Open banking: perché le banche italiane raggiungeranno i loro obiettivi prima delle altre

tink open banking

L’Italia è uno dei Paesi più ottimisti sulla possibilità di una rapida realizzazione del paradigma dell’open banking. Secondo una ricerca di Tink, il 34% delle nostre istituzioni finanziarie prevede il completamento dei propri obiettivi entro cinque anni, pure meno.

Ma non esaltiamoci: è perché gli obiettivi, in Italia, sono più modesti che altrove.

Secondo il 40% dei manager bancari di 12 Paesi europei, invece, per realizzare gli obiettivi fissati ci vorranno tra i 5 e i 10 anni e per il 37% l’orizzonte temporale supera il decennio. Perché ci vuole tanto? Perché i progetti di trasformazione sono molto complessi e su larga scala. E richiederanno tempo.

Le più ottimiste sono le challenger bank (ovvio: sono quasi sempre prive di sistemi legacy) e le società di gestione patrimoniale: il 75% e il 74%, rispettivamente, pensa di farcela in meno di dieci anni.

Meno ottimismo nel credito al consumo (il 55% dei player specializzati in mutui pensa di farcela entro 10 anni e siamo al 56% per il consumer credit in generale) mentre tra i fornitori di servizi di pagamento un decennio è un tempo plausibile per ben il 57%.

Le previsioni in Italia

In Italia, invece, il 34% dei player pensa di diventare open in meno di 5 anni, il 43% in un tempo compreso tra i 5 e i 10 anni, il 23% in più di 10 anni.

Il report Tink sottolinea che le banche italiane, al pari di quelle spagnole e francesi, hanno strategie di open banking più limitate, focalizzate sulla compliance e su casi di uso a breve termine. Nessuna trasformazione “open” su larga scala.

Eppure, tra i manager del Finance italiano cresce il “sentimento positivo” (così definito dal report) verso l’open banking: da un tiepido 57% del 2019 al 71% nel 2021. Certo, non siamo ancora all’amore che si registra in Belgio (87%), Paesi Bassi (85%) e UK (81%), ma comunque si migliora.

Le banche italiane iniziano a vedere opportunità commerciali immediate, in termini di miglioramento della customer experience (36% degli intervistati), nuovi servizi digitali (35%) e, in soldoni, maggiori entrate (34%).

 

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