Investire in vino nel 2025: le piattaforme online

investire in vino 2025

Investire nel vino è un'idea a cui sempre più persone guardano con interesse, per diverse ragioni.

Per le persone ad alto reddito, i vini da collezione possono aiutare a diversificare il portafoglio e ottenere un rendimento a lungo termine.

Per i semplici appassionati acquistare un vino pregiato dà emozione: è bello avere tra le mani una bottiglia prestigiosa ed esclusiva, come un Brunello di Montalcino di un'annata ricercata. Ma non bisogna confondere il collezionismo con l'investimento.

In entrambi i casi, però, si pone un problema di competenze. Il vino è un prodotto complesso, soggetto anche a mode, fluttuazioni e variabili diverse da quelli dei tradizionali mercati finanziari. Non si può considerarlo un bene rifugio come gli altri: ci vogliono competenze.

Un conto è comprare qualche bottiglia di “fine wines” per sfizio, cosa diversa è spendere cifre importanti: c'è sicuramente il rischio di commettere errori, altro che ottimo investimento!

Che cosa sono i vini da investimento

I vini pregiati sono beni particolari: il loro valore aumenta nel tempo, almeno per un po'. Il vino, o meglio, le tipologie di vino che si prestano all'invecchiamento, migliora con l'età. Con il passare degli anni diventa più pregiato e ricercato, anche perché man mano ci saranno sempre meno bottiglie in circolazione di una determinata annata e cantina.

Il vino pregiato, insomma, col tempo diventa anche un bene sempre più scarso: la domanda aumenta (se si tratta di un vino che si presta a invecchiamento, lo ricordiamo), mentre l'offerta diminuisce.

Investire in vino... con capitali ridotti

Piattaforme di investimento frazionato per il retail

Non serve avere un patrimonio enorme per iniziare a pensare di investire nel mondo del vino. Oggi ci sono piattaforme online che permettono di acquistare quote di bottiglie pregiate, rendendo l'investimento accessibile anche a chi ha budget più contenuti. In pratica, invece di comprare un'intera cassa di un vino costoso, puoi comprarne una piccola frazione. Questo approccio democratizza l'accesso a vini che altrimenti sarebbero fuori portata per il piccolo investitore. È un modo intelligente per iniziare a costruire una collezione diversificata senza dover impegnare somme ingenti fin da subito. Queste piattaforme gestiscono anche la conservazione, un aspetto non da poco.

Ci sono diverse aziende che offrono investimenti in vini online. Finora ne abbiamo recensite due:

  • eWibe, azienda italiana che offre un mercato di vendita/acquisto di bottiglie, accetta di conservare le bottiglie già in tuo possesso (ma verifica bene le condizioni) e fa anche da magazzino;

  • Wine Profit, azienda svizzera che offre un percorso di accompagnamento nella selezione delle etichette da acquistare e permette di conservare le bottiglie nei propri magazzini fiscali a Ginevra.

Valutare cantine locali e startup vinicole

Per chi ha un po' più di spirito imprenditoriale e magari una conoscenza più diretta del territorio, valutare cantine locali o startup vinicole può rappresentare un'opportunità. Non si tratta solo di comprare vino, ma a volte di investire in un progetto. Bisogna però essere molto attenti: non basta che il vino sia buono. È fondamentale analizzare il piano aziendale, la forza del brand, la strategia di marketing e la visione a lungo termine. Spesso queste realtà emergenti hanno un potenziale di crescita elevato, ma comportano anche un rischio maggiore rispetto a produttori storici e affermati. Una buona due diligence è quindi indispensabile.

Comprendere il mercato del vino nel 2025

I vini da investimento sono circa l'1% di quelli sul mercato: è su questi che conviene investire, ovviamente. Ma se non si conoscono le caratteristiche del vino, si corre il rischio di sbagliare.

Farsi assistere da un esperto può rivelarsi utile per diverse ragioni: basti pensare che la “Bibbia” delle quotazioni del vino, il sito Liv Ex, è accessibile in cambio di un abbonamento costoso, nell'ordine delle migliaia di euro.

Secondo gli esperti di Wine Profit, un vino da investimento deve rispettare alcune caratteristiche di base.

Il primo è il punteggio delle principali guide: deve avere almeno un punteggio di 90/100. Quando un’etichetta raggiunge i 100/100, il suo prezzo può anche raddoppiare.

Gli ottimi punteggi, però, da soli non bastano. Serve un secondo elemento, in cui il mercato del vino rispetta le logiche di qualunque altro settore: la domanda di mercato deve essere superiore alla sua produzione.

