La tutela del credito guarda all'educazione finanziaria

L’industria della tutela del credito guarda all’educazione finanziaria. Con partnership con il mondo delle imprese e attività di consulenza finanziaria ai debitori.

Il tema è stato discusso al convegno annuale Unirec dello scorso 26 ottobre a Roma. In un contesto italiano, fotografato dai dati the The European House – Ambrosetti, in cui un elevato debito finanziario di famiglie e imprese (1.986 miliardi di euro totali) si somma a un livello di alfabetizzazione finanziaria che ci vede all’ultimo posto a livello OCSE, come si può tutelare il credito senza fare educazione?

Sempre The European House Ambrosetti racconta infatti come il grande risparmio delle famiglie (concentrato per il 50% in immobili) venga controbilanciato da un rapporto debito/PIL ormai al 159%, da oltre 400mila posti di lavoro bruciati con la pandemia e da un 9,4% di popolazione in povertà assoluta. Il 40% dei nuovi poveri non aveva difficoltà prima del Covid.

Aggiungiamoci che ormai l’8,2% delle famiglie italiane non è bancarizzato. Una quota di unbanked davvero importante: non certo a livelli da mercato emergente, naturalmente, ma comunque significativo per un paese occidentale.

«I risultati dell’indagine condotta grazie al prezioso contributo di The European House – Ambrosetti pongono in evidenza la centralità del comparto ai fini del bilanciamento e miglioramento degli equilibri economico-finanziari e nell’ottica di una maggiore sostenibilità del Sistema-Paese – ha commentato Francesco Vovk, Presidente di UNIREC. Nel contesto di new normal le aziende di Tutela del Credito aderenti a UNIREC intendono offrire il loro contributo per la ripresa economica e per diffondere la cultura dell’inclusione finanziaria ponendosi come attori attivi di cambiamento per una gestione del credito innovativa e al passo con il futuro del Paese».

Quali attività di inclusione finanziaria

Una perfetta definizione di inclusione finanziaria è stata fornita da Magda Bianco di Banca d’Italia: l’accesso per individui e imprese a prodotti e servizi finanziari utili a costi ragionevoli e in modo sostenibile. Una definizione che presuppone la conoscenza e la comprensione di prodotti e servizi, oltre a un loro pricing adeguato.

Il settore della tutela del credito sconta una percezione non ancora positiva da parte del grande pubblico: poco si sa del dialogo aperto, ad esempio, tra Unirec e Associazioni dei consumatori. E questo porta a una certa reticenza a interagire con queste aziende.

Eppure, il settore potrebbe migliorare la propria visibilità, lavorando sulla componente consulenziale. Chi meglio di un’azienda che tutela il credito può fornire consulenza e assistenza ai debitori, organizzare attività formative per migliorare le conoscenze di famiglie e microimprese sul credito, collaborare con istituzioni e realtà universitarie per migliorare le competenze della popolazione?

«La componente consulenziale è già forte nelle aziende di tutela del credito, specie quelle più strutturate – ha sottolineato Roberto Borrelli, Head of Program Management di Intrum Italy. Un ulteriore potenziamento di tale componente passa attraverso un ampliamento degli strumenti a supporto delle aziende di tutela del credito per l’individuazione, assieme al consumatore / debitore, della migliore soluzione stragiudiziale per uscire da una situazione di insolvenza o di temporanea difficoltà. In tale contesto assumono un ruolo determinante la possibilità di accesso regolamentato a tutte le banche dati finanziarie e la possibilità di offrire una consulenza finanziaria per ristrutturare la posizione debitoria anche attraverso il ricorso a forme di debito sostitutive ma al tempo stesso sostenibili. Per questo occorrono interventi normativi mirati, in quanto il quadro normativo attuale pone numerose limitazioni al riguardo».

È un modo nuovo di intendere il proprio ruolo, ma che deve tenere conto della situazione molto particolare in cui ci troviamo. Con un’accelerazione forzata delle abitudini dei consumatori che ha evidenziato il digital divide tra diverse zone del paese e tra generazioni, ma che ha anche portato molte persone ad avvicinarsi al web per informarsi.

E proprio dai canali digitali potrebbero passare iniziative per trasferire a famiglie e soggetti in difficoltà le conoscenze necessarie a comprendere che cosa accade in situazioni di deterioramento della posizione finanziaria. Che cosa sono un precetto o un decreto ingiuntivo e come comportarsi quando ne ricevono uno, ad esempio.

 

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