Il FinTech e la tentazione B2B

Competizione o collaborazione. Il bivio storico nel rapporto tra FinTech e banking tradizionale per molte realtà diventerà una scelta obbligata. Complice, pensa un po’, il Covid-19.

Fintech B2B

I segnali della tempesta perfetta incominciano a vedersi. È un fatto che le FinTech hanno dato prova di grande agilità in queste settimane di emergenza. Ma è altrettanto un fatto che, numeri alla mano, i clienti continuano a relazionarsi con le banche tradizionale: il FinTech cresce, sì, ma lentamente.

In calo i download delle neobank

Anzi, un recentissimo articolo di Finbold relativo al mercato UK dimostra che nel mese di marzo i download delle app delle challenger bank sono diminuiti in media del 23,3%: con una Monzo che ha registrato il -36,1% di scaricamenti, Revolut -18,1%, Starling Bank il -20%, N26 -19,2%. Si tratta di un rallentamento nella crescita, non di una decrescita. Ma per business che si basano sulla scommessa futura e sulla capacità di scalare un modello, un rallentamento è un segnale importante: in questa quarantena di digitalizzazione forzata e pagamenti cashless, ci saremmo aspettati il trend inverso. Forse nei momenti di incertezza c’è meno voglia di sperimentare nel cliente finale?

Moven passa al B2B2C

Un altro segnale viene dagli USA. Il 30 aprile, giorno di pubblicazione di questo articolo su aziendabanca.it, Moven chiude i propri conti retail (con una “migrazione consigliata” verso un’altra neobanca). Proprio Moven, fondata dal vulcanico Brett King, che della disruption del banking tradizionale è un assoluto guru, fonte di ispirazione per molti innovatori nell’industry. Bene: Moven ha scelto il modello B2B. È infatti arrivata alla scadenza la partnership esclusiva con TD Bank e la FinTech ha già siglato partnership con diverse altre banche, abbandonando l’offerta “diretta” al cliente. Fuga dal B2C, insomma. Per chi non lo sapesse, Moven è un servizio di “benessere finanziario” che sincronizza conto corrente, carta di pagamento e app per analizzare le spese e trovare opportunità di risparmio. Funziona, tra l’altro: in un articolo di Forbes USA, si legge che i clienti TD Bank che usano Moven risparmiano circa il 5,5% in più della media. Il problema è che per il 2020 Moven prevedeva perdite per 2 milioni di dollari: ecco perché è meglio abbandonare la presenza diretta sul consumatore e “go B2B”. I grandi numeri, in termini di clientela, li hanno ancora le banche.

La crisi e l'incertezza

Il terzo elemento è la crisi stessa. Lapalissiano, certo, ma non per questo da trascurare. Di fronte a una crisi le cui dinamiche, proporzioni e durata sono ancora un mistero, è più difficile credere ai piani di crescita di startup e aziende che, a oggi, non hanno ancora portato agli investitori alcun profitto ma solo molte aspettative sul futuro. È proprio il futuro, al momento, che non ispira granché.

L'urgenza di collaborare

Non è una questione di proposizione di valore. Nella maggior parte dei casi (nella totalità francamente no, ma nella maggior parte senz’altro) le startup propongono soluzioni sensate e valide alle esigenze della clientela. Ribadiamo un concetto detto e ridetto: da un lato (startup e FinTech) ci sono le idee, dall’altro (banche e compagnie tradizionali) la base clienti. Gli spazi per collaborare ci sono tutti: non tanto nei servizi retail, che tanto piacciono ai media generalisti, quanto verso quelle PMI che da sempre sono sottoservite dal banking tradizionale centrato sulla filiale. PMI che anche culturalmente sono più che pronte a sposare un servizio digitale, ma sono magari legate controvoglia alla banca di riferimento per timore di perdere castelletti o affidamenti, soprattutto in un momento come questo. Resta da vedere se il Covid-19 accelererà anche il dialogo tra vecchi e nuovi player non solo nell’interesse reciproco, ma anche in quello del cliente.