Blockchain: fondi pensione e gestori non sono pronti

Il settore investimenti in ritardo sulla blockchain. La maggior parte dei fondi pensione e dei gestori (57%) prevede di utilizzarla nel corso dei prossimi cinque anni, ma solo il 7% è già al lavoro su iniziative dedicate.

I fondi pensioni credono di più nella blockchain

Secondo un’indagine di State Street Corporation in partnership con Oxford Economics, su un campione di 50 fondi pensione e gestori, la tecnologia attrae di più i fondi pensione: il 74% la ritiene necessaria contro il 42% dei gestori. Entrambe le realtà affermano però di non saperne abbastanza (48% per i fondi e 78% per i gestori). Come già visto per lo studio di Deloitte sugli operatori finanziari, l’interesse per la blockchain è vivo, ma sono poche le esperienze concrete.

L’IT è più interessato ma preoccupa la sicurezza

Sono i team legati all’IT quelli su cui la blockchain avrà l'impatto maggiore. Lo pensa l'80% dei gestori intervistati. Anche se la sicurezza continua a preoccupare: per il 90% adottare questa tecnologia significa più requisiti di sicurezza da rispettare e quindi dei costi maggiori.

Il settore privato supera quello pubblico

Infine più della metà dei fondi pensione e dei gestori (55%) è convinta che la blockchain sarà soprattutto impiegata dalle società private. Solo per il 13% è possibile un impiego nel settore pubblico.

«La maggior parte degli investitori istituzionali è ben consapevole che la blockchain ha le potenzialità per diventare un’applicazione di uso quotidiano nel prossimo futuro – dichiara Antoine Shagoury, Global Chief Information Officer di State Street. Quello che emerge dalla nostra indagine è la mancanza di preparazione e incertezza su quale sia il miglior approccio per gestire questo cambiamento dirompente, nonché la necessità di un maggior livello di education in materia».