Osservatorio Fintech e Insurtech PoliMI

Fintech e Insurtech in Italia: nel 2020, 564 realtà. Il trust rimane nelle mani degli incumbent

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Quante sono le Fintech e le Insurtech in Italia? Secondo l’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano l’ecosistema nel 2020 è composto da 564 realtà: più della metà (52%) è costituito da realtà strettamente Fintech, Insurtech o Regtech, che offrono servizi assicurativi (31% dei casi), di pagamento (28%), prestiti e finanziamenti (24%) e di asset management (18%).

A queste si aggiungono le TechFin (26%), realtà che offrono tecnologie pensate per gli attori del settore finanziario e assicurativo, mentre il restante 22% non offre servizi finanziari né soluzioni tecnologiche, ma abilita l’accesso di attori finanziari a dati, clientela e competenze.

2 miliardi di euro di capitali raccolti

Tutte queste realtà hanno raccolto complessivamente 2 miliardi di euro, ma i fondi sono molto concentrati e l’accesso ai capitali per crescere è limitato: oltre il 50% delle realtà non ha raccolta alcun capitale, infatti.

Analizzando il solo ambito Insurtech, dove l’Osservatorio ha censito 130 realtà innovative suddivise tra Insurtech pure (64% del totale) e Tech Insurance (36%), i finanziamenti raccolti ammontano a 120 milioni di euro, pari al 6% dell’ammontare complessivo.

Nel complesso, gli investimenti sono guidati ancora da pochi attori, quelli storicamente più attivi, con il rischio di vedere nel prossimo futuro un sistema a due velocità.

«Il valore di capitali raccolti è certamente significativo, ma si può e deve fare di più, soprattutto alla luce della rilevante concentrazione della raccolta in poche realtà: è evidente infatti come l'accesso ai fondi delle Fintech e Insurtech sia ancora limitato e la provenienza dei capitali sia prevalentemente locale – spiega Laura Grassi, Direttrice dell’Osservatorio Fintech & Insurtech –, segno che Venture Capital e fondi esteri non hanno ancora riconosciuto alto potenziale in queste realtà o trovato il modo per intercettarle. Inoltre, si evidenzia un’alta concentrazione delle quote azionarie in posizioni di controllo: per le nuove sfide della crescita è importante avere compagni di viaggio imprenditoriale che possano apportare conoscenze e competenze, al di là dei capitali».

Quanto costa la collaborazione tra Finance e realtà innovative

Il Fintech index italiano, calcolato sulle attività di investimento e collaborazione degli incumbent operanti in Italia con startup e PMI innovative Fintech, si ferma al di sotto della sufficienza (5,7 punti su 10). Il 69% degli incumbent ha comunque già collaborato in qualche forma con startup o PMI Fintech e la spesa complessiva in collaborazioni nel 2020 è di 263,8 milioni di euro.

«Anche a seguito della pandemia, l’innovazione digitale è diventata una necessità e un’opportunità per tutti gli attori del settore finanziario e assicurativo e il digitale ha permesso di dare vita a nuove relazioni in un ecosistema in fermento – afferma Marco Giorgino, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech. Nel Fintech e Insurtech si assiste sempre più alla volontà di collaborazione, più che di competizione, tra attori che traggono sinergie dalle proprie differenze in termini di accesso alla tecnologia, di base clienti, e di nuove modalità distributive. È però evidente che gli sforzi maggiori di collaborazione siano stati compiuti spesso solamente da una cerchia ristretta di attori: la spinta innovativa si traduce ancora poco in progetti concreti ed ora, più che mai, è, invece, il momento di intensificare questa convergenza».

Maggiore uso dei servizi digital

I consumatori iniziano inoltre a prendere confidenza con i servizi offerti da Fintech e Insurtech. I più utilizzati sono i servizi di pagamento via smartphone (usati dal 54% degli italiani) e il trasferimento di denaro via app (44%); mentre nei servizi assicurativi l’uso delle soluzioni digitali è meno sviluppata, con l’acquisto o rinnovo di polizze in digitale scelto dal 31% dei consumatori, la possibilità di modificare le coperture in digitale (18%) e la gestione sinistri da mobile (15%).

Il finanziamento è ancora in banca

Nell’ambito della richiesta di piccoli finanziamenti, le banche sono ancora il punto di riferimento principale, con il 61% degli italiani che si rivolgerebbe a questi attori. Ma emerge la competizione di nuovi attori: il 23% sarebbe pronto a prendere in considerazione i finanziamenti legati a casa automobilistiche (+9%), il 32% quelli collegati a fornitori di gas e luce (+ 11%). Sebbene la posizione di vantaggio degli attori tradizionali (banche, compagnie assicurative, servizi postali e Sgr) sembri confermata, questi mostrano tuttavia un calo dei consumatori che li vedrebbero come riferimento esclusivo (-13 p.p. rispetto al 2020). Molto più ampio il distacco nelle assicurazioni sulla salute, dove le compagnie assicurative restano l’attore dominante, riferimento per il 75% dei consumatori. Solo il 26% prenderebbe in considerazione polizze collegate ad associazioni di categorie, mentre il 22% quelle legate ai servizi postali. Anche in questo ambito, però, diminuisce (del 16%) il numero dei consumatori che si affiderebbero esclusivamente alle compagnie assicurative.

Alle microimprese piace l’X-Tech?

Le aziende sotto i 10 dipendenti preferiscono rivolgersi ai player tradizionali quando devono richiedere servizi finanziari e assicurativi. Per il 72% delle microimprese le banche sono attori di riferimento per la richiesta di anticipo fatture e prestiti, mentre per il 64% delle microimprese le compagnie assicurative hanno un ruolo rilevante per richiedere le polizze assicurative.

Bassa la fiducia, quindi, verso i player non tradizionali: solo il 7% delle microimprese ripone fiducia negli operatori innovativi per i servizi finanziari e il 12% per quelli assicurativi.

D’altronde, per le microimprese la vicinanza territoriale di una filiale è ancora un elemento fondamentale (27% del campione), insieme all’offerta di servizi (15%). Nel caso della scelta della compagnia assicurativa, invece, è la convenienza economica dei prodotti il criterio di scelta più diffuso (37% del campione).

Sostenibilità, tra banche e Fintech

Secondo i consumatori italiani, il settore finanziario è tra i più importanti per perseguire obiettivi di sostenibilità sociale (come la riduzione della povertà o l’accesso universale alle cure), posizionandosi è al terzo posto tra 11 settori considerati per potenziale contributo al sociale, appena dopo quello dell’“Università e istruzione” e quello delle “Coltivazioni”. Diversamente, i consumatori non ritengono che il settore finanziario possa contribuire alla sostenibilità ambientale, posizionandolo al penultimo posto in classifica, davanti solo all’arredamento. Tuttavia, gli attori finanziari ed assicurativi da tempo offrono investimenti ESG o Green Bond attenti alla sostenibilità, e più recentemente sono nate soluzioni Fintech e Insurtech orientate alla sostenibilità.

Delle 2541 startup Fintech & Insurtech attive a livello mondiale, il 14% offre almeno una soluzione di Sustainable Fintech, capace di contribuire a uno dei Sustainable Development Goals identificati dall’ONU, tramite soluzioni di “micro Fintech” e “micro Insurtech”, fino ad app per investire direttamente in progetti sostenibili.