CA AUTO BANK ITALIA

La rivoluzione della mobilità sta trasformando anche i servizi finanziari

La rivoluzione della mobilità sta trasformando anche i servizi finanziari

Marcella Merli, Head of CA Auto Bank Italia

Il credito al consumo e il leasing sono da sempre strettamente legati all’andamento del mercato auto. E la trasformazione radicale in corso in questo settore, storicamente così importante anche per l’economia reale del nostro Paese, sta portando non solo i brand della mobilità e i loro concessionari, ma anche i player finanziari a rimodulare la propria offerta.

Da un lato abbiamo la spinta all’elettrificazione che, in assenza di un intervento last minute da parte dell’Unione Europea, dal 2025 vedrà un ulteriore abbassamento del livello di emissioni tollerate per ogni nuovo veicolo messo in vendita. Dall’altro una congiuntura economica tutt’altro che favorevole, che favorisce il mercato delle vetture usate, anche per l’attuale costo delle automobili elettriche. Decisamente fuori budget per la famiglia italiana media, specie senza incentivi adeguati.

«Nel 2025 diminuirà il target di emissioni di CO2 per i veicoli – spiega Marcella Merli, Head of CA Auto Bank Italia – e con l’attuale accessibilità e fruibilità della mobilità elettrica, penso sia molto probabile che il mercato dell’usato prenda slancio, anche se non a livelli post-Covid. I brand automobilistici, lo ricordo, devono sottostare alla normativa se non vogliono pagare delle sanzioni importanti e, a parte Tesla e Volvo, nessuno ad oggi sembrerebbe essere compliant. Questo porterà a una spinta commerciale su modelli nuovi a basse emissioni che, però, non trovano grande mercato sul cliente finale».

Che cosa frena l’auto elettrica

Per quanto riguarda i veicoli elettrici, il problema principale resta il loro prezzo. Che, in un settore globalizzato, si rivela molto più pesante e limitante nei Paesi con un potere di acquisto minore, come l’Italia e la Spagna, rispetto a mercati che anche per la maggiore disponibilità economica risultano tra i campioni della mobilità sostenibile, come i Paesi del Nord Europa.

«L’Europa non è tutta uguale e non solo per una questione culturale, ma anche per il contesto sociale – osserva Merli. L’Italia ha una percentuale di veicoli elettrici puri molto bassa, intorno al 3-4%, con un ruolo importante di Tesla. Molti modelli (comprese le city car) faticano a trovare spazio, perché hanno un prezzo molto elevato. C’erano grandi aspettative per i marchi asiatici, che però si stanno riposizionando dall’elettrico puro per puntare su modelli plug-in, come altri grandi brand occidentali. Credo che in questo ambito vedremo presto modelli interessanti, con l’arrivo di prodotti cinesi finalmente a prezzi accessibili. Specie se inizieranno a produrre in Europa, nei prossimi anni».

I dealer: specializzazione e aggregazione

Nell’attesa di veicoli meno costosi e, non dimentichiamolo, di una rete di ricarica capillare e sempre operativa anche al di fuori dei grandi centri urbani, i diversi attori della filiera distributiva devono rivedere la loro strategia. Tra questi i concessionari, i “dealer”, che in Italia sono messi particolarmente sotto pressione.

«Da noi prevale ancora l’imprenditorialità locale – spiega Merli – con tutti i suoi vantaggi in termini di reattività, adattabilità e capacità di iniziativa. In altri mercati, invece, è già avvenuto un processo di forte concentrazione che probabilmente potrà accadere anche nel nostro Paese, anche se in maniera più graduale. Alcuni dealer si fonderanno tra loro oppure entreranno in gruppi più grandi. Altri sceglieranno di puntare su nuovi brand, in primis quelli asiatici, e differenzieranno ulteriormente l’offerta puntando sulla compravendita di automobili usate. Assumendo un ruolo di garanzia sulla qualità del veicolo, che oggi è un oggettivo freno alle transazioni tra privati».

L’elettrico è in divenire

Lo sviluppo contemporaneo dell’offerta di automobili di seconda mano e di un modello economicamente sostenibile per la mobilità elettrica è esattamente quello che sta facendo anche CA Auto Bank.

«Il panorama dell’automotive sarà profondamente trasformato in un massimo di 5 anni – prevede Merli – e stiamo cercando di supportare tutti i nostri partner e i nostri brand in questa transizione. Gli obiettivi di elettrificazione e di riduzione delle emissioni sono chiari e dobbiamo quindi considerare un futuro elettrico. Abbiamo già iniziato a definire servizi assicurativi e di manutenzione ad hoc, per valorizzare i punti di forza delle nuove motorizzazioni. Ma le tecnologie, in questo ambito, evolvono molto rapidamente. E saper prevedere il valore residuo futuro del mezzo è fondamentale per il mercato dell’usato, ma anche per leasing e noleggio a lungo termine».

Mercato usato auto + 25%

A livello europeo Drivalia, la società di noleggio e mobilità del Gruppo CA Auto Bank, nel 2023 ha venduto circa 20mila auto usate.

