Flessione per i beni durevoli a fine 2025. Secondo la 32esima edizione dell’Osservatorio Findomestic, realizzato insieme a Prometeia, a chiusura dell’anno i consumi delle famiglie italiane su questi comparti registreranno una flessione superiore al 2%, a fronte di prezzi che, dal 2019, sono aumentati del 20%: insomma, gli italiani acquistano meno e a cifre più alte.
A soffrire maggiormente è il comparto dei veicoli, segmento che da solo vale il 57% della spesa delle famiglie in beni durevoli, mentre il segmento dei piccoli elettrodomestici, complice il Bonus del MIMIT, resta tra i più vivaci. Fermo da anni, il comparto casa, tra mobili e tecnologia.
Nel complesso, dopo due anni di crescita, sono previsti consumi in calo del 2,3% in volume e del 2,4% in valore, per una spesa complessiva che da 79 miliardi scivola a 77,1 miliardi.
La mobilità
Va a doppia velocità il mercato italiano della mobilità: nel 2025, infatti, l’usato è il primo mercato per valore assoluto nei beni durevoli, mentre il nuovo rallenta insieme alle due ruote.
Auto usate sempre più care
Tuttavia, nell’usato l’inflazione è uno degli elementi più evidenti: si spende il 25% in più rispetto al 2019 per acquistare appena il 3% di vetture in più.
Il settore quindi rallenta e il suo giro d’affari chiuderà con un -0,2% a fine 2025, sostanzialmente in stallo, con l’incremento dei passaggi di proprietà (+2,1%) annullato dal calo dei prezzi (-2,1%).
Ma i valori restano solidi: 24,4 miliardi di euro, quasi 8 miliardi in più dell’auto nuova, complice una domanda, negli ultimi anni, sempre più orientata al risparmio.
Frena il nuovo
La frenata è invece netta per il comparto delle auto nuove: -9% a valore, con la spesa delle famiglie che scende a 16,5 miliardi.
Le immatricolazioni calano (-9,9%), i prezzi restano stabili (+0,8%) dopo anni di forte crescita e il mix si sposta su fasce e tecnologie più costose.
Le city car, un tempo spina dorsale del mercato, passano dal 17% del 2019 al 12%. La domanda dei privati resta lontana dai livelli pre-pandemia: -25% le immatricolazioni rispetto al 2019, -10% la spesa.
Gli incentivi a singhiozzo, nati per stimolare le famiglie, si scontrano infine con un potere d’acquisto ridotto rispetto a qualche anno fa e con un contesto di persistente incertezza.
Battuta d’arresto per le due ruote
Anche il comparto moto si trova a un punto di stop, dopo quattro anni di crescita: -7,7% a volume nel 2025, -7% a valore. Tuttavia, se confrontati con il 2019, i dati sono positivi: +36% a volume, +55% a valore, per un mercato che vale 2,75 miliardi e che ha beneficiato in questi anni di una domanda che, in un contesto di inflazione e calo del potere d’acquisto, ha visto nei mezzi a due ruote un’alternativa low cost alla seconda o terza auto in famiglia.
Il comparto casa
Nel comparto casa, invece, crescono i prodotti informatici, i piccoli elettrodomestici e i device smart. E qui il canale online dell’e-commerce consolida il suo ruolo nei consumi per i beni durevoli.
L’aspirapolvere, re tra i piccoli elettrodomestici
Anche quest’anno i piccoli elettrodomestici svettano tra i migliori performer fra i beni durevoli per la casa: +8,4% a volume e +5,2% a valore.
Crescono i dispositivi per la cura della casa, trainati dagli aspirapolvere (+15,4%) di nuova generazione e dai mini-aspiratori.
Nella cura della persona spiccano i prodotti per l’igiene dentale (+9,6%), i dispositivi per la rasatura e gli apparecchi per asciugare e acconciare i capelli.
Nella preparazione del cibo, le friggitrici ad aria continuano la loro scalata (+16% in valore, +23% in volume), mentre i robot da cucina vivono una fase di forte normalizzazione dovuta alla pressione promozionale.
Tra gli altri prodotti, prosegue lo sviluppo delle vendite di bilance (+9,1% in valore). E l’online si consolida come canale chiave: rappresenta ormai il 38% del fatturato dei piccoli elettrodomestici, con crescite a doppia cifra.
Flessione per i grandi elettrodomestici
I grandi elettrodomestici, dopo 3 anni di crescita solida sostenuta dalla necessità di sostituire e rendere più efficiente gli elettrodomestici dal punto di vista energetico, in sinergia con il bonus rottamazione, registrano una leggera flessione dello 0,3% nel 2025, dovuta anche all’abbassamento dei prezzi.
Il comparto del lavaggio è quello che sembra andare meglio: asciugatrici (+4,4%) e lavastoviglie (+1,7%) guidano la fascia alta della domanda. Freddo e cottura restano più deboli, con prezzi in discesa che comprimono il valore complessivo.
Mobili: i prezzi sostengono il comparto
Più stabile la domanda di mobili, che resta alta rispetto al periodo pre-Covid (+10%) e che registrerà 16,5 miliardi di valore (-0,6%). I volumi sono in calo (-1,7%), ma i prezzi continuano a sostenere il mercato (+1,1%), pur con una dinamica più morbida rispetto agli anni dei rincari.
