Il derisking delle banche italiane ha dato i suoi frutti. Mentre lo stock complessivo di Npe delle banche europee significative aumenta, trainato dal deteriorato in pancia alle banche tedesche e francesi, gli istituti significativi in Italia registrano una riduzione dello stock di Non Performing Exposure di 5,1 miliardi tra il primo trimestre 2023 e giugno 2024.
Sono queste le principali risultanze del “Market Watch Npl” elaborato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis e presentato venerdì 27 settembre a Cernobbio (CO) in occasione della tredicesima edizione del Npl Meeting, l’annuale appuntamento dedicato all’industria del credito deteriorato che è stata intitolata “Step Forward”.
Il mercato italiano
L’Italia si dimostra quindi in controtendenza, rispetto alla media UE, grazie al percorso di derisking intrapreso dalle banche italiane e alle politiche pubbliche di sostegno alle imprese.
Dal 2015 al 2024, l’intero sistema bancario italiano ha quindi fatto segnare una riduzione di circa 290 miliardi di euro di stock, grazie alla collaborazione tra banche e comparto specializzato del credito deteriorato.
I volumi transato di Npe fanno registrare un costante decremento: nel 2024, inoltre, si stima saranno transati circa 24 miliardi di euro di NPL e UtP.
Il mercato resterà vivace nei prossimi anni e per il biennio 2025-2026 si stimano volumi di transato NPL per circa 18 miliardi di euro annui e di circa 5 miliardi di euro di UtP, contribuendo a contenere l’Npe ratio delle banche intorno alla soglia del 3%.
La ripresa nello Stage 2
Inoltre, il migliore stato di salute del mercato bancario italiano rispetto agli altri paesi europei è evidenziato anche dall’andamento dei crediti bancari in Stage 2, con un ratio che passa dall’11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, azzerando il gap con la media europea.
«Siamo chiamati a reagire in uno scenario in cambiamento, lo stock delle banche sistemiche europee è aumentato, come conseguenza del cost of risk che è tornato un po’ a crescere – ha commentato in occasione dell’evento Frederik Geertman, AD di Banca Ifis. In questo scenario, l’Italia è in controtendenza, e per quanto riguarda lo stage 2, crediti in bonis ma caratterizzati da un importante picco di rischio, l’Italia fino a 5 anni fa aveva un gap con l’Europa di 5 punti percentuale che oggi ha azzerato. Di conseguenza, l’incidenza degli stage 2 sul bonis è intorno al 9%, allineato con il resto delle banche».
Stock complessivo e volumi di transato
Per lo stock complessivo di Npe in Italia si stima, tra banche e investitori, una riduzione di circa 71 miliardi di euro dal 2015 al 2024. Calo che toccherà gli 84 miliardi nel 2026, pari a un -23% a livello di sistema, grazie alla attività di gestione degli operatori specializzati.
Ma sempre quest’anno ci si attendono 15 miliardi di euro di flussi di nuovo deteriorato, con un moderato aumento per il 2025 che andrà a diminuire nel forecast 2026.
Con stock di nuovo deteriorato più stabili, anche i volumi di Npe transati saranno minori: il Market Watch di Banca Ifis stima volumi attorno ai 19 miliardi di euro, passando dai 23 miliardi del 2023 e dai 32 miliardi di due anni fa.
In questo contesto, il mercato primario sarà sempre più competitivo e con prezzi in aumento a causa degli inferiori volumi di nuova offerta, mentre ci si aspetta un riassestamento del mercato secondario che sarà trainato da una ottimizzazione dei portafogli in gestione.
L’andamento dei recuperi
L’andamento dei recuperi rispetto ai business plan originari (campione di 35 portafogli cartolarizzati con rating DBRS) è sostanzialmente in linea con il target, con un valore medio del 98,7%, in calo rispetto al 103,7% dello stesso periodo dell’anno precedente.
Negli anni, il mercato ha quindi imparato a gestire le cartolarizzazioni, con o senza garanzia statale, ma emerge un allungamento della curva di rientro: analizzando 46 portargli con rating DBRS e Scope, le variazioni di performance legate all’ultimo periodo di pagamento degli interessi del 2024 mostrano un allungamento di circa 8 mesi su una media di 50 mesi di lavorazione.
