RISK Management

I 5 grandi rischi del “New Normal”

rischi del new normal

L’idea di un New Normal, nata durante il lockdown Covid, è stata totalmente disattesa. Qualche anno fa, lo scoppio della pandemia aveva reso chiaro che nulla sarebbe stato come prima e che il mondo sarebbe stato diverso. E in effetti lo è: in peggio.

Il cambiamento climatico è ancora oggetto di contestazioni, ma l’aumento di frequenza degli eventi climatici estremi è un dato.

Gli assetti geopolitici e sociali stanno cambiando repentinamente, spinti (anche) dalla rapidissima disruption digitale, che suscita incertezza in ampie fasce della popolazione. E facilita il propagarsi di disinformazione e manipolazioni.

Sono solo alcuni dei rischi globali che, secondo 1.400 esperti di global risk e policy maker, intervistati nel settembre dello scorso anno per il Global Risk Report del World Economic Forum, avranno il maggiore impatto proprio a partire dal 2024. E ci accompagneranno anche per i prossimi dieci. Eccolo, il New Normal.

Solo rischi all’orizzonte

Gli esperti vedono nero nel breve termine, ma immaginano addirittura un peggioramento dello scenario di rischio nel lungo periodo. Secondo il 30% degli intervistati, infatti, nei prossimi due anni è “altamente probabile” il verificarsi di almeno una catastrofe globale.

Se lo sguardo si allunga a dieci anni da oggi, un evento catastrofico è ritenuto molto probabile da ben due terzi del campione.

La “catastrofe” non è necessariamente legata all’ambiente. Ma potrebbe essere il frutto di un mix di fattori, di cui da tempo vediamo l’impatto su ogni Paese e sul mondo nel suo complesso, economici, geopolitici, sociali e tecnologici.

Nell’immediato, però, ci sono cinque rischi globali a cui prestare un’attenzione particolarmente alta.

1. Primo rischio: disinformazione e manipolazione

La disinformazione e la manipolazione delle informazioni sono una presenza forse imprevista nell’elenco dei maggiori rischi.

Eppure, proprio il 2023 ha reso palese che realizzare immagini, audio e video che sembrano veri, ma non lo sono, è ormai alla portata di tutti. L’esplosione dell’intelligenza artificiale generativa ha reso la falsificazione della realtà economica alla portata di tutti, o quasi.

Non servono competenze specialistiche per generare deepfake, false notizie e contenuti “sintetici”, che si basano sulla clonazione vocale e sulla contraffazione di immagini e testi.

I Governi stanno correndo ai ripari di fronte a un rischio in fortissima crescita, che andrà solo a rinforzare le campagne già esistenti di disinformazione online e diffusione di contenuti falsi.

Soprattutto nel 2024, anno in cui andranno alle urne la maggior parte dei cittadini della Terra, compresi quelli di Stati Uniti, Russia e India. Anche l’Unione Europea rinnoverà il Parlamento.

La nascente regolamentazione dell’intelligenza artificiale, che proprio l’UE ha iniziato ad abbozzare, sembra tuttavia svilupparsi a una velocità insufficiente a colmare il gap con l’evoluzione tecnologica. E, forse, neppure a inseguirla.

È facile prevedere che nei prossimi due anni, questa nuova generazione di misinformazione troverà un’opinione pubblica impreparata e scatenerà tensioni sociali, soprattutto in occasione degli appuntamenti elettorali.

2. Secondo rischio: eventi meteorologici estremi

L’ambiente continua a dominare il panorama dei rischi in tutti gli orizzonti temporali. Già per il 2024, due terzi degli esperti si sono dichiarati preoccupati per il possibile verificarsi di eventi meteorologici estremi.

L’elemento “environment” si declina in un lungo elenco di conseguenze e rischi specifici: un cambiamento critico nel sistema terrestre, la perdita di biodiversità, un vero e proprio collasso degli ecosistemi, l’impatto dell’inquinamento, la carenza di risorse naturali e molti altri.

Gli intervistati non sono però d’accordo sull’urgenza di questi rischi: gli esperti del settore privato ritengono infatti che la maggior parte delle minacce ambientali si materializzerà su un orizzonte di tempo più lungo; la società civile e chi lavora negli enti governativi segnalano invece un pericolo crescente di oltrepassare il “punto di non ritorno”.

