Neobanche e fintech alla prova profittabilità: cosa hanno detto N26 e Revolut

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Da sinistra Nikolay Storonsky, CEO e fondatore di Revolut, e Maximilian Tayenthal, co-fondatore e CEO di N26

È l’ora di dimostrare di poter generare profitti. Al Web Summit 2022 si parla per la prima volta più di crypto che di fintech e c'è la sensazione diffusa che sia venuto per molte realtà il momento di mantenere le loro promesse.

Centrali gli interventi di due pesi massimi dello scenario del banking digitale europeo, cioè N26 e Revolut. I rispettivi co-founder hanno risposto, con stili comunicativi davvero molto diversi, a domande che vertevano tutte sullo stesso concetto: la priorità sembra essere rassicurare sul fatto che non saranno necessari nuovi round di finanziamento e spiegare come si punta a rafforzare l’offerta di prodotti e conquistare redditività.

Spoiler: una delle due ha dichiarato di essere già profittevole. Vediamo una sintesi degli interventi di Maximilian Tayenthal, co-fondatore e CEO di N26, e di Nikolay Storonsky, CEO e fondatore di Revolut.

N26 non ancora profittevole, non è il momento per una IPO

Tayenthal, ancora più composto del solito sul palco della MoneyConf del Web Summit, è partito da alcune considerazioni importanti sul nuovo scenario.

Molte previsioni fatte nel 2020 sul post-pandemia non si sono avverate. La subscription economy mostra segni di crisi, vedi Netflix, e il commercio elettronico non ha travolto il retail tradizionale, che anzi vede un ritorno dei clienti nei negozi fisici.

Queste aspettative deluse influenzano inevitabilmente anche quotazioni, investitori e comportamenti dei clienti.

L’obiettivo è arrivare alla profittabilità il prima possibile, N26 non è profittevole al momento. Ma Tayenthal ha anche dichiarato che non saranno necessari nuovi round di finanziamento e che l’obiettivo di N26 è riuscire presto a finanziare l’innovazione grazie al cash flow generato.

Le maggiori sfide affrontate in questi anni hanno riguardato la regolamentazione e la compliance: lo sappiamo bene e sul tema si è espresso anche Storonsky.

Le linee di sviluppo dell’offerta sono sostanzialmente due. Cryptoasset, come dimostra il lancio della collaborazione con Bitpanda in Austria. E sono allo studio anche prodotti di “remunerazione dei depositi”, qualcosa di simile ai tassi di interesse o a un conto deposito.

L’obiettivo sarà anche investire in bond governativi a beneficio della redditività.

L’ipotesi di una IPO è esclusa.

Un’ultima nota riguarda la competizione. Tayenthal ha sottolineato la forte competizione anche tra neobanche, e non solo tra incumbent e nuovi player.

Revolut profittevole, ottimista sulla licenza UK

Molto diverso il tono dell’intervento di Nikolay Storonsky, decisamente a suo agio e capace di lanciare diverse stoccate alle banche tradizionali, come «è divertente togliere loro la clientela» o «non vorrei avere niente di ciò che hanno, a parte una licenza».

A proposito di licenza, Storonsky si è detto fiducioso sulla conclusione positiva del processo per ottenere una licenza bancaria in UK, che dura ormai da 18 mesi. Un passo fondamentale per avere il via libera anche da altri regolatori, come US e Australia, che ritengono prioritario l’ottenimento di una licenza nel Paese in cui Revolut ha il proprio quartier generale.

Storonsky ha poi anticipato che i financial accounts in prossima uscita confermeranno che la banca genera profitti. Nel 2021, tra le principali voci troviamo il trading, i cryptoasset e i pagamenti. Nel 2022 si aggiungono anche le subscription e gli account business.

Tra i prodotti in sviluppo il buy now pay later, le carte di credito e sarebbero in valutazione i mutui per il 2023 o il 2024.

E sul tema IPO, Storonsky è stato chiarissimo: non è un obiettivo di Revolut. Potrebbe, al massimo, essere la soluzione a un problema futuro, come la necessità di rendere più liquide le azioni. E ha rassicurato sul fatto che non c’è bisogno di un nuovo fundraising.

Ha poi tracciato gli obiettivi a 5 anni della banca: offrire ancora più prodotti in ancora più mercati.

 

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