Rischiosità a livello geografico
Nel primo trimestre del 2024, il differenziale del deterioramento a livello geografico italiano è ulteriormente virato verso una convergenza.
Il nord Italia presenta un tasso di deterioramento dei prestiti di famiglie e imprese residenti pari all’1%, leggermente inferiore all’1,4% di centro e sud Italia. Meglio rispetto al 2,1% del 2012.
La re-inclusione finanziaria dei debitori
«Banca Ifis, specialty finance per le PMI, vuole portare la S dell’acronimo ESG all’interno della strategia aziendale – annuncia Simona Arduini, Vicepresidente di Banca Ifis e Membro dello steering committee Social Banking NPL. Il progetto ha preso piede già con Kaleidos, ma se la sostenibilità non rientra nella strategia della banca, non impatta nel medio lungo termine sul benessere degli stakeholder.
Quindi, per il futuro, il modello vincente di banca sarà quello che si basa su posizionamento contestuale di valore economico e valore sociale. Siamo sempre stati una banca vicina al territorio e attenta alla sostenibilità, perché abbiamo sempre posto grande attenzione alla figura del debitore. Ma ora abbiamo un piano strutturato di sostenibilità per la re-inclusione finanziaria del debitore.
Puntiamo alla riabilitazione del debitore nel sistema finanziario, perché un debitore che rimane tale diventa un debitore seriale che non riesce a uscire dal debito e cadrà infine in una sacca di povertà. Se invece si riabilitano le persone, allentando la pressione su flussi e scadenze di pagamento, attraverso una personalizzazione dei piani di rientro, in linea con le loro esigenze finanziarie e familiari, è possibile re-includere il debitore.
È previsto anche un percorso di educazione finanziaria e metteremo live a breve delle pillole educative. Inoltre, stiamo progettando di offrire supporto psicologico ai debitori e aiutarli nella ricerca di lavoro, così da risollevare le persone indebitate.
Il nostro programma di azioni prevede anche KPI di sostenibilità sociale nella remunerazione della rete di recupero e un progetto stragiudiziale nel giudiziale, quindi dare ai debitori che sono in piano giudiziale delle finestre di uscita in poco tempo, come saldo e stralcio, o definire un piano di rientro stragiudiziale.
Infine, abbiamo digitalizzato i piani di recupero, con 2 vantaggi, da una parte educare digitalmente il debitore e in più rendere personalizzabile il piano di recupero. Nel portale Pagachiaro, il debitore può allungare o modificare la rata, oppure cambiare l’importo, in autonomia e senza rivolgersi alla rete di recupero».
«Abbiamo voluto portare al centro del dibattito di questo Npl Meeting il tema della sostenibilità, in particolare sociale, evidenziando da un lato il ruolo che l’industria ha svolto per rendere più efficiente il sistema bancario, grazie al contribuito decisivo al processo di derisking a cui abbiamo assistito in questi anni, dall’altro per sottolineare il ruolo chiave nel favorire la reinclusione finanziaria dei clienti-debitori. L’industria ha dimostrato di aver compiuto un passo avanti in questa direzione - per citare il titolo di questa edizione, “Step Forward” – ma adesso occorre fare di più: un ‘salto in lungo’ condividendo e consolidando un’attitudine al recupero improntato al “social banking” che permette di instaurare rapporto di rispetto reciproco con il cliente-debitore. Un salto che richiede uno sforzo collettivo, anche da parte delle istituzioni, per costruire un sistema sempre più sostenibile. Abbiamo bisogno di strumenti giuridici e normativi che ci aiutino a creare condizioni di maggiore efficienza in ottica di recupero sostenibile», ha dichiarato Ernesto Fürstenberg Fassio, Presidente di Banca Ifis.
La personalizzazione, anche su necessità regionali
«Nasciamo per seguire il meridione e i piccoli operatori economici in aree dove il costo del credito è più alto e c’è un alto fallimento di mercato – racconta Francesco Minotti, Amministratore delegato e direttore generale di Mediocredito Centrale. La gestione del credito, sia nella erogazione sia nella fase di non performing, avviene con attenzione, perché esiste un framework di regole ma ognuno deve calare l’operatività sulle caratteristiche del debitore».
