Bella la blockchain: con cinque ma

Blockchain politecnico milano

Blockchain resta una parola magica anche per il 2020. Ma resta anche una promessa in gran parte da realizzare: ecco i dati del PoliMI.

La sala del convegno di presentazione dell’Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger della School of Management del Politecnico di Milano era piena zeppa: un segno chiaro che l’interesse per il tema (e per il networking sul tema) resta elevatissimo. Ma si continua a parlare di opportunità, pur con molti segnali di crescita. Vi abbiamo preparato una lista di ragioni per cui la blockchain (che usiamo a mo’ di sintesi comprendendo anche le DLT: lo preciso qui per tutto l’articolo e per ogni volta che useremo il termine su AziendaBanca) è di interesse e alcuni “ma” che andranno affrontati in futuro.

Bella la blockchain: infatti ci lavorano tutti.

O, almeno, tutti quelli che contano. Nel 2019 ha fatto notizia l’annuncio del progetto Libra da parte di Facebook. Meno bersagliata dai media, Telegram lavora a TON, per permettere ai suoi 240 milioni di utenti di “scambiarsi valore”: entrambi i progetti “made in social” abilitano smart contract e distributed app. Servizi, insomma. Altri big, cioè Amazon, Microsoft e Alibaba, hanno invece lanciato offerte di “blockchain as a service”.

Bella la blockchain: ma resta una promessa.

Di blockchain (e DLT, lo ricordo l’ultima volta) si è parlato moltissimo nel 2019. Ma si è parlato, appunto: il PoliMI ha contato 488 annunci. Ma di questi, solo 158 sono implementativi. E il sottoinsieme dei progetti realmente operativi è più piccolo ancora: 47. Il resto è test o POC. (Ne abbiamo parlato anche al IV incontro del nostro Blockchain Club: è il momento della fase operativa)

Bella la blockchain, ma resta roba da Finance.

Premetto che non sono sicuro che sia realmente un “ma” (soprattutto considerando che la nostra testata si chiama AziendaBanca): i progetti implementativi si concentrano soprattutto nel settore finanziario, anche se ci sono movimenti interessanti nella PA, nell’agro-alimentare (fondamentale in Italia) e nella logistica. Gli ambiti di applicazione sono noti: pagamenti, gestione documentale e supply chain. La speranza per il 2020 è che migliori la visione di insieme, ad esempio con progetti concreti che rinnovino le relazioni B2B unendo tracciatura, logistica, supply chain, pagamenti e finanziamenti. Gli esempi più famosi sono Marco Polo e we.trade: non a caso, progetti a trazione bancaria.

Bella la blockchain: e l’Italia c’è.

In cima alla classifica dei paesi più attivi a livello mondiale sul fronte blockchain troviamo USA, Corea del Sud e Cina. In Europa, dopo il solito UK c’è l’Italia. Gli investimenti tricolore in questa tecnologia hanno raggiunto i 30 milioni di euro nel 2019: pochino, rispetto al totale dello speso IT delle imprese (60 miliardi) ma la crescita è comunque del 100%. Soprattutto, è italiano Spunta Project, tra i pochi progetti blockchain al mondo che si appresta a diventare realmente operativo (progetto purtroppo non presente nel panel del Convegno: lo citeremo anche più avanti).

Bella la blockchain, ma mancano conoscenze, competenze e risorse.

Soprattutto, mancano use case che possano convincere le aziende a uscire realmente dalla fase dei “test” e investire in modo importante sulla blockchain. Il PoliMI ha intervistato su questo 75 grandi aziende per capire la loro esperienza: il 52% del campione ha sviluppato una visione strategica ma solo il 9% ha definito le risorse umane ed economiche necessarie. Il 45% delle aziende ha poi effettivamente attivato progetti o sperimentazioni mentre la maggioranza, cioè il 55% restante, non ha ancora mosso un passo. E l’ostacolo principale è sempre lo stesso: bella la blockchain, ma che cosa ci faccio?

Bella la blockchain, ma servono regolamentazione e chiarezza.

E qui torniamo a parlare del successo dello Spunta Project, capitanato da ABI e ABI Lab. Tra i relatori del convegno è stato Luigi Porcari, IT Demand Manager Innovation, Payments & Global Transaction Banking di Iccrea, a raccontare che il coinvolgimento nel progetto non solo delle banche, ma anche dell’Autorità, ha permesso di fare evolvere tecnologia e normativa specifica del settore. Se quindi Spunta Project sta andando realmente in produzione è anche (sottolineo: anche) perché l’aspetto normativo è stato preso in considerazione dal giorno 0 (ma le banche ci sono abituate).

Bella la blockchain, ma serve consolidamento.

Qui il tema è squisitamente tecnologico: tra le aziende che hanno lanciato progetti implementativi nel 2019, il 65% ha scelto di farlo creando nuove piattaforme, anziché usare quelle esistenti. E altri progetti “indipendenti” sono nati proprio lo stesso anno. Questa “voglia di farsi la propria blockchain” si può spiegare con l’entusiasmo per la tecnologia e la voglia di provarla e capirla meglio, ma per il 2020 (e ancora di più per i prossimi anni) si dovrebbe puntare sull’interoperabilità, magari integrando i propri progetti con DLT e blockchain già esistenti: non necessariamente affrontando il costoso investimento per diventare un nodo, ma anche come utente o sviluppando un’applicazione su un’infrastruttura già esistente.    

Bella la blockchain: dà molti benefici.

Chiudiamo l’elenco con una nota positiva. Le 34 aziende sondate dal PoliMI e che già lavorano con la blockchain hanno segnalato diversi benefici. Il 35% indica una migliore condivisione di informazioni con partner e fornitori, il 29% una riduzione delle frodi e della manipolazione dei dati, il 26% un aumento della fiducia con partner, fornitori e clienti. La stessa percentuale segnala una maggiore automazione dei processi, come è naturale che sia.