È il 22 maggio 2010, sul forum Bitcoin.org viene pubblicato il seguente annuncio: “Pagherò 10.000 bitcoin per un paio di pizze... tipo 2 grandi, così me ne avanza un pò per il giorno successivo. Puoi fare la pizza da solo e portarla a casa mia o ordinarla per me da un punto di consegna, il mio obiettivo è farmi consegnare il cibo in cambio di bitcoin senza ordinarlo o prepararlo da solo”. Firmato: Laszlo.
Risponde a breve Jeremy, che compra dalla pizzeria Papa John’s le pizze e accetta l’accordo scambiando 2 pizze con 10.000 bitcoin. Valore delle due pizze ad oggi, 700 milioni di dollari (milione più, milione meno). Senz’altro le pizze più costose della storia.
Nel frattempo, ne è passata di acqua sotto i ponti. Tra gli ultimi, più rilevanti, avvenimenti, vanno senz’altro annoverati i seguenti:
- il 10 gennaio 2024 sono stati approvati dalla Securities and Exchange Commission (SEC) i primi ETF su bitcoin (oggi ne esistono diversi per un asset under management complessivo di circa 50 miliardi di dollari. Capitalizzazione davvero considerevole e in qualche maniera sorprendente se si confronta, ad esempio, con quella degli ETF su oro e argento… che però sono commercializzati da anni);
- tra il 19 e il 20 aprile 2024 è stato completato il quarto halving di bitcoin (i.e. il processo sulla base del quale, periodicamente, si dimezza la quantità di bitcoin che viene data in ricompensa a chi, validando i blocchi della blockchain, consente il funzionamento della rete stessa – l’evento è di fondamentale importanza perché, riducendo drasticamente l’offerta di bitcoin, a parità di domanda, tende a far salire notevolmente il prezzo della criptovaluta);
- il 30 giugno 2024 è diventato efficace gran parte del Regolamento “Market in Crypto Assets Regulation” (MiCAR). Nel mezzo, un gran parlare (spesso a sproposito) di bitcoin e criptovalute tra sostenitori e cripto-entusiasti da un lato e detrattori e cripto-pessimisti dall’altro. Proviamo, dunque, a fare chiarezza su ambito applicativo e principali contenuti della nuova normativa comunitaria.
Le cripto-attività oggi: la normativa applicabile
La Commissione Europea, con il Regolamento (EU) 2023/1114 (il Regolamento o il MiCAR), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea il 9 giugno 2023, si è posta l’ambizioso obiettivo di creare un quadro armonizzato a livello europeo per le cripto-attività, ponendo attenzione non solo agli aspetti di licenza dei relativi prestatori, ma anche alla puntuale individuazione di regole di condotta e di trasparenza che devono essere soddisfatte nell’offerta al pubblico e nella negoziazione di questi asset.
Il contenuto del Regolamento può essere idealmente suddiviso in tre parti: (i) la prima parte è destinata alla disciplina di obbligo per gli emittenti di cripto-attività di disporre un white paper per le categorie di cripto-attività coperte dal Regolamento; (ii) nella seconda parte, vengono indicati i requisiti di licenza e i requisiti operativi per gli emittenti delle cripto-attività e per i crypto assets service providers; e (iii) nella terza parte, vengono individuate le regole di condotta per gli emittenti delle cripto-attività e per i crypto assets service providers.
Destinatari e ambito applicativo
Il Regolamento si applica alle persone fisiche e giuridiche e ad alcune altre imprese coinvolte nell’emissione, nell’offerta al pubblico e nell’ammissione alla negoziazione delle cripto-attività (intese quali “rappresentazioni digitali di un valore o di un diritto che possono essere trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia a registro distribuito o una tecnologia analoga”) o che prestano servizi connessi alle cripto-attività nell’Unione Europea.
Le cripto-attività che vengono regolamentate dal MiCAR sono diverse.
