DEFINE BANKING

Ernesto e l’open innovation. «Aiutiamo i professionisti a trovare clienti». In futuro, anche all’estero

Ernesto e l’open innovation. «Aiutiamo i professionisti a trovare clienti». In futuro, anche all’estero

Con questo episodio di #define banking prende il via una collaborazione con Vittoria hub: nei prossimi mesi presenteremo infatti le startup presenti in questo acceleratore, per comprendere come l’open innovation sta cambiando il perimetro dei servizi assicurativi, secondo il concetto di ecosistema.

Il nostro primo ospite è Riccardo De Bernardinis, CEO e founder di Ernesto.

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Alberto Grisoni. Riccardo, che cosa è Ernesto?

Riccardo De Bernardinis. Ernesto è una sorta di vicino di casa virtuale a cui chiedere aiuto per trovare i migliori professionisti quando ne hai bisogno. Tutti noi, quando ci è servito un idraulico o un elettricista, abbiamo chiesto ad amici o parenti se avevano qualcuno da raccomandarci.

Ernesto è la versione virtuale di questi amici: gli si dice di quale servizio si ha bisogno, lui ci fa delle semplici domande con risposta a scelta multipla e, in base alla nostra posizione, invia la nostra richiesta a decine di professionisti in zona.

Il cliente ottiene così una lista di preventivi ben dettagliati da professionisti che sono disponibili per fare quel lavoro. Nell’ultimo anno abbiamo ricevuto più di 40mila richieste di preventivo, generando circa 30 milioni di euro di opportunità di business.

AG. Rispetto ad altri motori di ricerca di professionisti che trovo online, in che cosa è differente Ernesto?

RDB. Ernesto ha un cervello. E diventa ogni giorno più intelligente, perché Ernesto apprende. Abbiamo sviluppato la più grande lista al mondo di costi di servizi, parliamo di circa 25mila microservizi, di cui Ernesto può indicare quale potrebbero essere il costo minimo e quello massimo. Possiamo così fornire al cliente un’idea di massima di quella che potrebbe essere la spesa da sostenere.

La differenza maggiore però è un’altra. Gli altri siti aiutano i clienti a trovare un professionista. Noi vogliamo aiutare i professionisti a trovare clienti. In fondo, al cliente serve un elettricista una volta ogni tanto, mentre l’elettricista ha bisogno di clienti ogni giorno. Abbiamo quindi ripensato il concetto di lead rispetto ad altri player.

Oggi professionisti come idraulici o elettristici utilizzano strumenti come AdSense o altri preventivatori. Ogni volta che un utente Google clicca sull’annuncio di un professionista, quest’ultimo paga dei soldi, si arriva anche a 5 o 6 euro per le aree a maggiore competizione. Anche se poi il cliente non gli commissiona nessun lavoro o addirittura neanche lo contatta per un preventivo.

I marketplace, invece, hanno avuto il merito di aprire la strada e fare educazione sulle potenzialità del web. Ma ancora oggi chiedono ai professionisti e alle ditte locali di acquistare ogni singolo lead, con prezzi che arrivano a 15 euro per i dati di contatto del singolo cliente a cui proporsi per un preventivo.

Ernesto offre invece un modello a subscription, un abbonamento annuale, trimestrale o mensile, grazie al quale il professionista o l’azienda possono rispondere a tutte le richieste di preventivo che vogliono.

AG. Come siete entrati in Vittoria hub?

RDB. Mi piace molto raccontare questa storia. Siamo entrati in Vittoria hub in modo inaspettato. Un giorno ho ricevuto un’email che segnalava l’iniziativa e ho fatto una application. Mi voglio soffermare sull’importanza che hanno le application per una startup. Io consiglio di farne tante, perché ogni volta è come rimettersi alla prova, ogni application è differente.

Inizialmente ero lontano dal mondo InsurTech, ma ero curioso di vedere che tipo di quadra si poteva trovare. Vittoria hub è il primissimo acceleratore incubatore di open innovation in Italia, era qualcosa di nuovo anche per me.

Grazie all’application sono entrato in contatto con delle figure differenti, molto più Corporate, con una cultura aziendale diversa. In breve tempo ci siamo trovati e ho compreso quale sia il valore aggiunto nel diventare partner di una grande azienda strutturata come Vittoria Assicurazioni e di evolversi all’interno di un ecosistema.

La stessa Vittoria Assicurazioni ha creato l’acceleratore per produrre una piccola Silicon Valley al suo interno, uno spazio di scambio e di confronto. Io non ero abituato a relazionarmi con delle realtà Corporate e per noi è stata una scuola importante, che consiglio alle altre startup. Oggi siamo molto più maturi e abbiamo imparato a confrontarci con realtà importanti, di cui abbiamo capito il modus operandi.

AG. E quindi, vista la vostra esperienza, quali opportunità può offrire l’open innovation ad altre startup italiane?

RDB. Io penso che altre grandi aziende dovrebbero prendere esempio da questa iniziativa, perché tramite l’open innovation possono nascere nuovi progetti, nuove idee e spunti che possono permettere a una grande azienda di migliorare il rapporto con i loro clienti, o i loro processi interni, o comunque di innovare.

Naturalmente, una grande azienda ha le proprie complessità, anche decisionali, che richiedono un allineamento del management sulle iniziative innovative. Una startup può portare a queste realtà un po’ di brio e di idee che possono portare a nuovi prodotti nel rispetto della reputazione dell’azienda. È una relazione win win che conviene a entrambi.

AG. Dopo tutto questo percorso, che obiettivi avete per il futuro?

RDB. È una bellissima domanda a cui mi piacerebbe sapere rispondere con precisione. Ma gli eventi si susseguono rapidamente e una delle cose belle di essere una startup è che devi essere pronto a qualunque cosa in qualunque momento. Può arrivarti un messaggio di un grande investitore che ti stravolge la vita per due anni.

A oggi siamo in due programmi di accelerazione. In Vittoria hub a Milano e a Mind the Bridge a San Francisco. È il nostro secondo programma in Silicon Valley: il primo sono stati i tre mesi più belli della mia vita. Da febbraio 2022 torniamo a San Francisco per aprirci a opportunità anche internazionali.

Abbiamo appena chiuso un round di investimento di circa 350 mila euro, ora siamo a 500mila euro raccolti. Vittoria Assicurazioni oggi è il nostro unico investitore italiano, tutti gli altri provengono dal Sud America e della Silicon Valley.

Ci concentreremo ancora sul mercato italiano, dove resta moltissimo da fare, ma Ernesto ha un meccanismo replicabile in altre aree geografiche. Possiamo quindi guardare all’espansione in Europa e in Sud America.