Revolut esorta le istituzioni italiane e l'Unione Europea ad adottare un nuovo approccio nella lotta alle frodi online.
In particolare, la minaccia proviene dai social media, tanto che il 77% di tutti i casi di truffa segnalati a Revolut nella seconda metà dello scorso anno ha preso il via proprio dai canali social delle BigTech.
Quante truffe su Meta
I dati di Revolut del 2023 mostrano che le piattaforme Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp, Messenger) hanno rappresentato il 61% dei casi e il 40% degli importi totali rubati.
Revolut ha inoltre scoperto che le tipologie più comuni di frode che hanno colpito i clienti sono state le truffe sugli acquisti e sugli investimenti, che rappresentano rispettivamente il 70% e il 12% dei casi segnalati. Mentre solo il 4% ha riguardato furti di identità.
Truffe sui marketplace e negli investimenti rapidi
Tra le più diffuse, le truffe sugli acquisti riguardano articoli che non esistono, oppure differenti da quelli pubblicizzati. La maggior parte dei casi proviene da marketplace con controlli limitati.
Questa tipologia di truffe rappresenta il 18% del denaro perso e, anche se non è la più impattante in termini di importi sottratti, è la tipologia di truffa più diffusa.
Per quanto riguarda le truffe sugli investimenti, alle vittime vengono promesse opportunità di "arricchirsi rapidamente" a patto di "investire" grandi quantità di denaro. Nonostante rappresentino solo il 12% dei casi, le truffe sugli investimenti rappresentano il 61% del denaro perso.
Il rischio non è solo in banca
Nel 2023, la Commissione Europea ha presentato nuove proposte legislative che includono il Regolamento sui servizi di pagamento (PSR), volto a introdurre misure con cui le banche possano combattere le truffe legate al furto di identità dei dipendenti bancari.
Gli Stati membri dell’UE stanno ora cercando di finalizzare la loro posizione su come dovrebbero essere le norme a livello UE per la prevenzione e l’individuazione delle frodi, agendo come co-legislatori insieme alla Commissione Europea e al Parlamento Europeo.
Revolut chiede quindi alle istituzioni locali e dell’UE di fare di più per contribuire a contrastare le frodi alla fonte, ovvero principalmente le piattaforme di social media, piuttosto che concentrarsi solo sulle truffe di furto d’identità dei dipendenti bancari.
«Sosteniamo con forza la proposta della Commissione Europea di migliorare le misure di prevenzione delle frodi implementate dalle banche. Revolut dispone già di una protezione strutturata per i suoi milioni di clienti e i nostri sofisticati controlli di prevenzione delle frodi analizzano oltre mezzo miliardo di transazioni ogni mese, avvisando i nostri clienti quando riteniamo che le loro transazioni siano una truffa. Tuttavia, le banche non possono rappresentare l’unica linea di difesa contro le frodi APP (Authorised Push Payment) – afferma Woody Malouf, Head of Financial Crime di Revolut.
I nostri dati mostrano che c’è ancora molto da fare: le piattaforme di social media, e in primis Meta, rimangono un focolaio per le truffe. Se vogliamo affrontare in modo globale le frodi e le truffe, dobbiamo intervenire lungo tutta la catena. Chiediamo quindi all’UE e agli Stati membri di aiutare le BigTech a individuare e rimuovere attivamente i contenuti fraudolenti alla fonte con gli strumenti e i meccanismi giusti».
Sui social, si dispiega la truffa
Quando si parla di truffe, stando ai dati di Revolut, l’Italia segue le dinamiche degli altri paesi europei.
Nella seconda metà dello scorso anno, infatti, il 79% delle truffe proveniva da piattaforme social: quelle di Meta hanno raccolto il 59% del totale delle truffe e il 27% del denaro complessivo andato perso.