L’innovazione tecnologica sta trasformando la formazione, e quella aziendale in modo particolare, su due fronti contemporaneamente.
Da un lato, la rapidità con cui nuovi strumenti e competenze si stanno facendo strada nelle imprese di ogni dimensione impone di inserire questi argomenti nel catalogo di formazione per dipendenti e manager.
Dall’altro, proprio la pervasività di queste tecnologie fa sì che esse finiscano inevitabilmente anche per trasformare il modo in cui apprendiamo.
La carica dell’EdTech
Nel mondo delle startup si parla di EdTech, ennesimo neologismo per “education technology”, cioè la tecnologia per l’apprendimento.
Sarebbe però limitante restringere il campo “solo” al mondo startup, anche perché quando si parla di formazione professionale a guidare l’innovazione non sono necessariamente imprese nate negli ultimi anni.
L’ultima edizione dell’Osservatorio EdTech del Politecnico di Milano conferma il crescente ricorso delle imprese al digitale per rispondere alle loro esigenze di formazione.
Bisogna ovviamente tenere conto della digitalizzazione forzata imposta dal Covid e del fatto che il campione dell’indagine è esteso a tutti i settori, non solo a quelli finanziari.
Così come è il caso di ricordare che all’interno della categoria “formazione” rientrano corsi e obiettivi molto differenti.
Le piattaforme di digital learning, ad esempio, vengono ampiamente utilizzate a supporto della formazione obbligatoria sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, noti a tutti.
Il 40% del budget va al digitale
Fatte queste dovute premesse, dall’Osservatorio emerge comunque che nel 2022 il 40% del budget complessivo di formazione è stato dedicato al canale digitale, con un budget medio di 480mila euro per azienda.
Il dato era previsto in crescita, di poco meno del 5%, anche per il 2023. Insomma, le aziende investono in tecnologia per la formazione.
Ma l’approccio è ibrido
E lo fanno con un obiettivo chiaro, che emerge anche nelle interviste di questo dossier: individuare i giusti modelli da utilizzare all’interno delle aziende, con diversi equilibri tra presenza in aula e strumenti digitali.
L’esperienza pandemica, d’altronde, ci ha insegnato che la formazione a distanza, anche asincrona, funziona bene in determinati casi. Ma ci ha anche permesso di confermare che ci sono tematiche e competenze che richiedono una presenza in aula, una interazione di persona con insegnanti e colleghi.
Per questo, come vedremo anche nelle prossime pagine, aziende ed enti formatori stanno testando formule diverse.
Si vuole contenere i costi e ottimizzare i tempi, ovviamente: e l’esempio della sicurezza sul lavoro, i cui contenuti sono standardizzati per la grandissima maggioranza dei casi, illustra bene il potenziale del digitale in questo senso.
Ma si vogliono anche sviluppare skill e conoscenze in ambiti collegati a obiettivi di business, a progetti di trasformazione tecnologica, oppure di adeguamento normativo: qui non serve “solo” avere la possibilità di fare domande o confrontarsi.
È anche utile adeguare i contenuti in maniera dinamica, tarandoli sullo specifico livello delle persone in aula.
Le tematiche emergenti
Oltre al “come” si apprende, c’è ovviamente il “che cosa”.
Per i settori bancario e assicurativo l’evoluzione normativa resta un driver importante della domanda di formazione, al fianco di una serie di tematiche strategiche, come l’ESG e la gestione del credito.
Ne emerge un quadro in cui ogni percorso formativo può comporsi di lezioni online in diretta, video asincroni di introduzione a un tema oppure di approfondimento e incontri in aula, con un modello personalizzato sugli obiettivi di ogni realtà finance e di ogni “classe”.
E già ci si chiede, inevitabilmente, come integrare in tutto questo l’intelligenza artificiale generativa. Sia come strumento di apprendimento, sia come argomento di studio.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di settembre 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.