I conti di pagamento sono soggetti al bail-in?

I conti di pagamento non sono soggetti a bail in nel caso di liquidazione coatta della Imel (Istituto di Moneta Elettronica) o dell’IP (Istituto di pagamento). Una conclusione intuitiva, vista la natura dei conti di pagamento e l’esigenza che i soldi dei clienti siano depositati su conti distinti rispetto a quelli della banca e non possano essere aggrediti da creditori o da terzi.

Carte prepagate e bail in?

Tra i prodotti più diffusi emessi da istituti di pagamento e Imel troviamo appunto i conti di pagamento, anche in forma di carte prepagate, fisiche o virtuali, e nelle forme più evolute di app per smartphone collegate alla carta. Attenzione, però: non tutte le carte prepagate sono necessariamente di una Imel o di un IP, ma possono anche essere emesse da una banca.

I soldi depositati su un conto di pagamento e sui prodotti collegati, quindi, restano sempre del cliente, anche in caso di fallimento dell’istituto di pagamento o della banca presso cui sono depositati. La legge in questo era abbastanza chiara, ma a togliere ogni dubbio è arrivata la risposta del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, all’interrogazione parlamentare presentata dall’Onorevole Nicola Grimaldi del Movimento 5 Stelle.

La risposta del MEF

Sul tema del bail in per gli istituti di pagamento, il MEF ha interpellato direttamente Banca d’Italia, per competenza, e la risposta è stata pubblicata mercoledì 10 giugno 2020 nell’allegato al bollettino in Commissione VI Finanze 5-04103. “I fondi ricevuti da un IP per la prestazione di servizi di pagamento e sottoposti a tutela” si legge nella nota “sono quindi protetti in caso sia di liquidazione coatta amministrativa, sia in risoluzione dell’IP o della banca depositaria […] Banca d’Italia ha inoltre precisato che questo regime di protezione è previsto anche per le somme ricevute per la prestazione di servizi di pagamento da parte degli istituti di moneta elettronica IMEL”.

Niente bail in, quindi, per istituti di pagamento e IMEL. Banca d’Italia ha anche osservato che se i costi dei conti di pagamento sono soggetti a leggi nazionali e a uno standard europeo, sulle norme di protezione delle somme di pagamento dovrebbero esserci singole iniziative da parte di IP e IMEL con documenti pubblicitari o attività di educazione finanziaria.

«È stato un chiarimento opportuno – commenta ad AziendaBanca Germano Arnò, CEO di Em@ney – ma era già evidente a tutti che il bail in non può riguardare Imel e IP. A differenza di quanto accade con gli istituti di credito, che per definizione impiegano i capitali dei propri clienti per trarne il loro legittimo profitto, le società come la nostra non possono utilizzare i fondi per investimenti, più o meno a rischio».

 

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