PODCAST - DEFINE BANKING NEXT

P come PNRR, P come partner: le Banche a sostegno delle imprese verso il 2022

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Nell’episodio di oggi di define banking next, il podcast sulla banca del futuro che AziendaBanca realizza insieme a CRIF, guarderemo al 2022.

E parleremo molto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il PNRR, e di come le banche possono finanziare la ripresa green valutando il profilo ESG delle imprese clienti. Ne parliamo con Vito Antonio Furio, Credit Union, Local Bank and Guarantee Consortium Market Director – CRIF.

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Alberto Grisoni. Partiamo dall’anno che si sta chiudendo. Quali sono gli elementi più salienti del mercato a dicembre 2021?

Vito Antonio Furio. Dall’ecosistema degli osservatori di CRIF emerge che nel 2020 le imprese e le PMI hanno perso, in media, l’11% del fatturato annuo. Il 2021 dovrebbe chiudersi in miglioramento sul 2020, ma non ancora ai livelli pre-crisi. 

Nel 2021 il fatturato medio delle imprese sarà comunque in calo del -3,1% rispetto al 2019 e il cash flow è ancora mediamente negativo per tutto il 2021.

Ci sono però anche segnali positivi dall’economia. A settembre 2021 è migliorata la puntualità nei pagamenti delle imprese, e anche i ritardi sono meno gravi. Con la ripresa economica sono calate le richieste di credito da parte delle imprese, -18,8% nel terzo trimestre 2021.

I conti economici di molte imprese non hanno ancora segnato un saldo positivo dopo lo shock pandemico, ma gli scambi commerciali crescono del 34% e torna ad aumentare la puntualità delle fatture. 

La digitalizzazione è stata fondamentale per garantire la continuità delle attività produttive durante la pandemia: oltre il 90% delle PMI usa i servizi digitali offerti dalle proprie banche e oltre il 70% ritiene che la disponibilità di strumenti a supporto dell’analisi del fabbisogno finanziario sia un elevato valore aggiunto. 

AG. Questo è il contesto economico su cui agiscono anche la pandemia e la crisi climatica. E che attende l’arrivo del PNRR: quali sono le sfide e le opportunità?

VF. Il Covid-19 ha accelerato la necessità di adottare un modello economico orientato verso la sostenibilità e il digitale: è naturale pensare che le PMI saranno focalizzate sul rilancio e la riconquista del proprio mercato.

Con la definizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza all’interno del Recovery Plan Europeo si è aperta una grande opportunità per gli attori finanziari. Parliamo di un piano di investimenti per il rilancio economico di oltre 190 miliardi di euro, incentrato su tre pilastri:

  • digitalizzazione e innovazione;

  • transizione verde;

  • inclusione sociale.

La missione 2 del PNRR, la rivoluzione verde, pesa per 60 miliardi sui 190 complessivi. Per l’agricoltura sostenibile e l’economia circolare sono previsti 2,8 miliardi: sono argomenti spesso in secondo piano ma che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vuole rilanciare con investimenti per lo sviluppo di una filiera agricola e alimentare smart e sostenibile. Riducendo gli sprechi, aumentando la tracciabilità e digitalizzando la logistica.

Ci sono grandi opportunità per gli attori finanziari: che devono però essere in grado di valutare correttamente la propria clientela.

AG. Nel vostro contatto quotidiano con le banche, quali sono le difficoltà e i dubbi che emergono a questo proposito? 

VF. Le banche possono sfruttare l’opportunità del PNRR se hanno una profonda conoscenza della clientela in ambito ESG. Le imprese vogliono la transizione green: 4,3 su 10 ritengono importante avere una certificazione sulla valutazione di sostenibilità aziendale. 

Le banche che partiranno per prime si posizioneranno come apripista del mercato per il PNRR.

I player finanziari e le imprese sono sulla stessa barca: per sfruttare il PNRR devono capire quali gap presentano le loro strategie a livello di inclusione, innovazione digitale, impatto ambientale e così via. E poi si devono confrontare con le banche e tracciare un percorso migliorativo. 

Per gli attori finanziari, le difficoltà sono sostanzialmente due:

  • mettere a punto un meccanismo di selezione delle imprese;
  • definire le conseguenti evoluzioni nelle politiche del credito. 

Per affrontarle servono un mix di competenze analytics e un patrimonio informativo “ready to use” in modo da poter indicare i cluster di imprese coerenti con le missioni del PNRR.

AG. E CRIF come supporta gli attori finanziari in queste attività?

VF. Mettiamo a disposizione alcuni acceleratori per favorire l’integrazione dei fattori ESG all’interno dei nuovi modelli di business e di analisi.

Lo score ESG permette di distinguere le PMI tra quelle che hanno già avviato un percorso di trasformazione green e quelle che hanno spazi per investire in sostenibilità. Si individua così in modo puntuale la clientela da finanziare e indirizzare soluzioni ad hoc per i profili ESG meno adeguati.

