Non Financial Information: quale opportunità

Convegno Non Financial Information
Il 25 gennaio 2017 è entrato in vigore il D.lgs. 30 dicembre 2016 n.254, che richiede la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario da parte di imprese e gruppi di grandi dimensioni: ovvero la legge sulle Non Financial Information.

Il convegno sulle Non Financial Information

Occasione di incontro su questo fresco tema è stato il Convegno “D.Lgs. n. 254/2016 Non Financial Information – Prime Riflessioni”. Un evento organizzato da Assosef – Associazione Europea Sostenibilità e Servizi Finanziari, NIBR Network Italiano Business Reporting e Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza.

Grandi imprese ma anche più piccole

La comunicazione non finanziaria agli stakeholder delle imprese di medie e grandi dimensioni (più di 500 dipendenti) raggiunge in realtà un ampio bacino di aziende, anche non quotate, e nel prossimo futuro, come sottolinea Vittorio Biondi, Direttore Competitività Territoriale, Ambiente ed Energia di Assolombarda, si estenderà anche a imprese di dimensioni minori e operanti in settori diversi. «Dal punto di vista della nostra associazione – commenta Biondi – questi temi sono sfidano le nostre capacità nel fornire informazioni adeguate alle imprese: il rischio ambientale e il rapporto con il mercato finanziario oggi necessitano di strumenti adeguati. Per questo motivo abbiamo recentemente creato un risk tool sul rischio ambientale, che permette di valutare la posizione dell’impresa su questo tema importante».

NFI anche per banche e assicurazioni

Anche banche e compagnie assicurative sono coinvolte da questo decreto legislativo, che ha dato una svolta imponendo il passaggio da un sistema volontaristico di comunicazione delle informazioni non finanziarie a uno invece regolamentato. «Questo decreto rispecchia le esigenze dei cittadini consumatori – sottolinea Marco Fedeli, Presidente di Assosef, di Green Business Executive School e Managing Director di Globiz – che vogliono conoscere l’operato delle imprese a cui si rivolge. Tuttavia secondo una attenta analisi su società quotate (escluse banche e assicurazioni) effettuata dall'Università del Salento solo il 40% delle imprese è pronta a ottemperare a questo obbligo di comunicazione non finanziaria. Il resto delle aziende ha davanti a sé una importante sfida: la legge è entrata in vigore e sono previste sanzioni fino a 150mila euro per i casi più gravi».

Il ruolo di Consob

La Consob è il soggetto incaricato a vigilare sulla comunicazione delle informazioni non finanziarie applicando le sanzioni (che sono dimezzate per chi comunica in modo volontario, non essendo richiesto dalla normativa), svolgendo anche un ruolo ispettivo nel caso in cui non ci fosse collaborazione da parte dell’azienda. «Inizialmente abbiamo partecipato al gruppo di lavoro per definire una direttiva efficace in Italia – afferma Silvana Anchino, Responsabile dell’Ufficio di Vigilanza Informazioni Emittenti di Consob. Oggi abbiamo raccolto molte idee e presto creeremo un regolamento specifico per mettere in pratica ciò che prevede l’articolo 9 del decreto 254 sulle Non Financial Information, ovvero la parte relativa alle sanzioni, con il coinvolgimento anche di Banca d’Italia e IVASS dato che il decreto coinvolge anche banche e assicurazioni». Sarà importante capire quindi come saranno comunicate le informazioni non finanziarie: il decreto infatti prevede che ogni azienda pubblichi sul proprio sito internet questi dati ma forse è necessario dare vita a un flusso informativo strutturato verso la Consob, magari sfruttando i sistemi informativi già a disposizione.

Una opportunità strategica

Questo primo anno di applicazione è una fase di test per tutti i soggetti coinvolti naturalmente. «Ma associare un processo di revisione è una scelta coraggiosa da parte del legislatore italiano – continua Gian Paolo Ruggiero, Dirigente Ufficio IV Direzione IV Dipartimento del Tesoro, Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ma era necessario in quanto già in fase di revisione della direttiva era emerso il bisogno di ottenere informazioni affidabili: il processo di revisione è quindi un presidio di garanzia dell’affidabilità del dato. Inoltre, la comunicazione delle Non Financial Information presenta delle opportunità strategica per le aziende, che possono giustificare in modo retrospettivo i comportamenti adottati nei confronti degli stakeholder e spiegare in via prospettica come intendono gestire i rischi e le opportunità poco apprezzabili dal punto di vista finanziario-monetario ma in molti casi fondamentali per una performance finanziaria efficiente nel medio-lungo periodo».

La mancanza di uno standard

Difatti, il decreto si applica si applica già alle rendicontazioni finanziarie del 2016, che saranno banco di prova per testare l’adattamento a questa autodisciplina e permettere anche alle autorità di scovare le falle su cui intervenire nei prossimi mesi. Perché il punto critico è la mancanza di uno standard. «Non è stato ideato un unico standard di riferimento per la comunicazione delle informazioni non finanziarie – prosegue Ruggiero – e quindi non è possibile fare comparazioni sulle diverse rendicontazioni. Eppure la definizione di uno standard è una condizione necessaria ma non sufficiente: difatti, le imprese sono di varia natura, operano in settori diversi e quindi la direttiva e il decreto impone alle grandi imprese di rendicontare su politiche non finanziarie ritenute rilevanti tenuto conto delle caratteristiche e delle attività delle imprese stesse.

UBI Banca: come comunicare le NFI

In mancanza di uno standard, Patrizia Michela Giangualano, Membro del Consiglio di Sorveglianza di UBI Banca auspica una collaborazione con le imprese per la definizione di KPI precisi capaci di comunicare il giusto valore dei principi di sostenibilità espressi dalle Non Financial information. «I temi più qualificanti su cui concentrarsi sono: gestione delle risorse energetiche, emissioni inquinanti, impatti su ambiente e sicurezza, gestione del personale (parità di genere e dialogo tra le parti sociali), rispetto dei diritti umani e anche lotta alla corruzione attiva e passiva – precisa Ginagualano. Già oggi, noi stessi, consideriamo importanti questi aspetti al momento di finanziare una azienda e con queste rendicontazioni potremo verificare al meglio il rispetto di questi principi. Inoltre vogliamo agire con un atto di trasparenza completa: misurare e monitorare il rigore operativo, creare nuove dinamiche di relazione verso gli stakeholder e aggiornare il nostro modello di business con standard e correlazioni tra strategie e performance. Attiveremo quindi nuove interazioni con le strutture interne ed esterne all’azienda, con l’obiettivo di migliorare la reputazione della nostra banca. Ma per fare questo è necessario formare il management sui valori della sostenibilità, con un approccio che parte dall’alto per scendere a pioggia su tutta la realtà bancaria».