Un risparmio democratico e digitale

Prima che l’espressione FinTech diventasse di moda, Gimme5 nasceva per democratizzare il risparmio. Abbiamo incontrato Giordano Martinelli, Vice Presidente di AcomeA Sgr.

Martinelli Giordano AcomeA

 

L'intervista a Giordano Martinelli è disponibile anche in versione audio nel podcast define banking di AziendaBanca.

Gimme5 è un progetto indipendente nato dai professionisti di AcomeA Sgr. Tramite piccoli accantonamenti, permette di accumulare risparmio e di investirlo, su scelta del cliente, per il momento in uno dei fondi di AcomeA.

Domanda. Che cosa è Gimme5 e a che cosa serve?
Risposta. Gimme5 è nato nel 2013 per reinventare il salvadanaio. Un salvadanaio in formato digitale, che rendesse più facile e automatica quella che è un’abitudine degli italiani, cioè il risparmio. Negli anni abbiamo costruito una piattaforma che abilita il risparmio, permettendo di mettere da parte anche piccole somme: con l’ultimo aggiornamento della app si può accantonare anche 1 solo euro. Non ci sono più scuse, insomma: se una persona vuole risparmiare, gli diamo gli strumenti per farlo facilmente.

E per investirli, in un secondo momento.
Esatto. Il logo scelto per Gimme5 è un salvadanaio in movimento. I soldi non restano fermi ma possono essere messi in moto. Al momento a Gimme5 sono collegati i nostri fondi di AcomeA, tra cui l’utente può scegliere come investire i propri risparmi con diverse possibilità di ritorni, ovviamente direttamente proporzionali ai rischi assunti.

Dal 2013 a oggi quali risultati avete ottenuto sul mercato?
Alla fine del 2013 abbiamo lanciato una prima app: dopo alcuni anni di sperimentazione e di ascolto dei clienti abbiamo proposto una versione trasformata dell’applicazione, costruita sulle preferenze dei clienti. Gli ultimi anni hanno visto una certa accelerazione dei numeri: dal 2013 a oggi si sono registrati a Gimme5 oltre 300mila utenti. Poco più di 100mila, circa un terzo quindi, hanno iniziato il loro percorso di risparmio. Mentre gli utenti che definiamo attivi, cioè che ogni mese risparmiano e investono, sono più di 40mila.

Chi è il vostro cliente medio?
Chiaramente, parlando di una app e di un servizio online, il profilo è in parte diverso rispetto ai normali canoni del mondo del risparmio. L’età media è di 36 anni, molto bassa per il settore, e l’80% dei clienti ha meno di 45 anni. All’avvio, nel 2013, le donne erano solo il 14% degli utenti: oggi sono salite al 28%, un dato significativo per le quote rosa nel digitale. Dal punto di vista geografico siamo presenti in tutte le Regioni e le Province del Paese, e copriamo il 60% dei Comuni.

Dal 2013 a oggi il panorama dei servizi finanziari è cambiato moltissimo. Sono arrivate le neobanche e le challenger bank. Che spesso prevedono servizi di risparmio basati sull’accantonamento di piccole somme. È una conferma che avevate scelto da subito un modello vincente?
Il concetto della democratizzazione del risparmio passa dalla riduzione delle barriere di accesso all’entrata. Se per potere investire devo prima avere risparmiato 50mila euro, è chiaro che i più giovani o chi non dispone di un buon reddito saranno esclusi. E questo tipo di cliente è inoltre poco seguito dalle realtà bancarie tradizionali, che difficilmente contattano chi ha sul conto corrente poche migliaia di euro. Accantonare 5 euro alla volta può sembrare poca cosa, ma passo dopo passo permette di raggiungere somme interessanti. Come, per esempio, l’arrotondamento delle transazioni per accantonare i resti, più in generale, il vero potenziale della nostra offerta passa attraverso meccanismi di automazione del risparmio.

Cioè?
Un cliente nella sua vita fa molte cose, abitualmente. Può creare dei “trigger”, dei meccanismi automatici, per risparmiare al verificarsi di determinati eventi. Ad esempio, stiamo lanciando una funzionalità che collega Gimme5 ad un’applicazione che permette al cliente di accantonare una cifra a sua scelta se nell’arco di una giornata avrà fatto un minimo di passi. Un premio, diciamo. Gli automatismi sono individuali, soggetti a preferenze: qualcuno deciderà di risparmiare 5 euro come premio, se fa almeno un tot di ore di allenamento alla settimana. Qualcun altro magari vedrà l’accantonamento di quei 5 euro come un modo per punirsi di non avere fatto quel tot di ore di sport in una settimana.

È un risparmio che si fa invisibile, come sta accadendo nelle soluzioni di pagamento più avanzate…
Sono assolutamente d’accordo con l’idea di un’evoluzione verso una specie di invisibilità. Vorremmo essere usati nella quotidianità, per fare le cose in modo semplice e trasparente. Proprio come in molte situazioni trovo vantaggioso pagare senza estrarre la carta dal portafoglio, come succede ora ai tornelli della metropolitana di Milano e di Roma. Invisibile, però, non vuole dire senza controllo: il cliente deve essere consapevole dei meccanismi e delle condizioni con cui risparmia. Sceglie lui le regole che vengono messe in pratica automaticamente senza che lui se ne accorga.

Dal 2013 a oggi è arrivato anche un paradigma nuovo, quello dell’open banking. Che cosa cambia per voi?
L’open banking è un mondo vicino al nostro. Gimme5 non si occupa di pagamento in senso stretto, ma si appoggia alle transazioni per creare dinamiche innovative, automatiche o meno, di accantonamento del risparmio. Se diventa più facile leggere le informazioni dai conti correnti è evidente che per noi è un vantaggio: che si tratti di arrotondare pagamenti o prelevare una percentuale fissa dello stipendio del cliente, la PSD2 rende più agile lo scambio di informazioni. Noi però non siamo un attore principale, ma fruitori. Servirebbe più agilità per i pagamenti in senso lato con l’introduzione di strumenti come il bonifico istantaneo e magari un abbassamento dei costi: la base del risparmio con Gimme5 è lo spostamento di piccole somme di denaro. E per accantonare 5 o 10 euro, i costi di un bonifico o di un pagamento devono essere necessariamente ridotti, nell’ordine dei centesimi.

E con il mondo emergente del FinTech, come vi rapportate?
Per noi le neobank, così come le banche tradizionali, sono partner, non competitor. Realtà con cui stiamo già lavorando e vogliamo continuare a farlo. Perché come Gimme5 siamo un tassello della vita economica-finanziaria delle persone. Noi abilitiamo il risparmio e l’investimento, con determinate dinamiche. Siamo quindi complementari all’offerta di banche e istituti di pagamento in un’ottica B2B2C.

A proposito di open banking, ritiene che le banche abbiano compreso il cambiamento in atto?
Le banche, in generale, stanno ancora cercando di capire quali strategie attuare. Anche se nell’ultimo anno e mezzo hanno fatto grossi passi avanti, creando team di lavoro e innovazione sul digitale. Nel concreto, però, molti progetti devono ancora arrivare a terra: molte banche hanno avvicinato l’open banking con un approccio difensiva e non stanno ancora puntando a coglierne appieno le potenzialità.