Banca d'Italia sospende le nuove campagne su Recrowd

Banca d'Italia ha sospeso Recrowd

Il 31 luglio 2025, Banca d'Italia ha temporaneamente sospeso le nuove attività della piattaforma di crowdfunding immobiliare Recrowd Srl. La sospensione, che non ha una scadenza definita (i correttivi messi in atto dall'azienda saranno valutati nel tempo) riguarda solo le nuove campagne. Per quelle già finanziate nulla cambia.

Il provvedimento, preso in base al Regolamento europeo sul crowdfunding (Ue 2020/1503), chiede all'azienda di predisporre entro il 31 agosto 2025 un piano di rimedio dettagliato per superare una serie di rilievi formulati da Banca d'Italia, da implementarsi poi entro il 31 ottobre 2025.

Attualmente non sono note le motivazioni ufficiali del provvedimento, se non un riferimento all'art. 30, par. 2, lett. h), del Regolamento (UE) 2020/1503, che prevede la possibilità di sospendere la prestazione di servizi di crowdfunding qualora vengano rilevate criticità che richiedano adeguamenti o correttivi.

E questo sta inevitabilmente portando alla diffusione di ipotesi e commenti sulla vicenda che alimentano il dibattito online.

Che cosa cambia per chi ha investito

Il provvedimento sospende solo le nuove offerte di finanziamento: Recrowd non potrà quindi avviare nuove campagne finché non avrà soddisfatto le richieste della Vigilanza. 

Se hai già investito in una offerta già pubblicata e perfezionata, oppure non ancora conclusa, Recrowd continua a garantire tutti gli obblighi assunti nei confronti di titolari di progetto e investitori. In altre parole, su questi aspetti continua la sua operatività: non c'è quindi nessuno stop agli eventuali rimborsi delle operazioni finanziate, né a quelle relative alla risoluzione di ritardi e default. È il caso di ricordare che i portali di crowdfunding mettono in contatto chi presta denaro e chi lo richiede, in questo caso per realizzare un progetto immobiliare: non devono quindi essere direttamente coinvolti nella realizzazione dei progetti (e sarebbe un guaio, se lo fossero).

Se hai della liquidità sul conto di pagamento associato a Recrowd, i tuoi soldi sono al sicuro e puoi ritirarli senza problema. I conti di pagamento sono infatti gestiti da società esterne (in questo caso Lemonway e TPPay) e queste due aziende non sono oggetto di questo provvedimento. 

I limiti alla comunicazione

In un video su YouTube, il CEO e co-founder Gianluca De Simone ha cercato di approfondire la questione. Soprattutto alla luce dei molti articoli e post allarmati comparsi dopo la comunicazione ufficiale. La stessa Recrowd, come spiega De Simone, ha contattato via email tutti gli investitori dopo la misura di Banca d'Italia.

La Vigilanza, però, ha imposto delle stringenti indicazioni sul "perimetro informativo", cioè su quello che Recrowd può effettivamente comunicare sulla vicenda in corso. Non solo, quindi, non sono note le motivazioni del provvedimento, ma l'azienda non può fornire neppure maggiori informazioni rispetto a quelle previste da Banca d'Italia (sostanzialmente, i pochi paragrafi visualizzati in un banner sulla home page di Recrowd). 

Ne segue che anche il video su YouTube non può fare altro che riformulare concetti già espressi in altro modo. Lasciando campo libero a commenti e speculazioni di ogni genere. E infatti, il video si conclude con la richiesta di evitare la "diffusione involontaria di informazioni non verificate", che potrebbero creare confusione negli investitori o danneggiare l'azienda. E invece...

Social e blog

E invece, nei commenti social arrivano i commenti degli investitori alle prese con operazioni di default e ritardi nei pagamenti. Ricordiamo che la nuova normativa europea sul crowdfunding impone di comunicare il tasso di default delle operazioni presenti in piattaforma, con un controvalore stimato in circa 22 milioni di euro.

Un problema, quello dei progetti in default o in difficoltà, che ha colpito da diverso tempo i portali di crowdfunding immobiliare. Ne abbiamo parlato diverse volte, l'ultima a febbraio 2024: da metà 2023 in poi è cresciuto il numero di progetti in difficoltà o in default. Per l'effetto congiunto di rallentamento del mercato immobiliare, rialzo dei tassi, rincaro delle materie prime e boom dei costi, alimentato anche dal Superbonus 110% e, poi, dalla sua repentina fine con tanto di blocco dell'acquisto dei crediti fiscali.

Problematiche non specifiche e generali che hanno interessato l'intero settore. Ne abbiamo parlato, nei mesi scorsi, anche con Concrete Investing e con Walliance, sottolineando la necessità di rivedere le modalità di comunicazione con gli investitori crowd, per loro natura "retail" e desiderosi di essere rassicurati sulla sorte del loro denaro. Anche in un mercato come quello immobiliare, dove i tempi possono essere molto lunghi: ma questo, spesso, l'investitore retail non lo sa (e chi opera nel settore deve dirglielo in modo molto esplicito, anche questo lo scriviamo da anni).

Tornando a Recrowd, in assenza di chiarimenti sui motivi del provvedimento, le ipotesi riportate in alcuni articoli sulla presenza di conflitti di interesse (uno dei punti di attenzione della nuova normativa europea) restano appunto ipotesi. Così come quelle che inquadrano invece criticità nella governance, nella trasparenza verso gli investitori e nell'adeguatezza delle procedure di conformità.

Il crowdfunding che verrà

Per il futuro del settore, è ancora più granitica la certezza che la nuova normativa ha alzato l'asticella. Dopo che diversi portali non sono riusciti ad adeguarsi al Regolamento Europeo (Recrowd è stata autorizzata da Consob il 30 novembre 2023), questa vicenda mostra l'importanza di una compliance in costante evoluzione. Non è detto che Recrowd resti un caso isolato: altri portali potrebbero essere oggetto di misure analoghe.

L'implementazione di un piano di rimedio entro il 31 ottobre 2025 potrebbe essere una tappa importante non solo per il singolo portale, ma anche per la crescita (culturale e di governance, prima che economica) dell'intero settore).

C'è poi l'aspetto reputazionale. Dopo il grande entusiasmo di qualche anno fa, il crowdfunding italiano sembra in un momento di difficoltà (vedi gli ultimi dati del Politecnico di Milano) e la raffica di recensioni e commenti negativi facilmente reperibili online finirà probabilmente per allontanare i piccoli risparmiatori retail. Con buona pace della "democratizzazione", bisognerà capire meglio a chi e come rivolgere le proprie campagne. Anche qui, non è detto che sia un male.  

 

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