3. Terzo rischio: polarizzazione sociale

La polarizzazione sociale è un rischio ritenuto grave nel breve termine, una vera e propria preoccupazione costante in quasi tutti i gruppi di stakeholder. E, in effetti, è un fenomeno riscontrabile in qualunque social media. Anche perché proprio online, polarizzazione sociale e disinformazione si alimentano a vicenda, amplificando la loro portata.

Una serie di contrapposizioni e temi divisivi, spesso cavalcati dalla politica e aggravati dalle difficoltà economiche degli ultimi anni, sta infatti erodendo la fiducia nella società, nel modello di sviluppo occidentale e nella democrazia stessa.

Indebolendo un sistema di valori condivisi. A sua volta, il deterioramento della coesione sociale lascia ampio spazio alla ulteriore propagazione di disinformazione.

La polarizzazione sociale, insieme alla recessione economica, è considerata uno dei rischi più centrali nella “rete dei rischi” interconnessi, con il maggior potenziale per scatenare un effetto domino di accelerazione degli altri fattori di rischio.

4. Quarto rischio: insicurezza cyber

La cybersecurity non è certo un tema nuovo, ma resta ben presente nelle previsioni a breve e a lungo termine.

Il rischio cyber preoccupa e sta diventando più allarmante, anche alla luce dell’evoluzione tecnologica, AI generativa in testa: esattamente come per la disinformazione le competenze necessarie per portare attacchi sofisticati sono sempre minori. E le tecniche di attacco si fanno inevitabilmente più complesse.

In questo contesto, i confini tra gli Stati e le attività paramilitari, la criminalità organizzata, le milizie private e i gruppi terroristici finiranno per sfumare ulteriormente.

Il cyber risk potrebbe addirittura attirare nuove reclute a livello globale, spingendo persone sotto pressione, per via di una guerra in corso oppure perché in difficoltà economica, verso il crimine organizzato, la militarizzazione o la radicalizzazione terroristica.

5. Quinto rischio: conflitto armato tra Stati

Gli ultimi due anni hanno visto il degenerare delle tensioni geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente. Ma altri punti di frizione tra potenze, ancora latenti, rischiano di generare nuovi rischi per la sicurezza e la stabilità globale, anche per effetto della tecnologia.

Il conflitto armato tra Stati entra quindi di prepotenza nell’elenco dei rischi maggiori per i prossimi due anni. Il propagarsi dello scontro tra potenze su più fronti è la maggiore preoccupazione.

I conflitti già esplosi stanno già alimentando la contrapposizione geopolitica e agitando le opinioni pubbliche in diversi Paesi, aggravando la resilienza sociale in diversi territori.

Un quarto dei partecipanti colloca l’escalation di un conflitto, o lo scoppio di una guerra tra Stati, tra i primi cinque rischi per l’anno appena iniziato.

Particolarmente drammatico il “contributo” della tecnologia, e dell’intelligenza artificiale generativa in particolare: potrebbe infatti facilitare lo sviluppo di nuovi strumenti di conflitto, da malware avanzato ad armi biologiche.

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Risposte locali, rischi globali

In questo contesto precario e indebolito, basterebbe un minimo shock per raggiungere un punto di rottura. Per i prossimi due anni, ci dicono gli intervistati, l’attenzione dovrebbe focalizzarsi sulle conseguenze della recessione economica, sul rischio di nuovi conflitti tra Stati, sull’impatto negativo delle strategie di manipolazione delle informazioni per la “tenuta” delle nostre società.

L’attuale livello di frammentazione geopolitica mette sotto pressione le forme di cooperazione internazionale ancora in piedi. Si deve quindi guardare all’opportunità di partnership locali o tra gruppi di nazioni, con strategie localizzate che riducano l’impatto dei rischi globali “prevedibili” grazie alla regolamentazione e a investimenti mirati.

Le azioni di singoli cittadini, aziende e Paesi hanno un effetto limitato se prese singolarmente, ma sommandole si può raggiungere la massa critica necessaria a ridurre i rischi globali.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di gennaio/febbraio 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop