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Longevity Forum: over 65 insoddisfatti nonostante un buon stile di vita

UniCredit Longevity Forum

In Italia più di 4 over 65 su 10 sono in buona o in ottima salute, un dato che porta la speranza di vita complessiva tra le più alte d’Europa. Ma, nonostante questo, gli italiani si sentono insoddisfatti.

Sono i principali dati emersi dalla prima edizione dell’UniCredit Longevity Forum 2025, che ha approfondito tre filoni di ricerca: il Longevity Index (LI), l’Empowered Living Indicator (ELI) e l’osservatorio Stili di Vita e il Tempo Libero.

I primi due indici

Il primo analizza la capacità dei paesi di sostenere una vita più lunga e sana attraverso infrastrutture, sanità e condizioni sociali; il secondo si concentra sul benessere soggettivo, legato a libertà, relazioni e soddisfazione personale.

In alcuni Paesi, come ad esempio in Italia, i risultati divergono sensibilmente tra i due indici: nazioni con sistemi strutturati mostrano livelli di benessere percepito inferiori, mentre altre con infrastrutture meno sviluppate evidenziano una maggiore soddisfazione individuale.

Questo suggerisce che strategie efficaci in tema di longevità devono considerare sia interventi strutturali sia un reale supporto al benessere delle persone, per accompagnarle in percorsi di vita più lunghi, ma anche più significativi.

Il terzo filone di indagine

Un ultimo strumento analizza gli Stili di Vita e il Tempo Libero, esplorando come l’allungamento della vita stia trasformando identità, consumo e progettualità individuale.

Questo filone evidenzia una profonda trasformazione nei comportamenti e nei valori associati all’allungamento della vita.

Le proiezioni mostrano che una vita lunga 100 anni potrebbe includere fino a 274.626 ore di tempo libero, un tempo potenziale da reinvestire in salute, relazioni e progettualità individuale.

Emergono quindi nuove priorità: benessere emotivo, relazioni significative, identità personale e senso di realizzazione.

Si affermano tendenze come: la Joy Renaissance, che promuove esperienze sensoriali, emozionali e relazionali come nuovi motori di benessere e la Petgevity, che riflette una crescente attenzione al ruolo affettivo e rigenerativo degli animali da compagnia nella vita delle persone.

Focus Italia: tra punti di forza e aree di miglioramento

Nel Longevity Index, l’Italia si colloca al 14° posto su 30 paesi analizzati, dimostrando una buona preparazione generale a supportare una vita più lunga e in salute.

La speranza di vita complessiva resta tra le più alte d’Europa, con il 43,1% degli over 65 che si dichiara in buona od ottima salute, un dato superiore alla media europea (39,6%).

Questi dati confermano la presenza di fondamenta solide a livello culturale, alimentare, sanitario e sociale, su cui costruire strategie efficaci per una longevità attiva.

Questi punti di forza però non sono ancora pienamente riconosciuti a livello individuale, come dimostra il valore particolarmente basso dell’Italia (28° posto) nell’ELI (Empowered Living Indicator, un indicatore che analizza aspetti più soggettivi del benessere, come la soddisfazione personale, la libertà e le relazioni sociali).

I dati dell’osservatorio sullo stile di vita e il tempo libero

Per quanto riguarda l’Osservatorio su Stili di Vita e Tempo Libero emerge che solo il 26,7% degli adulti italiani pratica regolarmente attività fisica aerobica, contro una media UE del 44,3%.

Alla nascita i cittadini italiani hanno una speranza di vita sana di 70-74 anni, quasi un anno in meno rispetto ai Paesi nordici più avanzati.

Solo il 29,7% degli italiani tra i 25 e i 64 anni partecipa a programmi di istruzione o formazione continua, rispetto a una media europea del 46,6%.

A livello europeo

I dati parlano chiaro: entro il 2050, la speranza di vita media in Europa aumenterà di 4,5 anni, mentre la speranza di vita in buona salute solo di 2,6, raggiungendo i 67,4 anni, ampliando così un divario già critico tra durata della vita e qualità della stessa.

Guardando oltre il 2050, l’aspettativa di vita potrebbe sfiorare i 100 anni, aggiungendo ulteriori 27,4 anni, pari a circa 240mila ore, di esistenza potenziale. Ma vivere più a lungo non significa necessariamente vivere meglio.

Gli altri enti che hanno partecipato alla ricerca

Alla ricerca hanno partecipato il National Innovation Centre for Ageing (NICA) del Regno Unito e Fidelity International.

«Non si tratta solo di età ma di ambizione– ha commentato Nic Palmarini, Direttore del NICA. Le persone vogliono prolungare sia la durata che la qualità della propria vita, vivendo più a lungo con salute, consapevolezza e libertà di scelta. Per farlo, dobbiamo trasformare i sistemi esistenti in vista di una società della longevità».

«La longevità è uno dei problemi migliori che una società possa avere – ha aggiunto Keith Metters, Presidente di Fidelity International. E il nostro settore ha un ruolo chiave nell’aiutare gli investitori a raggiungere risultati solidi e sostenibili per affrontare una vita più lunga».

«L’economia della longevità non riguarda solo il vivere più a lungo – ha osservato Il Premio Nobel e presidente onorario dell’istituto ISEO, Michael Spence. Si tratta di ripensare interi settori, strategie di investimento e la società nel suo complesso».

«Gli investimenti legati alla longevità – ha spiegato poi il Premio Nobel Robert C. Merton. Dovrebbero includere sistemi economici e sociali più ampi, in grado di permettere agli individui di vivere una vita produttiva e soddisfacente anche negli anni più avanzati».

«Abbiamo bisogno di sistemi dinamici che supportino la capacità di reinventarsi nelle diverse fasi della vita – afferma Annie Coleman, Ambassador dello Stanford Center on Longevity. La pensione non è la fine, è una transizione».