«Ci aspettiamo che Binance ci contatti per individuare una soluzione e un accordo, prima della fine di settembre, evitando di andare in Tribunale». È l’aspettativa dello studio legale Lexia Avvocati, che ha assunto a luglio 2021 l’incarico per un’azione legale contro Binance, famosissimo exchange di cryptovalute.
L’azione nasce dalla collaborazione con lo Swiss Blockchain Consortium, con un obiettivo che potrebbe scrivere una pagina nella breve ma tormentata storia degli exchange di cryptovalute: «ottenere la restituzione degli importi investiti e il risarcimento dei danni subiti in conseguenza della violazione della disciplina in materia di negoziazione e offerta al pubblico di strumenti finanziari derivati c.d. ‘futures’ su criptovalute, nonché delle anomalie relative al funzionamento della piattaforma di trading gestita dall’operatore in questione».
Una causa contro Binance? Come è iniziato tutto
Alcuni clienti di Binance hanno scelto di andare per le vie legali dopo una serie di disservizi. La piattaforma di Binance è andata fuori uso, probabilmente per i grandi volumi di operazioni, diverse volte negli ultimi mesi. L’8 febbraio 2021, ad esempio, per il classico tweet di Elon Musk che scatena gli acquisti: i clienti non potevano accedere alle loro posizioni di trading in futures. E Binance ha liquidato i limiti di margine, quando raggiunti, senza che i clienti potessero fare nulla.
L’azienda ha poi riconosciuto, due settimane dopo, il fallimento della piattaforma offrendo dei risarcimenti decisamente limitati rispetto alle perdite lamentate dai clienti. Ancora più drammatico il crollo di Binance del 19 maggio, con la piattaforma offline per diverse ore. E lo stesso copione “alta volatilità, elevati volumi, piattaforma offline e grandi perdite” si è ripetuto altre volte.
È un problema già segnalato in altri casi: pensiamo al down di eToro di alcune settimane fa, o ai richiami sulla resilienza tecnologica dei mercati da parte di Esma, aspetto fondamentale dell’evoluzione delle Borse.
Perché Binance è nei guai
Ma, nel caso di Binance, c’è un dettaglio: i Regolatori stanno incominciando a seguirla da vicino. Il 15 luglio la Consob ha espressamente dichiarato che Binance non ha nessuna autorizzazione a operare, secondo la normativa italiana. E, quindi, europea. Il 16 luglio anche la Banca Centrale Lituana si è espressa in modo simile. E una delle società controllate da Binance ha sede proprio in Lituania.
Ci si attende che altre Autorità europee, fino alla stessa Esma, si esprimano nelle prossime settimane.
Perché un accordo sarebbe importante
Quindi, che accade ora? Lo studio Lexia Avvocati sta studiando come procedere. Il fatto è che la rivolta dei clienti contro Binance ha fatto davvero notizia. E investitori da tutto il mondo vogliono unirsi, arrivano da ovunque: Messico, Canada, Singapore, Europa, Africa, Americhe. Tutti lamentano di avere subito danni dai down della piattaforma, non solo dall’evento del 19 maggio.
E anche le ultime mosse di Binance, che ha inserito dei limiti ad alcune operazioni effettuabili dai clienti e ha dichiarato di volersi adeguare alla normativa e diventare un intermediario autorizzato, sembrano un’ammissione neanche tanto implicita delle tesi dei “ribelli”.
Come già avvenuto per la gestione dei dati personali e come dovrebbe presto accadere per l’intelligenza artificiale, anche in questo caso l’Europa potrebbe essere la prima area economica a fissare delle regole per tecnologie dirompenti e “unregulated”.
Per questo un accordo tra Binance e Lexia Avvocati/Swiss Blockchain Consortium, per non parlare di un intervento di Esma in materia, sarebbe un passo in avanti importante per il mondo delle cryptovalute. Perché porterebbe gli exchange nel perimetro dell’azione del Regolatore e della Vigilanza, fissando dei paletti per restare sul mercato che farebbero piazza pulita degli operatori fuori legge a favore delle realtà compliant, più solide e strutturate. Fine del crypto far west.
