Nell’ultimo anno il rallentamento del ciclo economico causato dall’emergenza Covid ha fortemente condizionato l’andamento dei flussi di cassa delle imprese e quindi anche la dinamica delle richieste di credito, per soddisfare le esigenze di liquidità.
Nello specifico, dalle elaborazioni prodotte sul patrimonio informativo di EURISC, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da CRIF, emerge che l’incremento a livello di intero anno è stato pari a +24,5% rispetto al 2019, consolidando una dinamica positiva rafforzatasi nel corso dei mesi dopo che il primo trimestre si era aperto con un segno negativo. In termini assoluti, si tratta della migliore performance fatta registrare dal comparto negli ultimi 7 anni. Per altro il trend di crescita trova conferma anche nei primi mesi dell’anno corrente: dopo le prime due settimane con il freno a mano tirato, la dinamica delle richieste si è stabilizzata sistematicamente intorno al +6% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.
D’altro canto una recente ricerca di CRIF Ratings ha sottolineato come quasi la metà delle imprese italiane si sia trovata ad affrontare lo shock causato dalla pandemia partendo da situazioni di liquidità già delicate. Il 38% delle aziende si caratterizzava, infatti, per una disponibilità di cassa in grado di coprire meno del 50% dei debiti finanziari a breve termine in scadenza, mentre un ulteriore 8% di imprese si mostrava priva di particolari margini di manovra. Questa difficoltà ovviamente risulta più accentuata nei settori più ciclici ed esposti alle dinamiche dei consumi, che non a caso sono anche quelli più colpiti dalla pandemia.

La crescita delle richieste riguarda sia le imprese individuali sia le società
Certamente l’andamento delle richieste di credito è stato sostenuto anche dai provvedimenti straordinari varati dal Governo nel corso del 2020 per fronteggiare l’impatto sull’economia reale derivante dall’emergenza sanitaria e supportare la liquidità delle imprese, come ad esempio le garanzie statali per favorire l’ottenimento di nuove linee di credito. Nel complesso la dinamica in atto ha riguardato in maniera trasversale tutte le imprese anche se risulta leggermente più accentuata per le ditte individuali, che nel 2020 hanno aumentato le richieste di credito del +27,5% a fronte del +22,6% delle società di capitali. In questa delicata fase va però sottolineato come la domanda di nuovi finanziamenti sia stata stimolata più dalla necessità di far fronte a esigenze di liquidità che da progetti di investimento e sviluppo del business.
Aumentano anche gli importi medi richiesti
Altro dato significativo che emerge dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF è rappresentato dall’aumento dell’importo medio richiesto, che nel 2020 si attesta a 80.941 euro (+22,7% rispetto al 2019) nell’aggregato di società di capitali e ditte individuali. In linea con l’anno scorso, anche per il 2020 un terzo delle richieste totali ha riguardato importi inferiori ai 5mila euro, in virtù del peso delle richieste presentate da parte delle imprese di piccola e piccolissima dimensione. Per le società di capitali l’importo mediamente richiesto è pari a 112.688 euro (+26% rispetto al 2019) contro i 29.834 euro richiesti delle imprese individuali (+5,1%). Per quanto riguarda le imprese individuali, il peso delle richieste di finanziamento con importo inferiore ai 10mila euro rappresenta quasi la metà del totale (47,7%), a conferma di come le micro imprese tendano a rivolgersi agli istituti di credito per importi di piccolo taglio, spesso per far fronte ad esigenze di liquidità. Per le società di capitali, invece, più della metà delle richieste (il 50,5% del totale, per la precisione) vede un importo superiore ai 20mila euro.

Il ruolo delle moratorie per la sospensione dei finanziamenti
Per fronteggiare l’impatto sull’economia reale derivante dall’emergenza sanitaria, un ruolo fondamentale è stato giocato dai provvedimenti in tema di accesso alle moratorie sui finanziamenti in essere. Relativamente al comparto business, la dinamica registrata da CRIF circa le moratorie sui finanziamenti rateali fa emergere che circa il 22% dei contratti ha beneficiato della sospensione delle rate ma anche che ci sono significative differenze sulla base della dimensione d’impresa. Nello specifico, il 71,9% delle richieste di moratoria sono riconducibili a società di capitali a fronte di una quota pari al 24,3% per le società di persone e del 2,1% per le ditte Individuali (il restante 1,7% non è attribuibile). Un altro dato significativo riguarda l’importo medio della rata mensile che è stata sospesa e il debito residuo, che risultano pari rispettivamente a 2.719 euro e 122.165 euro. Per le Società di capitali la rata media mensile sospesa grazie alla moratoria risulta pari a 3.199 euro a fronte di un importo residuo per estinguere il finanziamento di 138.275 euro. Decisamente più contenuta la rata mensile oggetto di sospensione da parte delle società di persone, pari 1.388 euro, e delle ditte individuali, con 781 euro. In termini assoluti, circa il 46,0% delle sospensioni delle rate ottenute dalle imprese si riferisce a mutui di liquidità (che per altro vedono la sospensione delle rate applicata a più del 28% dei finanziamenti attivi) contro una quota del 25,4% dei contratti di leasing e del 17,2% dei mutui di immobiliari (per i quali è stata ottenuta la sospensione nel 44,1% dei casi). Seguono, con una quota minoritaria i prestiti finalizzati e quelli personali.
Questo articolo è stato pubblicato sulnumero di marzo 2021 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.