BuddyBank ed Hype: per gli analisti cinesi “tra le più innovative in Europa”

hype buddybank

Arriva l’autunno e con esso, almeno in Cina, i consueti report e previsioni degli analisti di stato di Pechino. Monotone sfilze di numeri e dati che, benché amati qui in Asia, risultano piuttosto noiosi per un pubblico occidentale. Eppure tra percentuali, indici di crescita e molto altro, questi bagao, ovvero report, nascondono tra le righe informazioni importantissime sulla salute economica del gigante asiatico e sul percorso di sviluppo che il Dragone intende seguire per l’anno che verrà.

Assai di frequente gli analisti dedicano una sezione dei loro baogao allo scenario internazionale: e nel “2021全球金融科技中心城市报告- 2021 Global Fintech Center City Report" vengono citate due neobank italiane. Hype e Buddybank.

Il report in questione è un annuale resoconto dell’attività dei principali hub fintech al mondo, dove viene analizzata la situazione paese per paese ed infine città per città. Inutile dire che il primato spetta alla Cina, mentre USA e Corea occupano un posto di primo piano, mentre all’Italia spetta il ruolo di fanalino di coda nei paesi G7. Di qui nulla di nuovo, se non che quest’anno gli analisti cinesi, in un breve passaggio sulla situazione in Europa, abbiano descritto le italiane “Buddy Bank e Hype Bank come due tra le più innovative neobank del continente, adatte ad un pubblico giovane e smart, spia di come il fintech italiano abbia raggiunto interessanti sviluppi”.

Non dei perfetti sconosciuti

Parole isolate o sincero riconoscimento? «Niente di sorprendente, dato che queste realtà sono note agli addetti ai lavori qui in Cina», sostiene Cai Kailong, direttore di Atom, un think tank indipendente di base a Shanghai specializzato nella finanza digitale. «Le piattaforme di informazione cinese di settore sono da sempre molto attente e curiose sulle novità che vengono lanciate sul mercato”, ribadisce Cai, “e in Italia, nonostante un ambiente finanziario piuttosto tradizionale, sono nate negli ultimi anni molte ottime realtà. La pandemia ha dato una sferzata in positivo, ma condivido con il report e ritengo che BuddyBank ed Hype siano due tra le mobile bank le più interessanti non solo in Italia. Ecco perché non i loro nomi non sono nuovi qui in Cina».


Sfogliando i principali quotidiani economici, i due istituti di credito online italiani non sono affatto sconosciuti. BuddyBank, servizio di mobile banking lanciato nel 2018 e parte di UniCredit, è riuscita a guadagnarsi saltuariamente spazio nei principali portali economici cinesi tra cui 科技金融网(The Fintech Network), Tencent Cloud (tra i più grandi catalizzatori di notizie del colosso omonimo) e 金融日报 (Finance’s Daily). Stesso dicasi per Hype, che nell’anno pandemico trascorso ha avuto più di una pagina su 金色财经 (un portale all’interno di Sohu.com dedicato esclusivamente a tematiche blockchain e criptovalute).

Banca sul telefono 24/7 come in Cina

È tuttavia sulla startup di Unicredit che si concentra il plauso degli esperti cinesi. Come sottolinea Cai Kailong, «l’interfaccia interattiva, semplice e veloce di BuddyBank è molto simile ai nostri Alipay o WeChat Pay. Con un click è possibile gestire tutto. Degno di nota il servizio clienti 24/7 via chat, un servizio molto apprezzato dai clienti cinesi».

Sicuramente il plauso di quotidiani e analisti cinesi può essere motivo di orgoglio e indice di come le due mobile bank stiano lavorando anche per lo sviluppo dell’intero comparto FinTech italiano. Tra gli obiettivi futuri vi è sicuramente la crescita della clientela ponendo particolare attenzione ai giovani per aiutarli ad entrare al meglio nel mondo bancario. E con questo plauso diretto da Pechino, perché non stringere l’occhio anche alla comunità cinese e progettare possibili partnership con i giganti asiatici per i turisti del Dragone, quando i viaggi internazionali riprenderanno nuovamente?

Nota dell’autore: molti siti citati hanno un dominio su Baidu e non su Google. Navigando da un computer in Occidente e senza una VPN ad hoc, non è spesso possibile accedere agli URL degli articoli. I link agli articoli e ai report, tutti in lingua cinese, non sono stati inseriti nel testo per evitare penalizzazioni per i “broken link” da parte dei bot di Google, ma sono a disposizione su richiesta.

 

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