Nasce Fleap Holding, nuova struttura di investimento basata su blockchain e gestita tramite la piattaforma Fleap Digital Company. Obiettivo dell’azienda è individuare società innovative e dall’alto potenziale di crescita, acquisire partecipazioni ed emettere SFP (strumenti finanziari partecipativi) attraverso la digitalizzazione delle relative scritture su blockchain.
La realtà è nata per partecipare alla sandbox regolamentare di cui al DM 100/2021 e vede la collaborazione, in qualità di intermediari aderenti, del Gruppo Azimut, tramite Azimut Capital Management SGR, di Banca Valsabbina e di Integrae SIM S.p.A.
Note tecniche
La gestione degli strumenti finanziari partecipativi emessi e le azioni stesse della holding sono completamente gestite tramite blockchain senza la presenza di certificati o altri documenti cartacei.
Un aspetto che, unitamente alla completa digitalizzazione dei processi societari della holding stessa, rende Fleap Holding un modello innovativo nel settore DLT.
Il ruolo di Banca Valsabbina e Azimut
Come specifica una nota, Banca Valsabbina fornirà alla holding i servizi di banking, mentre il Gruppo Azimut, che ha già acquisito una partecipazione di minoranza in Fleap, si avvarrà delle potenzialità della piattaforma per investire in strumenti digitali basati su scritture su blockchain.
Le potenzialità della blockchain
«Il progetto rappresenta un’opportunità per confrontarci con le Autorità e far conoscere e condividere le potenzialità della tecnologia blockchain in ottica di sviluppi futuri di integrazione della gestione full digital della società e degli asset digitali. Crediamo che l’utilizzo in un ambiente sperimentale della soluzione software sia stata la scelta più razionale e costruttiva per promuovere l’adozione di nuove tecnologie sul mercato», commenta Thomas Iacchetti, CEO di Fleap Holding.
«Banca Valsabbina continua a valutare con interesse le opportunità fondate sul connubio tra tecnologia e finanzia tradizionale che vengono messe a disposizione dal mercato. Il nostro obiettivo consiste nello sviluppare nuove sinergie consolidando quelle già in essere con realtà che operano in ambito Fintech, in modo da poter offrire ai nostri clienti, e al mercato, una gamma di soluzioni complementari rispetto al modello tradizionale, in linea con le esigenze delle PMI e non solo.
Siamo felici di partecipare attivamente a questo innovativo progetto nell’ambito della Sandbox regolamentare promosso dalla nostra partecipata “Fleap”, dopo aver già positivamente sperimentato, lo scorso anno, l’attrattività del prodotto di “Digital Company” nonché le opportunità derivanti dall’applicazione, nel concreto, di processi di digitalizzazione basati su blockchain», aggiunge Hermes Bianchetti, Vicedirettore Generale Vicario di Banca Valsabbina.
«La nostra partecipazione a questo progetto è in linea con l’impegno del Gruppo nel continuare a esplorare le nuove frontiere delle tecnologie e degli asset digitali, sia in Italia che a livello globale. Siamo fermamente convinti che l'integrazione della blockchain nelle attività di gestione degli asset possa rappresentare una delle innovazioni più rivoluzionarie per il settore e con il fondo Digital Equity Italy avremo la possibilità di testare concretamente il valore aggiunto di questa nuova tecnologia», conclude Giorgio Medda, AD e Global Head of Asset Management & Fintech del Gruppo Azimut.
L’architettura legale del progetto è stata realizzata in collaborazione con lo studio legale LX20 Law Firm con un team guidato dall’Avv. Alessandro Negri della Torre che ha coordinato la struttura legale della sperimentazione e il rapporto tra Fleap e gli stake holder.
«Il progetto è di particolare interesse in quanto non solo prevede la digitalizzazione tramite DLT di strumenti finanziari partecipativi, ma mira a esplorare l’interazione di soggetti vigilati e non vigilati con tali strumenti nell’ambito di un progetto volto a sostenere la crescita del settore dei progetti d’innovazione. Crediamo che il progetto Fleap rappresenti un passo in avanti di grande importanza nel settore e mostri in concreto i benefici di una organica digitalizzazione dei processi endosocietari», spiega Torre.