GESTIONE DEL CREDITO

Officine CST: «il mercato NPE premierà economie di scala e specializzazione»

Officine CST: «il mercato NPE premierà economie di scala e specializzazione»

Paolo Gesa, Amministratore Delegato di Officine CST, società del Gruppo Cerberus

L’ondata di crediti deteriorati degli anni ‘10 resterà un unicum. Il nuovo assetto normativo ha messo le banche nelle condizioni di gestire meglio il credito e gli operatori si trovano già a scegliere tra l’aggregazione, per conquistare economie di scala, e la specializzazione. Una strada, quest’ultima, che apre opportunità anche nel mercato secondario, dove lo stock generato nelle grandi operazioni del passato richiede abilità e competenze specifiche per una corretta gestione.

Ecco lo scenario nel mercato italiano della gestione del credito, tracciato in una intervista esclusiva per AziendaBanca da Paolo Gesa, Amministratore Delegato di Officine CST, società del Gruppo Cerberus.

AG. Iniziamo dallo scenario di mercato per il prossimo anno. Le ennesime previsioni di una temuta “nuova ondata” di NPL non si sono verificate neppure nel 2024. Il contesto economico dell’ultimo biennio, però, non è facile per le imprese. Gli NPL potrebbero tornare a crescere nel 2025?

PG. La vision di Officine CST, a differenza di altri attori del settore, escludeva nuovi picchi di crediti deteriorati. Il boom avvenuto tra il 2012 e il 2014 era il frutto di una situazione unica: l’applicazione, per la prima volta, di regole oggettive nella classificazione e nella svalutazione dei crediti.

Grazie alle nuove regole è scomparsa l’ampia discrezionalità che le banche avevano nelle classificazioni del credito e, quindi, si evitano nuove grandi ondate. E infatti passata l’ondata emotiva del Covid e normalizzata l’economia, non abbiamo visto particolari rischi per le banche.

AG. La situazione per le imprese, però, dopo il Covid si è ulteriormente complicata.

PG. È arrivata una stretta creditizia importante dopo anni di politica monetaria incredibilmente espansiva e di sostegno pubblico che, durante la pandemia, ha garantito liquidità alle aziende.

Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo visto uno scenario difficile, ma i tassi di default sono comunque bassi. Le imprese sono più resilienti e il nostro settore manifatturiero ha sempre dimostrato una buona tenuta.

Poi ricordiamoci che i cicli economici per loro natura cambiano e potremmo vedere un aumento dei flussi di NPL, dopo almeno quattro anni di assoluta calma, ma salvo eventi eccezionali non vedo nuove grandi ondate in arrivo. Anche perché le banche hanno ormai imparato la lezione e gestiscono il credito in maniera proattiva fin dai primi segnali di anomalia.

AG. E come è cambiato, invece, il settore della gestione e del recupero del credito?

PG. Il mercato italiano degli NPL ha creato soggetti e operatori specializzati, che consentono di intervenire anche in maniera preventiva. Queste strutture di intervento precoce creano esternalità positive, perché si salvano più aziende rispetto a prima, anche grazie a soggetti che le finanziano in situazioni di elevato rischio. Questo limita gli spazi e le opportunità sull’NPL “tradizionale”. E, infatti, vediamo due grandi trend: da un lato la concentrazione, con fusioni e acquisizioni, dall’altro la specializzazione.

AG. A proposito di specializzazione: Officine CST si focalizza sui crediti verso la PA. Quello dei pagamenti dei fornitori della Pubblica Amministrazione è un problema storico per il nostro Paese. La situazione sta migliorando?

PG. Il tema resta centrale: ci sono stati dei miglioramenti, sì, ma non uniformi. La fatturazione elettronica ha rappresentato una svolta, semplificando i processi di gestione di questi crediti. Quando le fatture erano cartacee, allineare la contabilità di fornitori e P.A. era una missione ardua. A seguito di investimenti enormi, oggi vediamo un trend di miglioramento, molto lento, dei processi.