La tassonomia sulla finanza sostenibile permette di classificare i settori merceologici in base all’impatto ambientale, incrociando il TAC, il coefficiente di allineamento alla tassonomia, con i dati dello score ESG di CRIF.

C’è un dato molto significativo: circa l’80% delle aziende a cui è possibile associare un TAC e che è riconducibile a settori a elevato impatto ambientale, ha comunque un profilo di alta adeguatezza ESG. Questo vuol dire che aziende con TAC mediocre possono essere adeguate dal punto di vista ESG, e viceversa.

C’è poi una correlazione tra score ESG e rischiosità creditizia: la probabilità di default media delle aziende con alta adeguatezza ESG presenta un livello di rischio del 44% circa inferiore rispetto alla media di portafoglio. Le aziende con scarsa adeguatezza ESG hanno invece una probabilità doppia di default, rispetto alla media.

Quindi aziende con TAC mediocre possono essere molto adeguate verso i fattori ESG e viceversa.

Lo score ESG semplifica l’individuazione delle aziende clienti da finanziare, supportando sia la definizione di strategie di targeting sia di policy di concessione e monitoraggio. La domanda è così stimolata e si facilita l’accesso ai fondi per PMI e Corporate.

A livello commerciale, la nostra road map punta su tre leve:

  • il targeting, per individuare le tipologie di imprese sulle quali concentrarsi;

  • l’incrocio tra la tipologia di impresa e la gamma di prodotto, così da consentire a tutti i consulenti dei financial player di spiegare al cliente se potrà accedere o meno ai fondi stanziati dal PNRR;

  • la costruzione di prodotti specifici per l’internazionalizzazione, la cyber security, etc.

AG. Come si gestiscono il credito e il rischio?

VF. La gestione del credito e del rischio richiede nuovi parametri e l’uso intensivo di tecnologie avanzate per monitorare i fondi stanziati.

I player finanziari hanno iniziato a modificare i modelli di scoring e valutazione, affiancando alle posizioni finanziarie anche i parametri andamentali che risultano più efficaci del dato strutturale: il rating finanziario, quindi, migliora se il percorso green, le attività di inclusione e le iniziative digital sono positive. Finalmente, in questo modo, si riesce a scattare una fotografia più aderente alla realtà. 

Per avere una valutazione più qualitativa rispetto ai fattori ESG, bisognerebbe sottoporre questionari alle aziende, che non risultano però mai di facile compilazione: è per questo che CRIF sta investendo molto nella diffusione dei questionari e nella raccolta dei dati, tramite una piattaforma digitale che rendiamo disponibile alle imprese a titolo gratuito. E gratuitamente forniamo un’assistenza alla compilazione e anche il resoconto del questionario, ossia l’autovalutazione ESG che l’impresa può utilizzare con i vari stakeholders e anche per se stessa, per definire dove migliorare e cosa fare.

AG. L’Italia è notoriamente un paese a forte rischio idro-geologico, un rischio ancora più grave se consideriamo l’impatto del cambiamento climatico. Il PNRR può aiutare le imprese a gestire meglio questo rischio?

VF. L’ONU ha confermato che nel nostro territorio gli eventi climatici estremi sono aumentati del 65% nel 2021, con grandinate, bombe d’acqua, bufere di vento e tempeste di vento alternate a ondate di calore.

Secondo alcuni dati CRIF, sulla base di un campione rappresentativo di immobili a destinazione economica, almeno il 50% di essi è sottoposto a rischi almeno “moderati” di eventi catastrofali di tipo cronico (come surriscaldamento, innalzamento del livello del mare, ecc.), mentre circa il 75% è esposto a rischi di eventi acuti (ovvero frane, inondazioni, ecc.) di cui il 20% con rischio “alto”.

Il 91,3% di comuni italiani è a rischio idrogeologico, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Servono quindi interventi strutturali e strumenti di gestione del rischio sempre più avanzati ed efficaci, per controllare il rischio fisico associato alle imprese sul territorio, ed evitare interruzioni del business con conseguenti perdite del fatturato.

Il PNRR prevede 32 miliardi che possono essere utilizzati per ristrutturazioni e azioni a protezione di questi rischi.

CRIF mette a disposizione la Climate Risk Analytics Suite, vincitrice della recente challenge di Banca d’Italia, che può supportare i player finanziari a mappare il rischio fisico associato alle imprese sul territorio, stimando l’impatto forward-looking del rischio fisico (sia a livello di controparte che di portafoglio) al verificarsi di eventi catastrofali naturali o climatici, ed il framework di valutazione e gli impatti del Rischio di Transizione da Climate Change.

white paper esclusivo di CRIF “PNRR & ESG: dalle sigle agli impatti sul business”.