Il mainframe ha compiuto 50 anni: dato ripetutamente per spacciato nel corso degli anni, Big Iron sembra in realtà più vivo che mai. Negli ultimi 6 anni, il parco MIPS in Italia è semplicemente raddoppiato: nella seconda metà del 2013 ha superato il milione e 300mila MIPS e su mainframe si trovano salvati dati fiscali, previdenziali, di pubblica sicurezza, bancari e assicurativi.
Quel legame con il finance ...
Certo, il mainframe resta in uso su un numero piuttosto limitato di aziende: la società di consulenza NetConsulting, che ha realizzato lo studio “Il Mainframe nella Digital Enterprise”, commissionato da CA Technologies, si è mossa su un campione di 45 aziende intervistabili. Per il 67,5% appartenenti al settore finance.
Il parco macchine? E' quasi nuovo
Il legame storico tra finance e mainframe è confermato anche dai MIPS medi per azienda, che in questo settore raggiungono i 18.400: una enormità rispetto ai 2.540 MIPS medi dell’industria e dei servizi. Il parco macchine è decisamente aggiornato: per il 33,3% si tratta di sistemi z-12 e per il 53,3% di z-10, il resto è soprattutto legato al settore industria e servizi, in diminuzione sull’installato complessivo. La crescita dei MIPS, d’altronde, è legata prevalentemente al finance e alle banche in particolare: e sono proprio le realtà con maggiori MIPS installati a prevedere un ulteriore aumento di potenza nel prossimo futuro.
Potenza applicativa, big data, applicazioni business critical
Il mainframe ospita le applicazioni critiche per il business (in ambito bancario, pensiamo al core banking), che gestiscono processi di back end o che richiedono elevata potenza applicativa o la gestione di grandi quantità di dati. E infatti l’85,7% delle aziende finance interpellate ritiene strategico il suo ruolo per i prossimi anni, con un ulteriore 10,7% che lo definisce rilevante, anche se in diminuzione. La priorità sarà garantire una maggiore integrazione con il web e i sistemi distribuiti: basti pensare, banalmente, ai dati che vanno resi disponibili nell’offerta di servizi multicanale e in mobilità. La volontà di continuare a investire sul mainframe viene anche confermata da un 62,5% di aziende che dice di voler procedere alla parziale revisione o alla riscrittura delle applicazioni installate.
Punti forti e criticità
I “punti forti” del mainframe restano la sicurezza, l’availability, la scalabilità e la performance. Dall’altra parte, restano criticità come i costi fissi elevati (che ha ottenuto 4,1 punti in una “scala di criticità” da 1 a 5), la bassa integrazione applicativa con altri ambienti e un TCO più elevato rispetto al distribuito. Elementi che ne fanno il punto di riferimento per quanto riguarda la security e il megatrend dei big data e degli analytics, mentre Big Iron non sembra essere preso troppo in considerazione per quanto riguarda il cloud: il 73% delle imprese ritiene che avrà un ruolo secondario o marginale nella propria strategia cloud e il 27% si spinge a ipotizzare un “ruolo nullo”.
Resta anche il problema delle competenze
Un ultimo tema, centrale per il futuro del mainframe, è quello del gap di competenze: il 33,3% delle aziende prevede di assumere nuove figure con competenze in ambito mainframe nei prossimi 3 anni e il 60% di queste prevede difficoltà a reperire le giuste competenze sul mercato. E se le riforme previdenziali hanno in parte reso meno urgente il tema dell’elevata età media delle figure oggi presenti in azienda e specializzate su Big Iron, l’assenza di risorse continua a essere un problema urgente per le aziende, costrette a ricorrere a fornitori esterni o a formare internamente le nuove leve, grazie alle conoscenze delle figure senior.