Un vino diventa da investimento perché non ci sono abbastanza bottiglie per tutti quelli che lo vorrebbero. Va da se che se ci sono tanti acquirenti per pochi esemplari, è più facile chiedere un prezzo alto e vendere una bottiglia in breve tempo.

Altro aspetto: l’autenticità della bottiglia e la sua corretta conservazione. Per investire in vino bisogna aspettare e se una etichetta prestigiosa è conservata in modo errato, il suo valore precipita. Il vino rovinato non lo vuole nessuno.

Infine, bisogna ricordarsi che un’annata non è uguale alle altre. Non bisogna avere fretta: alcuni vini da investimento sono prodotti solo quando il clima ha portato a una qualità particolarmente elevata. E anche i punteggi dei critici si alzano di conseguenza.

Il consumo di vino: un trend in trasformazione

Il mercato del vino nel 2025 si presenta come un settore in piena evoluzione. Sebbene il vino evochi immagini di convivialità e tradizione, i dati attuali mostrano un cambiamento nei modelli di consumo. Le generazioni più anziane tendono a ridurre le proprie abitudini di acquisto, mentre i consumatori più giovani mostrano un interesse minore verso il vino, preferendo alternative come birre artigianali o bevande a basso contenuto alcolico. Questo non significa una scomparsa dell'interesse, ma piuttosto una trasformazione delle preferenze. Il vino viene percepito da alcuni come un prodotto costoso e complesso, sfidando i produttori a ripensare la loro comunicazione e accessibilità.

L'opportunità nascosta nella sovrapproduzione

Paradossalmente, una delle sfide attuali del settore, ovvero la sovrapproduzione rispetto alla domanda effettiva, può rappresentare un'opportunità per chi guarda agli investimenti. L'eccesso di offerta porta a una pressione sui prezzi all'ingrosso, costringendo alcune aziende a rivedere le proprie strategie o a uscire dal mercato. Per un investitore attento, questo scenario può tradursi nella possibilità di acquisire vini o quote di aziende a prezzi più vantaggiosi, specialmente in segmenti di mercato meno battuti o in aziende che necessitano di un rilancio.

La crescita del canale diretto al consumatore

Un altro aspetto da non sottovalutare è la continua espansione del canale di vendita diretta al consumatore (DtC). Questo modello permette alle cantine di avere un controllo maggiore sul proprio brand e di stabilire un rapporto più stretto con la clientela, spesso garantendo margini di profitto più elevati. Per chi investe, questo si traduce in un segnale di resilienza e potenziale di crescita per le aziende che riescono a gestire efficacemente questo canale, anche attraverso piattaforme digitali. Le aziende con una forte presenza DtC sono spesso più agili e capaci di adattarsi ai cambiamenti del mercato.

Identificare le etichette premium e le aree emergenti

La solidità dei vini premium e il loro target

Quando si pensa a investire nel vino, è facile concentrarsi subito sulle etichette più famose e costose. E in effetti, i vini considerati premium hanno dimostrato una notevole capacità di mantenere il loro valore, e spesso di aumentarlo, anche in periodi economici meno favorevoli. Chi acquista questi vini, di solito, non è troppo preoccupato dal prezzo. Cerca piuttosto la qualità, una storia interessante dietro la bottiglia e un'esperienza complessiva. Questo tipo di consumatore è meno sensibile alle fluttuazioni di mercato e tende a comprare direttamente dai produttori o da piattaforme selezionate.

Oltre le zone blasonate: scoprire il valore nascosto

Certo, le regioni vinicole storiche come Bordeaux, Borgogna o la Toscana sono sempre un punto di riferimento. Hanno una reputazione consolidata e una domanda costante. Ma il mercato del vino è in continua evoluzione. Ci sono aree emergenti, magari meno conosciute ma con un potenziale di crescita interessante. Queste zone potrebbero offrire opportunità di investimento a prezzi più accessibili, soprattutto se si guarda al futuro. Bisogna tenere d'occhio i produttori che stanno innovando e che stanno ottenendo riconoscimenti, anche se non provengono dalle denominazioni più blasonate. A volte, il vero affare si nasconde dove meno te lo aspetti.

Focus su etichette italiane, francesi e californiane

Se vogliamo fare un punto della situazione per il 2025, l'Italia, la Francia e la California continuano a essere pilastri fondamentali per chi investe nel vino. Questi territori offrono una gamma vastissima di vini di alta qualità, dalle denominazioni classiche a quelle più innovative. Pensiamo ai grandi rossi francesi, ai Super Tuscans italiani o agli Chardonnay e Cabernet Sauvignon della Napa Valley. Sono etichette che hanno una storia, un mercato consolidato e un forte appeal internazionale. Valutare attentamente le annate e i produttori in queste aree, sia quelli storici che quelli emergenti, può offrire un buon equilibrio tra rischio e potenziale rendimento.