La definizione armonizzata offerta dal MiCAR raccoglie infatti tre sottocategorie, individuando, per ciascuna di esse, una disciplina ad hoc in ossequio alle loro specifiche caratteristiche (e relative rischiosità). In particolare:
- gli electronic money token (EMT), cripto-attività che tendono a mantenere un valore stabile facendo riferimento al valore di una valuta ufficiale. Per tale loro caratteristica, avranno ragionevolmente una funzione di pagamento e sono considerati una “moneta elettronica” ai sensi della Direttiva 2009/110/CE;
- gli asset-referenced token (ART), cripto-attività che mirano a mantenere un valore stabile facendo riferimento a un altro valore (una commodity come l’oro, un paniere di asset, etc.) o a un diritto o a una combinazione dei due, comprese, se del caso, una o più valute ufficiali; e
- le “cripto-attività diverse dai token collegati ad attività e dai token di moneta elettronica”, tale categoria residuale comprende la maggior parte delle cripto-attività ad oggi scambiate sui mercati e cioè tutte le cripto-attività, se fungibili, trasferibili e con emittente identificato, che non sono espressamente escluse dall’ambito di applicazione del MiCAR e che non rientrano nelle due categorie precedenti. Tra queste, vi sono gli utility token, un tipo di cripto-attività destinato unicamente a fornire l’accesso a un bene o a un servizio prestato dal suo emittente.
Cosa non copre il Regolamento
Come spesso accade, la normativa è importante per ciò che regolamenta ma anche per ciò che espressamente lascia fuori dalla regolamentazione.
Sono infatti escluse dall’ambito di applicazione, inter alia:
- bitcoin, sulla base del presupposto che, trattandosi di asset totalmente decentralizzato e non “emesso” non debba essere regolamentato. Si veda a tale riguardo l’art. 4, co. 3 del Regolamento, che stabilisce la non applicabilità dell’intero Titolo II del Regolamento alla cripto-attività che “viene creata automaticamente come ricompensa per il mantenimento del registro distribuito o la convalida delle operazioni”;
- gli scambi e le attività svolte in maniera totalmente decentralizzata e permissionless (i.e. senza l’intervento o il controllo di un supervisore ma sulla mera base di algoritmi e contratti smart) e cioè tutto ciò che rientra nella cosiddetta finanza decentralizzata o DeFi. A tale riguardo si legga in particolare il “considerando” n. 22 che specifica che “qualora i servizi per le cripto-attività siano prestati in modo completamente decentralizzato senza alcun intermediario, essi non dovrebbero rientrare nell’ambito di applicazione del presente regolamento”;
- le cripto-attività che “sono uniche e non fungibili con altre cripto-attività”. Ci si riferisce al mondo degli NFT;
- gli strumenti finanziari che anche se emessi in forma di asset digitali restano soggetti alla normativa di settore (i.e. Direttiva 2014/65/EU o MiFID II).
In conclusione, la strada verso la completa regolamentazione degli asset digitali è appena iniziata.
Il MiCAR rappresenta senz’altro un primissimo passo (necessario ma non sufficiente) nella direzione giusta anche nel contesto della armonizzazione europea. Altri passi seguiranno (come, ad esempio, la finalizzazione e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento, il cui iter di consultazione si è concluso lo scorso 22 marzo) e, come sempre, tantissimo si costruirà a partire dalle prassi interpretative volte alla gestione delle problematiche pratiche.
Una tra le più interessanti e promettenti, a parere di chi scrive, riguarderà l’inquadramento dei real word assets (i.e. attività del mondo reale tokenizzate e “trasportate” sulla blockchain) ai sensi del MiCAR, che sarà oggetto di un approfondimento nel numero di settembre.
Questo articolo è stato pubblicato sul numero di luglio/agosto 2024 di AziendaBanca ed è eccezionalmente disponibile gratuitamente anche sul sito web. Se vuoi ricevere AziendaBanca, puoi abbonarti nel nostro shop.