potrebbe arrivare in Gazzetta Ufficiale prima dell’autunno, bisognerà attendere la normativa secondaria di Banca d’Italia.
Chi vorrà richiedere la nuova licenza, ai sensi della SMD, sarà sottoposto a un doppio regime autorizzatorio e a una doppia vigilanza: uno sforzo importante, ma che apre l’opportunità di accedere a un mercato secondario degli NPL integrato a livello europeo, in cui operano servicer che rispondono ai nuovi requisiti di compliance.
Un’opportunità enorme per lo sviluppo del mercato secondario, permettendo alle banche di impostare una strategia complessiva per massimizzare le possibilità di recupero del credito, sgravare il bilancio da crediti in sofferenza e fornire credito a migliori condizioni. Verosimilmente, spingerà i player della gestione del credito verso una maggiore specializzazione, per andare ad acquisire sul mercato quelle posizioni che più sono in linea con le rispettive competenze. E rafforzando così l’efficacia del mercato secondario stesso.
Per le banche, nel complesso, la SMD non prevede nuove autorizzazioni per svolgere l’attività di acquisto e gestione dei crediti, ma introduce novità per gli obblighi di comunicazione dei crediti ceduti: per le cessioni in blocco dovrebbe restare in essere la procedura dell’articolo 58 del TUB.
Per le singole cessioni, la comunicazione al debitore ceduto dovrebbe essere fatta al momento della cessione o, comunque, prima dell’avvio delle azioni di recupero. Resta da chiarire che cosa fare nel caso in cui queste azioni iniziassero prima della cessione a terzi.
Sembrerebbe anche che le cartolarizzazioni mono tranche non ricadano nell’ambito della direttiva SMD, al pari delle multitranche. Ma, anche qui, bisognerà attendere il testo definitivo.
Altro punto sensibile è quello delle informazioni relative alle probabilità di recupero dei crediti in sofferenza. L’attuale schema prevede che la banca, nel cedere sofferenze, fornisca informazioni sulle probabilità di recupero del credito.
La posizione di ABI, in questo senso, è orientata a far sì che la banca fornisca all’acquirente tutte le informazioni necessarie per svolgere una propria valutazione sulla probabilità di recupero. Evitando, invece, di fornire essa stessa questo dato.
L’impatto della tecnologia
E il tema dei dati, da individuare, elaborare e comunicare, ci porta dritti al pilastro dell’innovazione tecnologica. La Direttiva SM impone gli ormai indispensabili requisiti di cybersecurity e protezione del dato. E nel passaggio che richiede alle banche di includere nelle operazioni di cessione alcune informazioni sulle posizioni cedute si inserisce la più generale sfida di Data Governance che tutte le aziende, e in particolare quelle finanziarie, stanno affrontando.
I dati e la loro corretta organizzazione e gestione sono le fondamenta su cui andare a costruire, nei prossimi anni, modelli avanzati che potranno fare leva sull’intelligenza artificiale nelle sue varie
forme (simulazioni predittive, machine learning, analisi dei portafogli, primo contatto con il cliente mediante GenAI, magari tramite messaggistica istantanea), sull’open banking per la concessione di credito, e così via. In un settore le cui performance di recupero, come sottolineato da tutti i relatori, dipendono ancora enormemente dal fattore umano. Per questo occorre prima agire sui dati: per alimentare correttamente gli algoritmi che supporteranno gli operatori.
«L’attività delle aziende di gestione e tutela del credito assume sempre più un ruolo e valenza sociale, permettendo di liberare liquidità per l’economia.
L’Industry è competitiva e mantiene livelli di performance stabili nonostante la forte pressione dovuta all’aumento delle masse. Stiamo attraversando una fase di grande cambiamento determinato dal prossimo recepimento della nuova direttiva europea sul settore che permetterà, di fatto, di creare un mercato unico europeo del credito deteriorato.
È probabile che si andrà sempre più nella direzione della specializzazione con una catena del valore e filiera sempre più integrata», ha dichiarato Marcello Grimaldi, Presidente di Unirec.