Sul fronte dei canali di vendita, l’online continua la sua avanzata arrivando a valere il 20% del retail. Un risultato che certifica la maturità digitale dell’arredo italiano.
Questo mercato è naturalmente soggetto all’andamento della domanda legata alle ristrutturazioni, oggi fisiologicamente in calo anche per l’esaurirsi dei Superbonus e alla rimodulazione degli Ecobonus, anche se non mancano le compravendite nel mercato immobiliare (nei primi 6 mesi dell’anno le compravendite residenziali sono cresciute del 9,5%).
Telefonia: si acquistano meno smartphone, ma top di gamma
La telefonia nel 2025 mantiene la rotta sui 6,3 miliardi (-0,4%), segno di una domanda matura che però evolve rapidamente.
Gli smartphone, che rappresentano l’85% del giro d’affari, rallentano nei volumi ma tengono in valore (-1,1%) grazie al continuo spostamento verso i prodotti di maggiore qualità.
A fare da contrappunto alla flessione degli smartphone, continuano a crescere cuffie (+1,5%) e i dispositivi wearable (+1,2%), trainati da funzioni smart sempre più orientate al benessere e alla performance personale.
L’online consolida il sorpasso sulle vendite in negozio, arrivando al 20,5% del fatturato.
«Dalle friggitrici ad aria ai wearable, dai prodotti per l’igiene orale agli apparecchi per la cura del corpo, emerge una ricerca crescente di benessere personale – evidenzia Claudio Bardazzi, Responsabile Osservatorio Findomestic. Il consumatore investe in ciò che gli permette di vivere meglio: monitorare, prevenire, semplificare. Anche a casa».
L’IT: pc e tablet in testa, comprati online
Dopo un triennio di segni meno, il mercato IT italiano torna a crescere, segnando un +1,7% e sfiorando i 2,2 miliardi di fatturato.
A guidare la ripresa sono i pc portatili (+3,5%), i tablet (+4,7%) e i dispositivi per il gioco (+5,3%). Qui, il canale online si conferma protagonista, con un contributo al fatturato vicino al 32%, compensando il lieve calo delle vendite nei negozi fisici.
Elettronica di consumo in calo
Per l’elettronica di consumo, il 2025 si chiuderà a 1,6 miliardi (-1,9%). Finiti gli anni del passaggio al digitale terrestre, il segmento video, ancora in flessione, resta negativo: la tv, che vale oltre l'80% del mercato, scende del 2,9%, e i decoder continuano la caduta libera, sotto l’1% del giro d’affari.
Piacciono invece i droni (+16%), le cuffie (+6,6%), trainate da wireless e funzioni premium, e gli altoparlanti (+7,6%), alimentati dalla voglia di home theatre.
I consumi per regione
Guardando all’andamento della domanda dei beni durevoli per regione, Lombardia, Lazio e Veneto che, storicamente, hanno trainato il comparto perdono tra il 2,6% e il 2,8%. Anche se la Lombardia, con valori assoluti pari a 15,4 miliardi, sorpassa tutte le regioni.
In Trentino-Alto Adige, dove i redditi restano elevati e il clima economico è meno nervoso, il calo è solo -0,7%, il migliore d’Italia.
Tengono anche Sicilia e Liguria, entrambe ferme a -1,3%, e resiste l’Emilia-Romagna (-1,8%), che quasi raggiunge il podio nella graduatoria per volumi di spesa.
All’opposto, in Basilicata il mercato dei durevoli cede il 4%: una flessione che non è solo statistica ma strutturale, fatta di consumi fragili e poca spinta demografica.
Il rallentamento è stato consistente anche in Piemonte (-3,5%), Molise (-3,3%), Abruzzo e Lazio (entrambe -2,8%).
«Quest’anno i beni durevoli soffrono più degli altri comparti – commenta Bardazzi. Mentre servizi, alimentari e altri beni crescono – secondo i dati Istat – il nostro perimetro torna negativo dopo due anni di espansione, quella del 2023, trainata più dall’inflazione che dai volumi reali. Chiuderemo il 2025 con un -2,4% a valore, che si traduce in una reale riduzione della spesa delle famiglie. Siamo ancora su livelli di spesa superiori dell’11,4% al 2019, ma questo non significa che si compri di più. Il vero motore è stato l’aumento dei prezzi, vicino al +20%. Al netto dell’inflazione, cioè guardando ai volumi, i consumi di durevoli sono in realtà il 6,8% sotto i livelli pre-pandemia».
Il credito al consumo: uno strumento indispensabile nella crescita dei consumi
In questo quadro di frenata, il credito al consumo è uno strumento importante: secondo le indagini, infatti, oltre quattro italiani su dieci hanno utilizzato una forma di credito almeno una volta negli ultimi tre anni. E più del 60% di chi lo ha fatto dichiara che, senza questa possibilità, avrebbe dovuto rinviare o rinunciare del tutto all’acquisto.
«A fronte di consumi in calo nel mondo dei durevoli, il mercato del credito continua a crescere – ha sottolineato Marco Tarantola, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Findomestic Banca. Nei primi dieci mesi dell’anno le erogazioni segnano un +7%, con la rischiosità che rimane su livelli molto contenuti (1,7% il tasso di default a fine settembre 2025), pur mostrando un lieve incremento nel corso dell'anno. È la conferma che il credito al consumo svolge un ruolo sociale ed economico essenziale: aiuta le famiglie a non rinunciare ai propri progetti in un contesto che resta complesso».