Rewards e AI per il recupero crediti
«L’anno scorso abbiamo fatto una indagine per capire quale motivo spinga le persone a non ripagare i propri debiti e la principale motivazione è la mancanza di denaro – sottolinea Tomasz Kurr CEO di Kruk Italia e Presidente di Agecredit. Abbiamo quindi iniziato anche a offrire dei rewards a chi rientra dal debito, per favorire la re-inclusione finanziaria dei debitori, agendo anche su una serie di aspetti collegati alla persona, che prova ansia e depressione quando si trova in posizione debitoria.
La tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale potrà ottimizzare questo mercato, migliorando la capacità di analisi dei dati e andando a creare piani di rientro realmente personalizzati».
Sguardo sugli UtP
«Acquistiamo crediti deteriorati da oltre 25 anni – dichiara Harry Vranjes, CEO di Hoist Finance. Nei paesi nordici un credito viene declassato a deteriorato in poco tempo. Siamo regolati come una banca, quindi dobbiamo seguire i requisiti stringenti di Banca d’Italia.
Quello degli UtP è un mercato da osservare, dato che ormai il credito deteriorato è gestito bene dalle banche, anche internamente. Ma c’è l’esigenza di aggiornare i business plan nelle cartolarizzazioni ed evolvere negli strumenti di monitoraggio di questi crediti».
Il modello italiano, d’esempio per gli altri Paesi
«Oggi gran parte del credito problematico è in mano agli investitori e non più in pancia alle banche, ma gli istituti hanno bisogno di sostegno per migrare verso gli investitori il credito problematico – osserva Manuela Franchi, CEO di DoValue.
Inoltre, guardiamo con interesse al mercato transfrontaliero e ci stiamo adeguando alle nuove richieste della BCE per portare le attività anche in altri Paesi, prendendo il modello italiano da esempio nella gestione del credito deteriorato, grazie a cartolarizzazioni, Gacs, banche, investitori e fondi».
Attenzione al mercato dei mutui residenziali
«Sono molto ottimista sul fatto che la generazione di NPL lato corporate sarà molto bassa – precisa Murari Andrea, CEO di AMCO. È nel mercato del consumer financing, invece, che rischiamo di dovere gestire una nuova bomba a orologeria, in particolare nei mutui residenziali: il problema non è tanto sulla capacità del debitore di onorare il debito ma sull’asset sottostante, che sta perdendo valore per via dell’entrata in vigore delle nuove normative europee.
In Italia sarà un problema nei prossimi anni ed è importante quindi proseguire nei progetti di riqualificazione urbana per portare a regime gli asset immobiliari. Oggi abbiamo 4 miliardi di euro di mutui residenziali NpE nel nostro portafoglio e vogliamo riportarli in bonis il più velocemente possibile.
Inoltre ridurremo il numero di servicer, al momento 18, perché secondo me è più efficace lavorare con meno operatori, più specializzati».
Gli Npe in Europa
Nel primo semestre del 2024, lo stock europeo di Npe è salito a 373 miliardi di euro facendo registrare un aumento di 16 miliardi di euro rispetto al quantitativo registrato all’inizio del 2023.
La variazione positiva degli stock di Npe a livello di area UE è da attribuirsi principalmente all’incremento del deteriorato nelle banche tedesche (+9,4 miliardi di euro) e francesi (+8,8 miliardi di euro).
Nello stesso periodo, le banche significative UE hanno anche fatto registrare un aumento del costo del rischio: questo si è attestato allo 0,57%, nel primo trimestre 2024 e 0,51% nel secondo trimestre, in aumento dal 2023, e sui livelli massimi dalla fine del 2020.
Anche per questi motivi, le banche europee hanno rallentato l’aumento dei prestiti complessivi degli anni scorsi, facendo registrare un aumento dell’Npe ratio che a fine giugno 2024 si attestava all’1,86% dal 1,75% del marzo 2023.