Con il lancio di nuovi servizi per imprese, commercianti e ricarica delle carte, Plick conferma la propria vocazione di metodo di pagamento rapido e digitale per persone e aziende. E sta sviluppando nuovi servizi a valore aggiunto.
Un’esperienza di pagamento digitale, simile a quella dell’assegno. Così avevamo definito Plick di PayDo nel lontano 2017, suscitando qualche osservazione da parte dei puristi, che ci tennero a bacchettarci sul fatto che Plick non era un assegno digitale. Ma, d’altronde, non voleva neppure esserlo.
E a distanza di qualche anno, con circa 23 partner e clienti e numerosi prospect in chiusura, Plick si è qualificato come un modello alternativo e basato su bonifico senza IBAN per effettuare una serie di operazioni di pagamento.
Ne abbiamo parlato con il founder di PayDo, Donato Vadruccio.
AG. Donato, l’avventura di Plick è partita dai pagamenti tra privati, ma è sul fronte delle imprese che siete cresciuti maggiormente, forse perché i pagamenti B2B e B2C sono stati finora meno toccati dal Fintech?
DV. Sicuramente il mercato dei pagamenti delle imprese è rimasto più indietro ed è meno sotto i riflettori dei media. Le aziende, d’altronde, hanno esigenze specifiche, non possono accontentarsi di un pacchetto one size fits all. In particolare, vogliono integrare i pagamenti con i loro processi e questo richiede un certo livello di personalizzazione.
AG. Con quali settori e in quali ambiti state lavorando di più?
DV. Molte aziende hanno scoperto l’utilità di Plick per effettuare pagamenti massivi in tutta Europa, senza necessariamente conoscere l’IBAN del beneficiario. Lavoriamo soprattutto con alcuni verticali. Nei rimborsi, con le Compagnie Assicurative, ad esempio con Sara Assicurazioni e Net Insurance, e con le Utilities, come A2A Energia. E stiamo crescendo anche nel credito al consumo, penso a Compass e Findomestic. Ma abbiamo molti altri accordi in arrivo, che non posso ancora raccontare. Per queste aziende, Plick non è solo un modo per efficientare i pagamenti, ma anche per costruire un momento di relazione con il cliente.
AG. Fammi qualche esempio di come il pagamento diventa relazione.
DV. Quando invio un’email o un WhatsApp per concludere una pratica di rimborso o di liquidazione, posso inviare da un account business certificato un link che conduce a una piattaforma, personalizzabile nel logo, nei colori e nei contenuti. Posso quindi inserire anche documenti e chiedere al cliente di confermare che li ha ricevuti ad esempio. Net insurance ha trasformato il Plick in un atto di quietanza: il cliente spunta una checkbox e conferma la ricezione. Lavoriamo sulla piattaforma per offrire anche altri servizi a valore aggiunto: con una banca, ad esempio, permettiamo a chi riceve il denaro di convertirlo in un buono Amazon.
AG. Di recente avete stretto un accordo con Piteco per lanciare PlickOpen: che cosa è?
DV. È un servizio pensato per grandi aziende e PMI per inviare pagamenti in maniera semplice e che opera indipendentemente da quale sia la loro Banca tesoreria. Ha la medesima user experience di Plick, ma è integrato all’interno di una piattaforma di Tesoreria, quella di Piteco in questo caso: il dipendente dell’azienda gestisce così i rimborsi direttamente dalla piattaforma a cui è abituato, migliorando il servizio offerto e riconciliando i pagamenti in tempo reale.
AG. È invece partito lo scorso gennaio PlickUp, una specie di “Plick alla rovescia” con cui si può chiedere un pagamento. Come funziona?
DV. PlickUp permette di richiedere un pagamento a un’azienda o a un privato, utilizzando i medesimi canali di Plick (WhatsApp, SMS, email,..). Anche in questo caso si possono allegare alla richiesta una fattura o altri documenti. Il pagamento avviene con carta, tramite POS virtuale, o con payment initiation da qualunque banca europea. E abbiamo previsto anche il pagamento in contanti: si genera un QR code, lo si fa scansionare in un punto vendita convenzionato e si paga il dovuto. E andremo presto live con una grande realtà proprio con questa soluzione.
AG. Presso i punti Mooney ed Enel X Pay si possono anche ricaricare le carte prepagate di qualunque realtà, purché dotate di IBAN. Come sta andando questo servizio?
DV. Anche in questo caso abbiamo seguito l’idea di una esperienza semplice: si possono depositare contanti su una carta prepagata senza conoscerne l’IBAN, ma solo il numero di telefono del destinatario. Che può anche essere il proprio, se si vuole semplicemente versare del denaro sulla propria carta. Alla prima operazione, l’IBAN della carta viene associato al numero di cellulare, rendendo ancora più semplici le ricariche successive.
AG. Potrebbe essere una soluzione ideale per le neobanche europee, che non dispongono di partner in Italia per gestire contanti?
DV. Siamo partiti con questo servizio con Flowe del Gruppo Mediolanum, che ha visto una crescita del 20% delle operazioni in una settimana. Le neobanche europee avrebbero così la possibilità di offrire nella loro app un servizio personalizzato, che consente di gestire contanti presso numerosi punti convenzionati. Parliamo di una transazione immediata, non di un bonifico: il cliente vede subito il proprio saldo aggiornato.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di maggio 2022 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.