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App e digitale. Così pagano e risparmiano i giovani adulti

App e digitale. Così pagano e risparmiano i giovani adulti

Interessati a risparmio e investimenti, ma anche affamati di strumenti semplici e digitali. Il profilo del “cliente giovane”, tra i 25 e i 34 anni, che emerge da una ricerca di Excellence Consulting conferma la propensione tech dei nativi digitali, con qualche sorpresa.

Pagamenti tra i giovani adulti: contante in minoranza

Iniziamo dai pagamenti, spesso punto di primo contatto sia con il mondo bancario tradizionale sia con quello FinTech. Il 20% del campione nazionale usa solo pagamenti digitali o quasi; il 46% paga “prevalentemente digitale”, il 23% utilizza contante e strumenti elettronici in ugual misura, mentre il cash resta il re per l’11% del campione, sommando chi lo usa prevalentemente o in esclusiva.

Questi ultimi giovani “cash only” sono il 4%. E in parte corrispondono probabilmente al 5% di giovani tra i 25 e i 34 anni che non ha un conto corrente. Il 51% ne ha uno, il 33% due, l’8% tre e il 3% più di tre: sembrano numeri alti, ma dobbiamo ricordarci che ormai quasi tutte le prepagate sul mercato, comprese quelle di molte neobanche, prevedono un codice IBAN.

Perché piacciono i pagamenti digitali

Torniamo alle abitudini di pagamento: gli strumenti digitali piacciono per praticità (87%) e sicurezza (85%). Tornano però due timori che già caratterizzavano le generazioni precedenti: il contante trasmette la sensazione di maggiore controllo sulle spese per il 37% e il rischio di frodi frena l’uso dei pagamenti digitali nel 10% dei casi.

La carta di debito è lo strumento di riferimento con oltre il 50%, la prepagata si conferma fortissima con il 31%, la carta di credito viene usata dal 29% per le operazioni di routine e dal 47% per gli acquisti “eccezionali”. Gli e-wallet conquistano circa il 18% del campione. Il 22% usa sempre una app di pagamento, il 25% spesso, il 20% mai.

Il risparmio tra i giovani adulti

Il capitolo risparmio è un’altra questione non banale nella fascia 25-34, quella dell’ingresso nel mondo del lavoro per chi ha scelto gli studi universitari e delle prime, impegnative scelte di vita per tutti. Il 28% degli intervistati risparmia oltre il 30% delle sue entrate mentre, all’opposto, il 6% non riesce a risparmiare.

Il principale obiettivo è la casa, da affittare o acquistare (54% del campione) tallonata dai viaggi (53%), rilevante il 17% che guarda a matrimonio e convivenza, ma troviamo anche varie forme di svago (44%) e altri acquisti rilevanti (36%). Il 28% accantona un fondo di emergenza per imprevisti (qui servirebbe un po’ di educazione assicurativa) e infatti un 12% più avanti risparmia per un’assicurazione integrativa. Solo il 22% investe in strumenti finanziari.

Prevale il conto corrente, ma gli investimenti ci sono

E infatti il 69% risparmia per accumulo, sul conto corrente dove riceve anche le entrate. Un ulteriore 16% utilizza un conto corrente differente, il 13% ha scovato un conto corrente “a condizioni vantaggiose” nonostante i tassi zero. Le app di supporto alla gestione del risparmio si conquistano un 6% molto promettente per il futuro. Il restante 22%, come visto, va in strumenti finanziari.

Ma, complessivamente, è il 38% ad avere già effettuato un qualche investimento. Nel prossimo biennio, il 24% ritiene molto probabile un investimento, il 27% lo giudica abbastanza probabile.

Perché piacciono le app

Un focus importante riguarda le app di gestione del risparmio. Il 69% del campione apprezza la possibilità di definire un piano di risparmio personalizzato, il 67% la creazione di salvadanai dedicati a obiettivi personali, il 58% l’arrotondamento per eccesso delle spese effettuate e contestuale accantonamento, il 53% apprezza di potere dirottare i risparmi in investimenti finanziari direttamente dalla app.

