Nozze a rischio per BPM e Banco Popolare. Ieri sera la BCE ha inviato ai due istituti una lettera che detta le condizioni per la tanto annunciata fusione, richiedendo che il gruppo bancario risultante dalla aggregazione rispetti una serie di requisiti patrimoniali e di governance, proprio per via del ruolo che andrebbe a costituire questa nuova realtà, posizionandosi come la terza banca del Paese.
Capitalizzazione, governance e sofferenze
I nodi più intricati da sciogliere sembrano essere due: la governance e i crediti deteriorati. Per quanto riguarda il primo punto, la BCE sembra scettica sul mantenimento di una BPM SpA, controllata dalla holding per tre anni. Mentre il secondo tema, ancor più caldo, riguarda la gestione delle sofferenze, pari a circa 8 miliardi, che le due banche avrebbero smaltito in due o tre anni: ma la BCE richiederebbe tempi ancora più stringenti rispetto all’ipotesi delle due banche. Ultimo elemento che pesa su questa decisione è la possibilità di un aumento di capitale, ma i due A.D. delle banche, Castagna e Saviotti, hanno più volte ribadito di voler escludere una ricapitalizzazione.
Se in BPM tornerà Bonomi
Ora le banche dovranno dare una risposta definitiva a Francoforte, e nel caso in cui il progetto dovesse fallire, alcune delle maggiori sigle sindacali, in vista del rinnovo in aprile del Consiglio di Sorveglianza di BPM, starebbero pensando alla costituzione di un listone unico che vede il coinvolgimento dell’associazione dei soci non dipendenti per la nomina di Andrea Bonomi, patron di Investindustrial, alla Presidenza del CdS: un ritorno per il finanziere che era uscito dall’azionariato nel gennaio 2014. E chissà che Bonomi non segua un’altra strada, ovvero quella che vede il rafforzamento della Banca Popolare di Milano per renderla un soggetto aggregante: d’altronde le banche da “inglobare” non mancano, vedi Carige.
La lettera della BCE e la comunicazione di Banco Popolare
“Su richiesta della Consob, Banco Popolare rende noto che, nel contesto di interlocuzioni preliminari con la Banca Centrale Europea (“BCE”) in merito a una potenziale operazione di aggregazione tra il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, in data 16 marzo 2016 Banco Popolare ha ricevuto da BCE una comunicazione avente ad oggetto la potenziale operazione. Con la suddetta comunicazione, BCE ha richiesto alle parti di trasmettere alla stessa entro un mese un piano industriale pluriennale nonché bozza dello statuto della società risultante dalla potenziale operazione di fusione. La BCE ha evidenziato che, qualora fosse realizzata l’operazione, la società risultante dalla fusione, che diverrebbe la terza banca del Paese, coerentemente con il ruolo che andrebbe a coprire nel mercato italiano, dovrebbe avere sin dall’inizio una forte posizione in termini di capitale e qualità degli asset, anche per il tramite di capital action. In relazione alla governance, BCE ha indicato che il soggetto risultante dall’eventuale operazione di aggregazione dovrebbe tener conto delle migliori prassi volte ad assicurare una governance chiara ed efficiente, in particolare in relazione al funzionamento degli organi sociali (Assemblea, Consiglio di Amministrazione e Comitato Esecutivo). Inoltre, nell'ambito della potenziale operazione, non potrà essere previsto il rilascio di nuove licenze bancarie in relazione a soggetti diversi da quello risultante dalla potenziale operazione di aggregazione. In relazione a quanto sopra è previsto che sia convocato un Consiglio di Amministrazione della Banca quanto prima e comunque non oltre il prossimo 22 marzo. All’esito del Consiglio di Amministrazione, Banco Popolare provvederà a informare senza indugio il mercato”.