Analisi dei fondamentali per un investimento consapevole

Il brand e lo storytelling come motori di valore

Quando si pensa a investire in vino, non si guarda solo alla bottiglia in sé, ma a tutto ciò che c'è dietro. Il nome della cantina, la sua storia, come viene raccontata la sua produzione: tutto questo contribuisce a creare un valore che va oltre il semplice liquido. Un marchio forte, con una narrazione avvincente, attira collezionisti e appassionati, e questo interesse si traduce spesso in un aumento del prezzo nel tempo. Pensa a quelle etichette che hanno una tradizione lunga, magari legate a famiglie storiche o a territori con una forte identità. Questi elementi non sono solo dettagli, ma veri e propri asset che rendono il vino un bene da collezione.

Valutare la cantina come progetto imprenditoriale

Investire in vino significa anche valutare la cantina che lo produce come un vero e proprio business. Non basta che il vino sia buono, bisogna capire se l'azienda è gestita bene, se ha piani di crescita sostenibili e se è in grado di affrontare le sfide del mercato. Una cantina solida, con una buona reputazione e una gestione attenta, ha più probabilità di produrre vini che si rivaluteranno nel tempo. Bisogna guardare ai bilanci, ai piani di espansione, alla qualità della manodopera e all'innovazione che portano avanti. È un po' come scegliere in quale azienda investire in borsa, ma qui il prodotto è molto più affascinante.

L'importanza della conservazione e delle piattaforme specializzate

Una volta acquistato il vino, la sua conservazione diventa fondamentale. Una bottiglia, per quanto pregiata, se non tenuta nelle giuste condizioni di temperatura e umidità, può perdere valore rapidamente. Per questo, molti investitori si affidano a cantine specializzate che offrono servizi di stoccaggio professionali. Queste strutture non solo garantiscono le condizioni ideali, ma spesso forniscono anche certificazioni che attestano la provenienza e lo stato della bottiglia, un dettaglio non da poco quando si decide di vendere. Inoltre, l'uso di piattaforme online dedicate all'investimento in vino può semplificare la compravendita, offrendo trasparenza e accesso a un mercato più ampio.

I vantaggi fiscali e di diversificazione dell'investimento in vino

Zero tasse sul capital gain: un vantaggio fiscale unico

Uno dei motivi per cui molti si avvicinano al mondo del vino come investimento è la questione fiscale. In Italia, se possiedi e vendi bottiglie di vino pregiato senza un'attività commerciale strutturata alle spalle, il guadagno che ottieni dalla vendita, quello che tecnicamente si chiama capital gain, non viene tassato. Questo succede perché la legge tende a considerare la collezione di vino come un hobby, non come un'attività d'impresa.

Certo, se inizi a comprare e vendere bottiglie come se fossi un commerciante, con tanto di magazzino e promozioni, allora le cose cambiano e si entra nel regime delle imposte commerciali. Ma per il collezionista privato che vende occasionalmente, c'è un bel respiro fiscale. È un aspetto che rende l'investimento in vino decisamente più appetibile rispetto ad altri beni.

Diversificare il portafoglio con un bene tangibile

Oltre al lato fiscale, c'è un altro punto forte: la diversificazione. Il mercato del vino, specialmente quello delle etichette di pregio, non segue sempre le stesse montagne russe dei mercati finanziari tradizionali, come azioni o obbligazioni. Avere una parte del proprio patrimonio investita in bottiglie che hanno un valore intrinseco, un valore fisico, può aiutare a bilanciare il rischio complessivo del portafoglio. Quando le azioni crollano, una buona bottiglia di vino potrebbe mantenere il suo valore, o addirittura aumentarlo. È un modo per avere un asset concreto, qualcosa che puoi toccare con mano, che non dipende solo da algoritmi o notizie economiche globali.

Resistenza alle fluttuazioni di mercato

Il vino pregiato, diciamocelo, ha una sua resilienza. La domanda per le bottiglie più ricercate, quelle con una storia e un'annata importante, tende a rimanere solida anche quando l'economia globale non è al suo meglio. Questo perché non si tratta solo di un bene di lusso, ma anche di un bene culturale, un oggetto da collezione. La sua scarsità, unita a un interesse costante da parte di appassionati e investitori, lo rende meno suscettibile alle rapide cadute di prezzo che a volte si vedono in altri settori. Certo, non è un investimento a prova di bomba, ma offre una stabilità che molti altri asset faticano a garantire, soprattutto nel lungo periodo.

 

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