La speculazione non interessa, obiettivi a breve termine

Perché investono i giovani? Nel 64% dei casi per ricavare un reddito, il 29% per proteggere il risparmio, solo il 7% cerca le attività speculative. In linea anche con la particolare fase della vita, il 9% risparmia con un orizzonte temporale inferiore a un anno, il 48% tra 1 e 3 anni, il 43% oltre i tre anni.

Nella scelta di un eventuale investimento tramite intermediario le banche vincono a mani basse, con il 63%, e il mondo incumbent incassa anche un 29% che sceglierebbe istituzioni specializzate private italiane. FinTech e startup sarebbero comunque la scelta di quasi un quinto del mercato, con il 18%. Le istituzioni pubbliche interessano al 16%, quelle specializzate private internazionali l’11%.

La scelta, però, non è scontata: i clienti tra i 25 e i 34 anni hanno richieste precise. Il 90% vuole strumenti digitali, i costi devono essere trasparenti (89%) e convenienti (86%, un plebiscito scontato, per la convenienza). L’86% vuole un brand affidabile, e questo rafforza gli incumbent ma anche le BigTech, l’80% cerca una gamma ampia di prodotti. Il 76%, alla faccia di tutti i disclaimer, guarda al rendimento storico dei prodotti. Un referente dedicato interessa i 73% dei clienti.

«Tramite questa ricerca - affermano i responsabili Carlo Liotti, Partner ed Head of Payment Practice di Excellence Consulting e Mario Morelli, AD di Excellence Education e Professore a contratto di Market Research presso l’Università Roma Tre – abbiamo voluto analizzare il rapporto dei giovani col denaro, i pagamenti, il risparmio, gli investimenti e le banche. Un tema fondamentale. Si pensi alle piattaforme FinTech, dove sempre più spesso le soluzioni di pagamento sono affiancate a quelle di risparmio e investimento per valorizzare le relazioni costruite in poco tempo. I giovani, che evidenziano una sostanziale capacità di risparmio e disponibilità a investire in prodotti ad accumulazione e con orizzonti di medio-lungo periodo, chiedono che gli strumenti attualmente utilizzati per i pagamenti digitali consentano anche la possibilità di gestire il risparmio ed accedere ad investimenti ad accumulo come i PAC - Piani di accumulo personalizzati».

«In Italia – spiega Maurizio Primanni, CEO di Excellence Consulting - le banche commerciali e le reti di consulenti, per citare solo le principali in termini di customer base: Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER Banca, Fideuram, Banca Mediolanum, Fineco, Banca Generali, hanno l’esigenza di gestire il fenomeno del passaggio generazionale dei patrimoni e di rilanciare la loro relazioni con le fasce di clientela più giovane. Spesso sul mercato si parla dei giovani adottando degli stereotipi: clienti mass market, con capacità di risparmio e inclinazione agli investimenti di lungo periodo ridotte. Il pregio di questa ricerca è quello di sfatare questi miti: i giovani già utilizzano e apprezzano gli strumenti digitali per i pagamenti, hanno in generale capacità di risparmio e vogliono investire per accumulare patrimoni finanziari. Sta alle banche più interessate all’argomento trarre le conseguenti deduzioni in termini operativi per cogliere l’opportunità. Le banche leader di domani è presumibile che saranno quelle che oggi riusciranno a raccogliere meglio il favore delle generazioni più giovani».

La ricerca “Il segmento giovani: capacità di risparmio, strumenti di pagamento e prodotti di investimento” è stata realizzata da Excellence Consulting ed Excellence Education, società di formazione e change management del Gruppo, a inizio 2021 su 300 giovani tra i 25 e i 34 anni, rappresentativi della popolazione italiana per sesso e area geografica.