Che è però più significativo nel nord Italia, mentre è marginale nel centro sud, specie nei piccoli Comuni. Bisogna tenere presente il tema della liquidità. Come abbiamo visto tra 2020 e 2021 la flessibilità di bilancio ha permesso allo Stato di inviare liquidità anche agli Enti più problematici, smaltendo un po’ del pregresso.

Lo stock di debito commerciale della PA si è ridotto ma è ancora superiore a 50 miliardi. Vedremo se con i vincoli previsti nella nuova legge di Bilancio peggioreranno i tempi di pagamento e si accumulerà debito. La situazione, comunque, non è allarmante.

AG. E per quanto riguarda, invece, il mercato in generale, come evolverà il settore? La scelta resta tra aggregazione e specializzazione?

PG. La industry deve rivedere il proprio dimensionamento rispetto all’attuale mercato. Abbiamo ancora importanti stock passati da gestire, ma in futuro avremo flussi più costanti ma di importo inferiore. E quindi sì, bisogna scegliere tra aggregazione o specializzazione. Il mercato generalista vede molta pressione competitiva e il consolidamento è inevitabile anche tra operatori di dimensioni medio-grandi. Non vedo altra strada se non la ricerca di economie di scala ed efficientamento delle operations.

AG. Quale sarà, invece, l’impatto della nuova normativa europea?

PG. Nel breve periodo, per come è scritta la direttiva, vedo impatti limitati. Con l’esclusione delle cartolarizzazioni, solo un numero ristretto di operatori dovrà richiedere la nuova licenza. Poi qualcuno lo farà per posizionamento e per distinguersi dal competitor. Nel medio e lungo termine, invece, l’orientamento del Regolatore potrebbe fare la differenza.

Se si vuole normare il settore, allora potrebbero arrivare altre misure e potrebbe essere utile portarsi avanti e prepararsi ad adeguare i propri processi operativi. Se il Regolatore proseguisse in questa direzione, e ripeto a oggi la normativa non lo fa, ma se dovesse farlo, allora si alzerà l’asticella competitiva per tutti. I costi minimi di compliance e governance per avere una struttura adatta al nuovo albo della Banca d’Italia non sono compatibili per la grandissima maggioranza delle realtà, specie quelle piccole.

AG. Il mercato secondario potrà gestire lo stock ancora sul mercato?

PG. In assenza di primario, il secondario è una opportunità per gli operatori. In passato il mercato ha visto grandi operazioni eterogenee e questo lascia spazio di efficientamento per gestire alcuni portafogli in modo segmentato, offrendoli a questo o a quel servicer. Quindi sì, sicuramente per i grandi portafogli si potrebbe organizzare meglio le attività di recupero.

AG. Qualche anno fa c’era un forte hype intorno alla blockchain, anche nel mondo NPL. Oggi la tecnologia alla moda è l’intelligenza artificiale: la vedremo applicata anche nella gestione del credito?

PG. Questo settore si presta molto alla digitalizzazione e all’ottimizzazione dei processi: c’è un problema storico di attendibilità dei documenti e, prima ancora, di recupero dei documenti stessi. Per quanto riguarda l’uso dell’AI, beh, dipende. I chatbot sono ormai piuttosto avanzati e per un primo contatto su ticket bassi possono rivelarsi efficienti. La generative AI può fare moltissimo nella redazione di decreti ingiuntivi standardizzati, ad esempio.

Quando invece abbiamo a che fare con Corporate o PA, allora ci vuole un operatore che si sieda al tavolo, capisca la questione nella sua complessità e trovi il modo di risolverla. Quindi possono efficientare le operations, ma poi per i segmenti che non sono small ticket la capacità negoziale e le competenze trasversali di un bravo gestore non sono sostituibili.

 

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di dicembre 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.