«Entro la fine del 2024, contiamo di collocarne circa 25.000: una crescita del 25%, che lascia sperare in un aumento analogo, se non maggiore, per il prossimo anno – conferma Merli. Abbiamo rafforzato Drivalia Future, la nostra piattaforma digitale paneuropea dedicata proprio al mercato dell’usato, in particolare a veicoli giunti al termine del contratto di noleggio o di abbonamento, che possono così essere rinoleggiati o acquistati, dando il via a un nuovo ciclo di vita.

Nel 2025 saremo live con una soluzione che permetterà un acquisto totalmente online: si potrà prenotare l’automobile e richiedere un finanziamento, completando in modalità digitale la contrattualistica, il riconoscimento del cliente, la firma digitale e la valutazione del credito. Lavoreremo per consolidare il nostro brand in questo ambito, puntando su vetture certificate, user experience avanzata e finanziamento digitale».

Noleggio e leasing

A rendere più accessibile la mobilità contribuiscono anche noleggio a lungo termine e leasing. Un mercato che, dopo una decisa crescita nel 2023, dovrebbe risultare sostanzialmente stabile nel 2024, pur con l’incognita delle immatricolazioni di fine anno.

«Il classico noleggio a lungo termine nel mercato italiano resta però una formula costosa – osserva Merli – a meno che un brand decida di investire in questa soluzione, in termini di scontistica e di valore residuo. Sta invece crescendo l’interesse per le formule di mobilità in abbonamento mensile, come il nostro CarCloud, il primo del suo genere in Italia, che oggi ha 45mila utenti. Abbiamo scelto di lanciare diverse formule di abbonamento che permettono di testare l’affidabilità anche di brand nuovi ed emergenti, così come della mobilità elettrica».

Flessibilità vs proprietà

Certo, in Italia resta una forte componente culturale che privilegia la proprietà del mezzo. Ma proprio l’attuale scenario di incertezza, con regole in evoluzione, i costi e le incognite della mobilità elettrica, e al contempo la curiosità per l’emergere di nuovi modelli, spinge una parte della clientela a cercare flessibilità per sperimentare.

«La mobilità in abbonamento è un trend interessante – prosegue Merli – perché permette, ad esempio, di scegliere un veicolo elettrico per spostamenti brevi e uno termico per un viaggio più lungo. Il mezzo si sceglie in base alla specifica necessità, ad esempio per entrare in una ZTL. Questa ricerca di flessibilità si vede anche nell’aumento dei leasing per i privati, che permettono di scegliere se restituire il mezzo o acquistarlo, senza però avere l’obbligatorietà della componente servizi, come con il noleggio a lungo termine».

Caravan e moto

Nel suo riposizionarsi come player indipendente nel mondo della mobilità, però, CA Auto Bank ha in alcuni casi rafforzato, in altri creato da zero, la propria presenza nel fornire servizi finanziari a veicoli diversi dalle automobili.

«Eravamo da sempre ben posizionati nei veicoli commerciali – elenca Merli – vista la nostra storia di captive di Fiat Professional. Siamo cresciuti nell’ambito del leisure, quindi di caravan e camper, anche se in Italia ha meno rilievo rispetto ad altri mercati europei, in cui questo genere di vacanze è più popolare. Stiamo invece sviluppando la parte delle due ruote, quindi delle motociclette, portando le best practice del mondo auto in un settore che non è ancora così consolidato sui servizi finanziari. In particolare, stiamo affiancando alcuni brand con attività di consulenza e di formazione, tenendo presenti alcune specificità del settore, come la stagionalità delle vendite».

La sfida della nautica

Si parte invece ex novo nel settore della nautica, dove poco più di un anno fa CA Auto Bank ha siglato un accordo con Groupe Beneteau per tutti i suoi brand in 12 Paesi.

«Siamo in contatto anche con altri brand – anticipa Merli – e si tratta di un’esperienza molto interessante. Abbiamo dovuto adeguare alcune delle nostre logiche, perché questo settore ha caratteristiche proprie per quanto riguarda la produzione, per non parlare del mercato dell’usato. La nostra lunga esperienza di azienda captive ci aiuta a individuare soluzioni a misura del cliente finale e credo che, gradualmente, comprenderemo le dinamiche di mercato e raggiungeremo importanti obiettivi».

Una UX digitale anche per i dealer

Il supporto ai dealer non si limita più solo al fornire accesso a soluzioni di finanziamento, noleggio o leasing. Si è ormai espanso alla digitalizzazione della loro attività, come visto con la partnership con Drivalia, che consentirà loro di acquistare vetture sulla piattaforma Future da rivendere al cliente finale.

«Sono anni che investiamo nel digitale – spiega Merli – con uno strumento di front-end che è un benchmark di mercato: lo abbiamo già portato in Spagna e nel 2025 sarà adottato anche in Germania. La firma digitale viene ormai usata nel 95,6% dei contratti e stiamo lavorando sul fronte dell’open banking, per migliorare la valutazione del merito creditizio in tempo reale. Al momento lo stiamo sperimentando con i clienti Tesla, sicuramente un target più evoluto, e siamo arrivati a un 50% di adozione tra i privati. Stiamo lavorando con alcuni dealer pilota per capire come raccontare al cliente il vantaggio dell’open banking, in termini di semplificazione e anche di privacy rispetto ai documenti di reddito che devono essere forniti. Sono convinta che, come per i contratti digitali, una volta provato l’open banking, il cliente e i dealer non vorranno tornare indietro».

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.